Corsa agli investimenti in Puglia, con le agevolazioni della Regione. L’assessore Delli Noci: Grande risposta del territorio #adessonews

Quali e quanti sono i progetti già candidati al cofinanziamento regionale? E quanto valgono? Ne parliamo con l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, che scopre le carte e per la prima volta espone il quadro a distanza di otto mesi dalla pubblicazione dei primi bandi.

Assessore Delli Noci, qual è la risposta delle aziende ai bandi della nuova programmazione 2021-2027?
«La risposta del territorio è più che ricettiva e ciò è confermato dalla presentazione di 862 progetti imprenditoriali che prevedono investimenti per circa un miliardo di euro».

Come si spiega questo boom?
«Credo che possa essere riferito alla nostra attenzione alle esigenze del tessuto produttivo che, naturalmente, sono cambiate. L’architettura delle nostre misure infatti è stata adeguata al mutato scenario normativo, economico e sociale ed è quindi in grado di accompagnare le imprese a intraprendere il percorso verso la trasformazione digitale, l’internazionalizzazione, la transizione ecologica ed energetica, nonché lo sviluppo delle competenze. Elementi di novità evidentemente attesi dalle imprese. Tant’è che i dati relativi ad alcuni degli strumenti già attivati nella nuova programmazione disvelano differenze incrementali inaspettate e sorprendenti rispetto alla precedente programmazione e riguardano sia gli strumenti rivolti alle imprese più strutturate sia quelli rivolti alle start up».

Quale strumento sta prevalendo sugli altri?
«Particolarmente performante si sta rivelando il Pia (Programmi Integrati di Agevolazione), che è rivolto a tutte le Pmi, dalle startup alle medie imprese, purché disposte ad innovare e a delineare un percorso di crescita in grado di affrontare le tematiche della digitalizzazione, dell’internazionalizzazione, della transizione energetica, della transizione ecologica e della qualificazione delle competenze anche attraverso l’affiancamento di figure manageriali».

Potrebbe dimostrarlo con i numeri?
«La misura, vigente da febbraio, registra investimenti due volte e mezzo superiori a quelli proposti nel medesimo periodo del ciclo 2014-2020, passando da 39 istanze alle attuali 98, con 103 imprese, di cui 28 con sede legale fuori dalla Puglia; persino quintuplicata è la portata degli investimenti proposti, passati da 138 a 600 milioni di euro. Di non poco conto è, poi, l’impatto sociale, misurabile dall’impegno occupazionale: che nel ciclo precedente prevedeva poco più di 200 neo-assunti, che oggi sono diventate 600. Il 76% delle iniziative è localizzato tra le province di Bari e Lecce. I settori merceologici interessati sono Ict, smart manufacturing, commercio, industria alimentare, logistica ed health care».

E con i Contratti di programma, la soglia dei 130 milioni di euro dello scorso ciclo è stata superata?
«Certo, e non a caso. Da questa programmazione c’è un’importante novità: i CdP dedicati alle grandi imprese devono obbligatoriamente coinvolgere startup e Pmi. La misura ha già generato nei primi 9 mesi 14 progetti, coinvolgendo 39 imprese, di cui 13 con sede legale fuori dalla Puglia. Sono stati promossi investimenti per oltre 200 milioni di euro, nei comparti più strategici e innovativi della ricerca, dell’innovazione e anche dello sviluppo delle competenze delle risorse aziendali. Nello stesso arco temporale della precedente programmazione, i CdP erano 11, le imprese coinvolte 17 e gli investimenti ammontavano a 131 milioni di euro, con un impegno occupazionale di 195 unità, rispetto alle attuali 400. Il 90% delle iniziative è localizzato tra le province di Bari e Lecce. E, in questo caso, sono Ict, smart manufacturing e aerospazio a fare la differenza».

Non ha ancora citato il turismo. C’è poca domanda?
«Tutt’altro. Alcune delle nostre misure puntano sullo sviluppo turistico dei territori, relativo non solo al recupero di strutture storiche di pregio, parte integrante della nostra storia e della nostra tradizione, ma anche alla destinazione che è, appunto, alberghiera ed extra alberghiera. Recuperare luoghi storici e offrire un’esperienza di qualità a chi visita la Puglia ci permette di qualificare l’offerta della destinazione, di renderci più competitivi e di rinnovare l’immagine dei centri storici. Le nostre misure stanno sostenendo numerosi progetti rivolti al turismo culturale, ma anche progetti importanti di riqualificazione di strutture ricettive congressuali. Lecce, per esempio, è meta di turismo congressuale, ma potrebbe esserlo in maniera più strutturale se vi fossero centri più adatti. E gli investimenti sull’Hotel President prima e sull’Hotel Tiziano poi – è stata presentata un’istanza di investimento per 30 milioni di euro – puntano ora proprio su questo aspetto».

Quanti progetti sono stati presentati fin qui col Pia Turismo e quanto pesano?
«In tutto 3 e tutti localizzati in provincia di Lecce, per complessivi di 48 milioni di euro: dunque 4 volte superiori a quelli del precedente ciclo. E molto bene evolve anche il Minipia Turismo, concepito per proposte di investimento fino a 5 milioni di euro e, da questo ciclo, per almeno 5 camere. In piattaforma, risultano 55 istanze, che sviluppano investimenti per 86 milioni di euro, allo stato attuale in valutazione negli istituti bancari. Anche in questo caso, si registra un innalzamento dell’investimento medio, che si attesta a circa 1,6 milioni di euro contro i 400mila euro della precedente programmazione. Sono risultati che ci inorgogliscono e spingono a fare sempre meglio».