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Le esportazioni italiane vanno sempre meglio e sono in crescita da anni. Funziona il lavoro di valorizzazione del Made in Italy nel mondo, ma funziona soprattutto una politica industriale volta alla produzione. Dal Sud arriva la spinta più forte, la crescita delle esportazioni è merito proprio del Meridione: “Il Mezzogiorno ha dato la spinta decisiva all’export” ha detto all’assemblea generale di Confindustria, e da lì è partito lo slancio per superare il Giappone nella classifica mondiale delle esportazioni e per raggiungere la quarta posizione. Anche da Oltralpe arrivano queste conferme: è il francese Le Figaro, ieri, ad aver lanciato la notizia.
Unica a resistere alla Cina
In un lungo articolo, il quotidiano francese (che certamente non è uno di quelli spostato a destra) ha descritto la strategia italiana e ha spiegato “come l’Italia è diventata campione dell’export”. La nostra Nazione, in un periodo di stagnazione globale, riesce a stupire il quotidiano francese, essendo l’unica, “di fronte al rullo compressore cinese, a mantenere la propria competitività nel lungo periodo”. L’Italia, in questi ultimi anni, è riuscita in primis a liberarsi dall’assoggettamento delle altre potenze economiche: “I grandi fornitori dell’industria tedesca, dei produttori di attrezzature per autoveicoli e dell’industria meccanica del Nord Italia soffrono oggi della disgregazione del settore a nord delle Alpi. Ma questa depressione economica maschera una nuova realtà: il legame con la Germania è diventato meno vitale, è in atto una de correlazione”. L’Italia si è infatti aperta a nuovi mercati, guarda con interesse agli Stati Uniti, “prossimi a diventarne la prima destinazione”.
Dati alla mano
Negli ultimi anni, secondo Le Figaro, “le imprese italiane hanno dimostrato una sorprendente resilienza”. E nel sostenere questa tesi, il quotidiano francese lo fa con cognizione di causa, dati alla mano: secondo l’OMC, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, le esportazioni italiane “sono state particolarmente dinamiche, aumentando del 48% tra il 2016 e il 2023, rispetto al solo 28% della Francia e al 27% della Germania. E i surplus manifatturieri dell’Italia sono sempre più consistenti, raggiungendo i 116 miliardi di euro nel 2022”. Risultati straordinari: “Con il 5% dell’export mondiale”, l’Italia “è passata dal settimo posto di dieci anni fa al quarto, dietro a Cina, Stati Uniti e Germania. In dieci anni ha quindi superato la Francia, la Corea del Sud e, negli ultimi mesi, anche il Giappone”. E nel frattempo la quota di mercato dei competitori si è ristretta.
La divisione in distretti
I settori più convincenti sono la moda (“85 miliardi di esportazioni, di cui 32 miliardi di surplus”), materiali da costruzione e prodotti alimentari e vino, con il probabile atteso ritorno al primo posto, a scapito dei francesi, nella produzione di vino. Poi metalli, macchinari, imbarcazioni e medicinali. Bene anche la cibernetica. La forza italiana è data dalla sua conformazione industriale, divisa in imprese piccole e medie: “La sua organizzazione industriale in “distretti”, questi raggruppamenti geografici specializzati per settori che raccolgono le PMI dei fornitori, con una filiera che rimane locale, le conferisce una preziosa forza d’urto locale in un mondo attraversato da conflitti. Il Paese è costellato da una moltitudine di “distretti”, ognuno dei quali genera miliardi di euro di surplus commerciale”. In questo modo, con investimenti e capacità di lavoratori e imprenditori, l’Italia sta tornando grande nel mondo.
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