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Questa la cifra data ai privati per i danni causati dal maltempo in Emilia-Romagna nella primavera dell’anno scorso. Le risorse a disposizione ammontano a 1,3 miliardi. Non si tratta dei soldi per ripristinare le opere pubbliche ma di aiuti a cittadini e aziende, che fanno i conti con procedure complesse e intoppi burocratici
Sono poco più di 30 i milioni assegnati a famiglie e imprese dell’Emilia-Romagna come risarcimento per i danni subiti a causa delle alluvioni di un anno e mezzo fa. Una parte molto piccola rispetto agli 1,3 miliardi stanziati per questo tipo di rimborsi. Parliamo dei soldi per la cosiddetta ricostruzione dei privati, non di quelli messi a disposizione per ponti, strade ed edifici pubblici: quello è un altro capitolo.
Nel dettaglio, finora 21,8 milioni sono andati alle famiglie e il resto alle imprese. Si tratta di quattrini per restaurare – ad esempio – una casa o rimettere in sesto una fabbrica colpita dalle piogge e delle inondazioni della primavera del 2023. Ciascun indennizzo può arrivare a 20mila euro per una famiglia e 40mila per un’impresa.
La struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo (nominato dal governo per gestire la ricostruzione), fa sapere che al 18 settembre sono state presentate 1.994 domande d’indennizzo. Di queste: 1.047 sono state promosse, 947 sono sotto esame, mentre altre 1.575 sono in fase di compilazione. In pratica, tante istanze sono nel pieno dell’iter burocratico.
L’iter per ottenere il rimborso
La piattaforma online per avviare la procedura è partita nell’autunno dell’anno scorso, i rimborsi ad aprile del 2024. Si tratta di un percorso complesso, perché per ottenere il via libera sono necessarie una serie di verifiche da parte del Comune, della Regione e di altri uffici pubblici. Inoltre, prima di inviare la domanda, è necessario che il danno sia certificato.
Caccia al perito
Trovare un perito, che si prenda la responsabilità che quanto detto sia vero, pare sia l’ostacolo più grande. Raccontano gli imprenditori delle località colpite che è un po’ come accaduto per il Superbonus edilizio: c’è il timore che con gli accertamenti si finisca per essere accusati di truffa. Così a sedici mesi da quelle alluvioni, la maggior parte dei fondi è ancora nei cassetti ed è ipotizzabile che in molti non li chiederanno.
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