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I 250mila euro, la metà esatta di una vincita al Gratta e vinci sotto sequestro dal marzo del 2009, dovranno andare ad una donna di 35 anni di Latina. Aveva reclamato il piccolo «tesoretto» dopo la denuncia nei confronti di un’ex amica con la quale aveva tentato insieme la fortuna. Avevano vinto mezzo milione di euro e lei voleva l’esatta metà , visto che gli altri 250mila euro erano andati all’altra ragazza.
La storia è stata piena di colpi di scena. Il processo penale è finito con un non doversi procedere in merito al reato di appropriazione indebita. E’ rimasto quello in sede civile. I giudici della quinta sezione della Corte d’Appello di Roma nei giorni scorsi hanno dato ragione alla ricorrente. Accolto il ricorso presentato dagli avvocati Giugliano, Scarchilli, Maggiore.
La storia è un lungo braccio di ferro finito in Tribunale e in tutti i gradi di giudizio. Materia del processo la vincita: mezzo milione di euro, un colpo di fortuna, arrivato all’improvviso con una schedina acquistata in una tabaccheria in pieno centro nel capoluogo pontino il 9 marzo del 2009, in via Filzi.
Quel giorno – prima di comprare il biglietto e di grattare – ci sarebbe stato un accordo: «Steccamo», una frase emblematica finita nelle carte del processo. I soldi li ha messi l’amica della ricorrente che avrebbe assicurato che in caso di vincita avrebbero diviso. L’altra metà del denaro – dopo la denuncia – era stata sequestrata nell’ambito di una inchiesta della Procura condotta all’epoca dei fatti dal pm Chiara Riva.
Nelle motivazioni della Corte di Cassazione i giudici avevano sottolineato un punto chiave: «In base al Regolamento delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea il pagamento delle vincite delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea è effettuato legittimamente in favore del portatore o presentatori del biglietto vincente. Sulla scorta di questa premessa la circostanza che il biglietto fosse stato pagato con il denaro di A.A. non è risolutiva per individuare il soggetto legittimato a riscuotere la vincita, posto che il biglietto fu acquistato e fu materialmente consegnato nelle mani di S.N. e fu quest’ultima a presentarlo per la verifica della vincita». La Corte d’Appello ha disposto lo sblocco dei 250mila euro che andranno alla ricorrente che quel giorno aveva finito i soldi per giocare come avevano messo in luce i suoi legali. Per il dissequestro sarà presentata un’istanza.
Avverso la decisione della Corte d’Appello può essere presentato il ricorso.
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