Due le interrogazioni al Senato che oggi hanno chiamato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a rispondere in merito allo scandalo relativo alla scarcerazione del trafficante di esseri umani libico, oltre che torturatore e assassino, Najeem Osema Almasri Habish.
In quella presentata dai dem Zampa e Fina, si chiese a Piantedosi di spiegare l’accaduto, riportato nel testo in questi termini:
“In data 21 gennaio 2025 la Corte d’appello di Roma ha ritenuto l’arresto irrituale in quanto eseguito sulla base della procedura di cui all’articolo 716 del codice di procedura penale, relativo all’estradizione, e, dunque, senza rispettare la più articolata procedura prevista dall’articolo 11 della legge 20 dicembre 2012, n. 237; secondo tale procedura, come interpretata dalla Corte d’appello di Roma sulla base del combinato operare tra gli articoli 2, 4 e 11 della predetta legge, sarebbe stato necessario, ai fini dell’esecuzione della misura, un previo atto del Ministro della giustizia, nella specie difettante; di qui, l’irritualità della mera iniziativa della polizia giudiziaria e, dunque, il pedissequo ordine di scarcerazione dell’arrestato;contestualmente alla pronuncia della Corte d’appello di Roma (e, come ricostruito dalla stampa, già nella tarda mattinata di martedì 21 gennaio) sono state immediatamente avviate le procedure per il rimpatrio di Najeem Osema Almasri Habish; il rimpatrio è avvenuto nel pomeriggio dello stesso giorno a mezzo di un aereo Falcon 900 italiano, partito da Ciampino alla volta di Torino, luogo ove si trovava l’arrestato, e poi definitivamente partito per Tripoli; all’arrivo a Tripoli, come risulta da molteplici documenti video consultabili on line, Najeem Osema Almasri Habish è stato accolto trionfalmente;nelle stesse ore in cui veniva avviato ed eseguito il rimpatrio, e in particolare nel pomeriggio del 21 gennaio, il Ministero della giustizia ha diffuso una nota così formulata: “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012. … Secondo l’articolo 4, comma 1, della legge n. 237 del 2012 “il Ministro della giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la corte d’appello di Roma perché vi dia esecuzione”; ai sensi del successivo articolo 11, comma 1, “quando la richiesta della Corte penale internazionale ha per oggetto la consegna di una persona nei confronti della quale è stato emesso un mandato di arresto ai sensi dell’articolo 58 dello statuto ovvero una sentenza di condanna a pena detentiva, il procuratore generale presso la corte d’appello di Roma, ricevuti gli atti, chiede alla medesima corte d’appello l’applicazione della misura della custodia cautelare nei confronti della persona della quale è richiesta la consegna.Anche prescindendo da ogni valutazione di carattere tecnico-giuridico in merito alla decisione assunta dalla Corte d’appello di Roma, destano sconcerto e grave preoccupazione le decisioni successive ad essa.In particolare, mentre le vicende che hanno condotto alla scarcerazione rientrano nelle competenze del Ministero della giustizia, la decisione di procedere immediatamente al rimpatrio dell’arrestato rientra nelle competenze del Ministro in indirizzo: tale decisione ha definitivamente vanificato ogni possibilità di rispettare e dare esecuzione a quanto richiesto dalla Corte penale internazionale; e destano altresì sconcerto, se confermate, le modalità con cui il rimpatrio è avvenuto;Appare in particolare gravissimo, per la serietà delle accuse e per la rilevanza dell’obbligo internazionale, gravante sull’Italia, di dare esecuzione alle richieste della Corte penale internazionale, che non si sia ritenuto di trattenere in ogni caso Najeem Osema Almasri Habish in Italia, onde favorirne la successiva consegna alla Corte nel rispetto delle procedure all’uopo previste; tutto al contrario, fermo restando il doveroso rispetto dell’ordine di scarcerazione, si è ritenuto di favorirne, agevolarne e, ciò che è peggio, direttamente determinarne il rientro in Libia, così definitivamente sottraendolo alla giustizia internazionale”.
