L’ipotesi di un inceneritore (o “termovalorizzatore”, che dir si voglia) nelle Marche continua a suscitare perplessità e muri. Anzi, il dibattito si fa sempre più acceso, con i primi “no” – tra cui quello dell’amministrazione comunale di Corinaldo – che arrivano dritti dritti alle orecchie della politica regionale. Perché di tante cose si può e si dovrebbe discutere, tranne che di fare passi indietro. Almeno in quelli che dovrebbero essere dei punti fermi nelle politiche ambientali.
E così invece ci si ritrova a parlare di un inceneritore – perché questo è l’impianto di cui si discute la sede – con l’ultimo “no” che arriva da Legambiente. Prima è arrivato quello dell’amministrazione comunale corinaldese che parla di un’ipotesi destinata a rimanere tale proprio perché non sostenuta dalla giunta Aloisi. «Corinaldo e i corinaldesi – sottolinea il primo cittadino – sanno bene cosa significa avere un’area di smaltimento di rifiuti. Oltre 20 anni fa la situazione nell’area san Vincenzo era corrotta e la vita dei residenti era diventata pressoché impossibile. L’intuizione agli inizi del 2000 – di creare un nuovo soggetto pubblico che gestisse l’impianto con il Comune di Corinaldo azionista di maggioranza garantendo un controllo più efficace ed efficiente – ha fatto sì che la situazione cambiasse nel giro di breve tempo e la “famosa” discarica di Corinaldo fosse presa ad esempio ben oltre i confini regionali. L’idea di modificare il virtuoso equilibrio con l’ipotesi di quel tipo impianto non sarà mai presa in considerazione da questa giunta e faremo valere la nostra posizione ad ogni livello istituzionale». Insomma, non ci si può sbagliare e interpretare male queste parole.
Come se non bastasse, sull’inceneritore per cui sarebbero in bilico Corinaldo e Fano sono arrivati anche i pareri critici dei gruppi consiliari del Movimento 5 Stelle e Partito Democratico in consiglio regionale delle Marche. E, ultimo in ordine di tempo, quello dell’associazione ambientalista è intervenuta nel dibattito regionale per ribadire alcuni concetti fondamentali riguardo la gestione dei rifiuti, in modo da evitare polarizzazioni dannose ai fini del dibattito.
«Prima di concentrarci sul termovalorizzatore, un impianto considerato in penultima posizione in termini di importanza dalla normativa sull’economia circolare – dichiara Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche – dovremmo preoccuparci di quello che sta a monte nella gestione dei rifiuti, perché è evidente che ci mancano alcuni fondamentali importanti, non più derogabili in nome di una differenziata al 72%, soprattutto perché questi numeri non rappresentano il reale riciclo dei rifiuti raccolti, che in realtà sappiamo non arrivare al 50%».
Secondo Legambiente servono soprattutto due cose: una raccolta differenziata maggiormente strutturata ed efficace, come il sistema “porta a porta”, affiancato da una tariffazione puntuale, che andrebbe ad incidere sulla qualità dei rifiuti raccolti; e un’impiantistica a supporto del PaP. Proprio lo sviluppo di questi due fattori farebbe incrementare lo smaltimento sostenibile ed eviterebbe la realizzazione di un termovalorizzatore.
Come implementarli questi fattori? Lo propone la stessa Legambiente. «Sia tra il rifiuto indifferenziato che tra quello differenziato male, ci sono percentuali importanti di rifiuti ancora riciclabili, lo segnala lo stesso Piano dei Rifiuti – prosegue Ciarulli – e allora perché non massimizzare il riciclo di questi materiali prima che destinarne buona parte all’inceneritore? Nei prossimi anni sarà sempre più facile avviare a riciclo frazioni di rifiuti che fino a pochi anni sembravano impossibili da riciclare e già oggi è possibile riciclarne molti, dai prodotti assorbenti per la persona ai vestiti fino ai rifiuti elettrici ed elettronici. In questo modo, svilupperemmo un vero modello di economia circolare che potrebbe permetterci anche di aiutare l’economia locale, tra impianti di riciclo diffusi nella Regione e materia prima seconda commercializzabile. Solo una volta fatto tutto questo necessario lavoro, dobbiamo discutere di recupero energetico o smaltimento, che sono e dovranno diventare sempre di più soluzioni residuali e non centrali nella gestione dei rifiuti».
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