Everest, la guerra degli elicotteri. 6.000 voli all’anno sono troppi

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Da anni, chi percorre la valle del Khumbu in direzione del campo-base dell’Everest viene accompagnato dal rumore degli elicotteri in volo. Dall’aeroporto di Lukla, collegato ogni giorno da decine di voli a Kathmandu, molti mezzi proseguono verso Namche Bazar, l’ex-aeroporto di Syangboche e i 5350 metri del campo-base.

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Molti elicotteri, tra aprile e maggio, raggiungono il campo-base per trasportare alpinisti, Sherpa e rifornimenti. Qualcuno vola per recuperare escursionisti e alpinisti colpiti dal mal di montagna. Altri effettuano voli turistici, e portano i loro passeggeri sulla verticale del campo-base, per ammirare nel modo migliore la seraccata del Khumbu e la cima più alta della Terra.

Una parte degli elicotteri, al ritorno, atterra a 5400 metri di quota, per consentire ai passeggeri di sgranchirsi le gambe e fotografare ancora meglio uno dei paesaggi più spettacolari del mondo. Per chi sale a piedi da Gorak Shep ai 5600 metri del Kala Pattar, per ammirare nel modo migliore l’Everest, il rombo è difficile da sopportare.

Da qualche anno, molti dei trekker più facoltosi che visitano questa magnifica valle percorrono il sentiero che inizia da Lukla solamente in salita, e ripartono in elicottero da Gorak Shep, Lobuche e Pheriche, risparmiando qualche giorno di cammino.

Un sistema che riduce il lavoro per le guide, per i portatori e per i lodge. Se i 5000 metri di quota dell’arrivo non consigliassero vivamente di acclimatarsi, molti farebbero lo stesso giro in senso inverso, salendo in volo e tornando a valle a piedi.

Nei giorni scorsi, sulle piazzole di atterraggio di Pangboche, Dingboche, Pheriche, Lobuche, Gorak Shep e Chukhung (non a Namche che è un centro abitato tutto l’anno) sono comparsi pali, ometti di pietra e le Lung-ta, le bandiere di preghiera che sventolano ovunque nelle valli abitate da Buddhisti.

Lo scopo è di impedire l’atterraggio degli elicotteri. Il gesto è stato rivendicato dai soci dell’Ama Dablam Youth Club di Pangboche. “Manterremo gli ostacoli finché le autorità e il Parco Nazionale Sagarmatha non ci chiederanno di toglierli” hanno spiegato i soci del Club sui social.

Informiamo le compagnie di elicotteri che, se troveranno ostacoli in questi posti per aver tentato di volare contro le regole, né noi né i residenti della zona potremo essere considerati responsabili” prosegue il comunicato. Si racconta che qualche pilota, dopo essere atterrato nei villaggi, sia stato minacciato da gruppi di giovani del posto.

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Non c’è solo la protesta della gente. Dall’1 gennaio 2025, i voli panoramici e turistici nella zona sono stati vietati dal Parco Nazionale Sagarmatha. Sono stati proibiti anche i voli per trasportare carichi oltre i 4000 metri di Pangboche, mentre non ci saranno limitazioni per i voli di soccorso.

Abbiamo preso questa decisione impopolare per tutelare la fauna” ha spiegato Sushma Rana, responsabile della conservazione ambientale del Parco. “I goral, una delle specie di antilopi più rare, si gettano nel vuoto per la paura quando gli elicotteri volano troppo bassi”. Secondo il funzionario, in primavera e in autunno, sul Parco si contano fino a 6.000 voli di elicotteri. La Civil Aviation Authority of Nepal, l’equivalente del nostro ENAC, ha fatto notare più volte di non poter controllare il traffico. A far rispettare il divieto dovrebbe essere l’Esercito nepalese.

Le proteste delle compagnie di elicotteri sono iniziate già a dicembre. “Il divieto è una decisione strana, che darà un duro colpo alla componente più ricca del turismo. Il volo panoramico sull’Everest attira gente da tutto il mondo”,  ha dichiarato al Kathmandu Post Anil Manandhar, manager della Shree Airlines, una delle compagnie più importanti.

Nonostante l’inquinamento e il rumore, gli elicotteri hanno un ruolo cruciale nel Khumbu”, ha aggiunto Pemba Sherpa, fondatore della 8K Expeditions, una delle più importanti agenzie che organizzano spedizioni commerciali. “Salvano molte vite con le evacuazioni, e sono il mezzo migliore per trasportare beni e passeggeri”. Lo stesso Pemba, secondo il sito ExplorersWeb, ha suggerito agli operatori specializzati di ridurre le tariffe per i residenti, e di dare loro la priorità se devono essere evacuati.

Il 6 gennaio, dopo la chiusura delle piazzole con pali e bandiere, il Parco Nazionale Sagarmatha ha diffuso un comunicato in cui ricorda l’importanza degli elicotteri. “Le compagnie specializzate potranno continuare a lavorare, finché rispetteranno le leggi, pagheranno le tasse e metteranno la sicurezza al primo posto”.

Angela Benavides, su ExplorersWeb, ricorda che il Parco e gruppi locali come l’Ama Dablam Youth Club hanno già provato più volte, in passato, a limitare drasticamente i voli, ma non ci sono mai riusciti.  “Certo, delle cattive public relations sui danni causati dagli elicotteri alla fauna possono allontanare i turisti che si preoccupano per l’ambiente. Ma la gente del posto e le compagnie di elicotteri hanno bisogno gli uni delle altre, e l’unico modo di risolvere i problemi è negoziare. Ci sono troppi soldi in ballo”.

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Non è facile, per il Governo del Nepal  e per il Sagarmatha National Park, andare contro gli interessi delle agenzie che organizzano le spedizioni commerciali agli “ottomila” e per le compagnie (ce ne sono una dozzina) di elicotteri. Pure, il fastidio causato dal rumore ha già iniziato ad allontanare dai magnifici sentieri del Khumbu gli escursionisti che amano la natura intatta.

Se si parla di turismo esagerato, overtourism, a Barcellona, alle Tre Cime di Lavaredo e a Firenze, è certamente legittimo farlo tra Lukla e l’Everest, ai piedi del Lhotse, dell’Ama Dablam e del Thamserku. Non sappiamo che andrà a finire, ma i goral (e i thar, altrettanto eleganti) non devono più saltare nel vuoto per paura.



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