Così, in Aula, la senatrice Zampa ha introdotto la sua richiesta di chiarimenti:Â
“La vicenda Almasri è di una gravità inaudita. È una vicenda che ha ferito la dignità e l’onore di questo Paese e ha colpito e ferito l’opinione pubblica, che non dimenticherà le festanti urla di gioia per il rientro a Tripoli di un torturatore, né dimenticherà gli sberleffi riservati agli italiani che in questo momento circolano sui social. La cronologia dei fatti, che è stata già richiamata, parla da sola e ci pone davvero di fronte a una certezza, perché tra il sabato in cui la Corte penale internazionale ha emesso il mandato e martedì mattina sono successe cose che vengono negate e tenute evidentemente nascoste. Non siamo infatti di fronte a un errore procedurale; se anche ci fosse stato, questo errore procedurale poteva essere corretto in poche ore. Non si tratta di un errore nel mandato di arresto, ma di una decisione politica compiuta dal Governo ai suoi vertici più alti: non c’è l’ombra di un dubbio.Oggi la Corte penale internazionale, che nasce – guardi il paradosso – con il cosiddetto Statuto di Roma (quindi porta il nome di Roma), ci chiede di spiegare perché un criminale, imputato di torture, stupri e violenze, è stato rimesso in libertà .Noi le chiediamo, signor Ministro, di spiegare in particolare un punto che, secondo me, è quello a cui non è stata data mai alcuna risposta e che ci fa capire che viene nascosta la verità : non è stato semplicemente scarcerato ma è stato riportato a casa con un aereo di Stato. (Applausi). Questo aereo di Stato era pronto alle 11,45 del mattino sulle piste di Ciampino; è partito alla volta di Torino e da lì è andato a Tripoli. Questo è il punto che dimostra che non c’entrano gli errori procedurali. Si poteva scarcerarlo se si fosse davvero stati in presenza di un errore, ma evidentemente lo si poteva tenere a disposizione, in libertà vigilata, e in poche ore si poteva porre rimedio a questo. Questo dovete spiegare oggi.La caccia ai trafficanti di uomini nel globo terraqueo (Applausi), di cui ci aveva parlato la presidente del Consiglio Meloni, evidentemente non contempla che sia praticabile in Italia? Questo davvero ci colpisce. O vogliamo immaginare che Torino sia fuori dal globo terraqueo? Quanta vergogna, signor Ministro. È una vergogna profondissima vedere la parte certo non … del popolo libico festeggiare oggi, sbeffeggiando l’Italia”.
Questa è stata l’assurda risposta di Piantedosi, che evidentemente non conosce né il senso del ridicolo e neppure quello della vergogna, arrivando ad umiliare se stesso (poca roba), ma quel che è peggio la carica che ricopre:
“Sulla ricostruzione dei fatti che hanno portato all’espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish richiamo quanto appena riferito in risposta ad altre interrogazioni sul medesimo episodio. A seguito della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte penale internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato, ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del testo unico in materia di immigrazione. Il provvedimento è stato notificato all’interessato al momento della scarcerazione e nella serata del 21 gennaio, come ho detto, ha lasciato il territorio nazionale.Evidenzio che l’espulsione, che la legge attribuisce al Ministro dell’interno, è stata individuata quale misura in quel momento più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso, a salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico, che il Governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente a ogni profilo di tutela dell’interesse nazionale.Per ogni ulteriore approfondimento, come ho già detto, il Governo riferirà quanto prima al Parlamento in modo più circostanziato”.
Questa la dovutamente ironica replica dell’altro firmatario dell’interrogazione, il senatore Fina:
“Signor Ministro, vorrei fare un omaggio alla presidente Giorgia Meloni, naturalmente quando torna dalla sua ricerca degli scafisti lungo tutto il globo terracqueo, come ha detto la senatrice Zampa, per riaccompagnarli tutti comodamente a casa.L’omaggio è questa edizione del libro «Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino», un capolavoro della nostra letteratura. Si ricorderà , signor Ministro, che a un certo punto Pinocchio, derubato dal gatto e la volpe, va in tribunale, dove trova un giudice (che in quel caso è un gorilla), cui dice che è stato derubato e, per questo, il giudice lo fa arrestare. Poi, dopo quattro mesi, c’è una scarcerazione per giubilo e lui si deve dichiarare malandrino perché il giudice lo liberi.La presidente Meloni si è attenuta esattamente a questo paradosso: la faccia truce quando ci sono di fronte disperati e innocenti che arrivano magari con mezzi di fortuna, bambini maltrattati, donne stuprate e uomini torturati; chi invece è accusato di stupri, torture, abusi e omicidi è riaccompagnato comodamente a casa con un volo di Stato, magari con un caffè e una maglietta omaggio della Juve.Alla fine, il punto è che il re è nudo. Il vostro è un sovranismo fru fru, figlio illegittimo di un nazionalismo di carta.La questione è molto delicata e anche il Ministro ha detto che riferirà alcuni dettagli in altra sede, ma gli errori procedurali e anche la giustificazione che qualcun altro ha fatto altro (anche questo è tipico di questo Governo) è non un esimente, ma un’aggravante.Noi vogliamo la risposta della presidente Meloni. Intendo non una risposta alla Corte penale internazionale (che già abbiamo capito essere delegittimata anche dal ministro Tajani, in pieno stile Trump), ma una risposta all’Italia, che è un grande Paese che ha difeso e difende i suoi cittadini, forgiati nella lotta alla mafia e al terrorismo, lasciando sul campo poliziotti …politici, sindacalisti.Questo grande Paese non merita il ridicolo, perché il ridicolo ci espone al pericolo. Noi vogliamo che questo Paese non sia visto da tutti coloro che hanno guardato i video del rilascio di questo criminale come un Paese ridicolo, guidato da un Governo, per stare alla metafora collodiana, di gorilla”.
Applausi!
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