Spesso si è parlato dell’impatto negativo del superbonus sui conti pubblici. Un impatto che lentamente, anche per le restrizioni introdotte dal governo, si sta esaurendo. A fare un bilancio degli effetti negativi della detrazione del 110% è un report di Cgia di Mestre, dal quale si evince come, dall’introduzione di questa agevolazione sino al 31 agosto 2024, gli oneri a carico dello Stato sono stati di quasi 123 miliardi di euro. Una spesa utilizzata per efficientare poco meno di 500mila abitazioni, ovvero solo il 4% del parco immobiliare esistente.
Alla data del 31 agosto, gli interventi di riqualificazione realizzati tramite il superbonus hanno riguardato solo il 4,1% degli edifici residenziali presenti nel Paese. Il ricorso più numeroso al 110% è avvenuto in Veneto, con 59.652 asseverazioni depositate (il 5,6% dello stock immobiliare).
Seguono l’Emilia Romagna con 44.438 asseverazioni e un’incidenza del 5,4 per cento, il Trentino Alto Adige con 11.342 interventi e sempre con un tasso del 5,4 per cento, la Lombardia con 78.125 asseverazioni e un’incidenza del 5,2 e la Toscana con 38.532 operazioni e anch’essa con una incidenza del 5,2 per cento.
Fanalino di coda per le regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, ad esempio, hanno interessato solo il 2,9 per cento dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6 per cento e la Sicilia solo il 2,2 per cento
Per quanto riguarda il costo medio di ogni edificio residenziale per le casse dello Stato, la spesa ammonta a 247.819 euro. In Valle D’Aosta la spesa massima con 401.040 euro per immobile, a seguire la Basilicata, la Liguria, la Lombardia e la Campania.
Secondo il report di Cgia Mestre, il superbonus avrebbe favorito solo una quota infima di abitazioni, a fronte di una spesa notevole per le casse dello stato. Inoltre ad essere avvantaggiati sarebbero stati i proprietari di immobili con una buena o elevata capacità di reddito, e non le famiglie meno abbianti.
Un altro aspetto riguarda il contributo che il superbonus darà all’abbattimento delle emissioni inquinanti. Secondo la Banca d’Italia le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni.
Non solo, ci sono alcuni esperti internazionali che sostengono che la riduzione delle emissioni ottenuta con l’applicazione del Superbonus poteva essere maggiore, se si fosse incentivata l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento degli ambienti, la cottura di cibi e la produzione di acqua sanitaria. Insomma, in alternativa al gas-metano, sarebbe consigliabile utilizzare vettori elettrici (come le pompe di calore e le piastre a induzione), che sono significativamente più efficienti delle tecnologie che impiegano fonti fossili3 .
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