Indirizzata all’amico ed editore Ehrenstein, racconta le difficoltà dovute al blocco dello scrittore con l’aggravarsi delle condizioni di salute. Secondo alcuni studiosi, risale al periodo di cura a Merano nella primavera 1920. Andrà all’asta il 26 giugno per un prezzo stimato fra 80 e 100 mila euro.
All’asta una rara lettera in cui Franz Kafka lamenta il blocco dello scrittore in un periodo di precaria salute fisica. Risalente alla primavera 1920, verosimilmente fra aprile e giugno quando era in cura presso una clinica di Merano, è indirizzata all’amico ed editore austriaco Albert Ehrenstein che gli aveva chiesto un contributo per un giornale espressionista. «Sono tre anni che non scrivo nulla, quello che viene pubblicato ora è roba vecchia», sostiene Kafka nell’epistola. «Non ho nessun altro lavoro, né ho iniziato nulla». Secondo alcuni studiosi, coinciderebbe con la diagnosi di tubercolosi che lo avrebbe condotto alla morte il 3 giugno 1924. Sarà messa in vendita da Sotheby’s a Londra il 26 giugno per un prezzo stimato fra 70 e 90 mila sterline (circa 80-100 mila euro) e si trova ancora nella busta originale in cui venne spedita.
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La lettera rappresenta uno dei rari riferimenti di Franz Kafka alle sue opere
La lettera, che non presenta alcuna data, costituisce probabilmente una risposta di Franz Kafka al suo amico Ehrenstein che gli aveva chiesto un contributo a Die Gefährten (I compagni), un giornale letterario espressionista che stava curando a inizio Novecento. L’autore boemo aveva pubblicato da poco un nuovo lavoro, forse la raccolta di racconti Ein Landarzt edita in italiano con il titolo Un medico di campagna, composta nel 1917 e pubblicata soltanto due anni dopo. Tuttavia, da troppo tempo non riusciva a lavorare su nuovi progetti per via del peggioramento delle sue condizioni di salute. «Quando le preoccupazioni sono penetrate in un certo stato dell’esistenza, la scrittura e il lamento ovviamente cessano», ha scritto Kafka infatti nella missiva.
Gabriel Heaton, specialista di manoscritti per Sotheby’s, ha sottolineato come si tratti di uno dei rarissimi riferimenti epistolari di Kafka al suo lavoro letterario. «Non è consueto», ha spiegato al Guardian. «Sentirlo parlare del blocco dello scrittore è particolarmente toccante e significativo». Non si tratta tuttavia del primo e unico rimando dell’autore boemo alle difficoltà nel comporre nuovi testi. Già nei suoi diari del 1915 infatti aveva fatto riferimento alla «fine della scrittura» oppure a un «arresto completo e tormenti senza fine». Tuttavia, nonostante il tono malinconico della lettera, lo scrittore de Il processo e Le metamorfosi intraprese proprio in quel periodo una relazione con la giornalista ceca Milena Pollaková-Jesenská, che aveva appena tradotto la sua opera Der Heizer (Il fuochista) e che avrebbe svolto un ruolo cruciale per la realizzazione degli ultimi grandi capolavori, tra cui Il castello.
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