Il biologico al centro della sostenibilità

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“L’era del riscaldamento globale è finita, è arrivata l’era dell’ebollizione globale. I leader mondiali devono agire”: sono le preoccupanti parole del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

La produzione di cibo è responsabile di oltre un terzo delle emissioni di gas serra, in gran parte dovute agli allevamenti intensivi, mentre la febbre del Pianeta continua a salire.

Nel 1995, anno della prima conferenza sul clima a Berlino, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera era di 361 ppm (parti per milione).

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A dicembre 2024, chiusa la Cop-28, è arrivata a 427 ppm.
Tutto l’agroalimentare è chiamato a ridurre il suo insostenibile impatto ambientale.

Buone notizie arrivano dai dati del Rapporto Bio Bank 2024 che evidenziano come il valore del mercato bio italiano sia salito a 9,1 miliardi di euro nel 2023: +8,7% sul 2022, +135% in dieci anni.

Salgono anche i consumi domestici, arrivati a 4,2 miliardi: +6,7% sul 2022, un punto in più dell’inflazione annua.

Continua la crescita a due cifre dei consumi fuori casa, pari a 1,3 miliardi di euro: +18,1% sul 2022.

E cresce dell’8%, quindi non più a due cifre, anche l’export, che raggiunge 3,6 miliardi di euro, secondo i dati Nomisma per Osservatorio Sana.

Secondo i dati Fibl-Ifoam, riferiti invece al 2022, il mercato globale dell’agroalimentare biologico ha raggiunto i 135 miliardi di euro, con una crescita dell’8,2% rispetto al 2021 e del 146% negli ultimi 10 anni.

In Europa, invece, passata la spinta salutistica della pandemia, fa capolino per la prima volta una lievissima flessione dei consumi.

Nei 41 Paesi europei rilevati le vendite hanno toccato infatti i 53 miliardi di euro (-2% sul 2021, +121% sul 2013).

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Anche i mercati storici del bio, con un forte consumo interno, devono fare i conti con una domanda in contrazione.

Nel Rapporto Bio Bank 2024 (100 pagine liberamente consultabili), vengono considerate le 3.270 attività bio censite nel 2023, delineate attraverso commenti, analisi e un ricco set di informazioni.

Negozi, e-commerce alimenti, ristoranti, aziende cosmesi, profumerie, e-commerce cosmesi, oltre ad alcune utili pagine finali con il panorama aggiornatissimo delle più autorevoli fonti di dati sul biologico.

Nello scenario europeo è confermato il ruolo trainante del nostro Paese, al primo posto per export e per numero di aziende di trasformazione, ben 23.600 sul totale di circa 92mila, una su quattro.

L’Italia è poi in terza posizione per le vendite al dettaglio sul mercato domestico.

Guardando infine ai dati strutturali è di nuovo al primo posto per numero di produttori agricoli bio, al terzo per le superfici agricole bio, al quinto per la quota di superfici bio sulla Sau totale.

Quota che era al 18,7% nel 2022, contro la media del 10,4% nell’Unione Europea, mentre nel 2023 è già salita al 19,8%.

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I trend di 3.300 attività bio.

“Per la prima volta, si legge nel Rapporto, risulta in flessione il numero totale di attività bio delle sei tipologie monitorate (-5,6% sul 2022).

Flessione analoga anche negli ultimi cinque anni (-5,9% sul 2019).

Il calo del numero di attività bio di retail e ristorazione, in presenza di un giro d’affari bio in crescita del 9,1% sul mercato interno, è il risultato dell’ampia diffusione dei prodotti bio fuori dai canali specializzati, nel segno della multicanalità.

Emblematica la quota della grande distribuzione sulle vendite bio, che in dieci anni è salita dal 40 al 58%, mentre quella dei negozi bio è scesa dal 36 al 23%.

Il turnover negativo delle aziende di cosmesi rivela invece la fatica di un comparto ricco di potenzialità, ma minato dall’assenza di una normativa europea, dall’eccesso di disciplinari privati e dal proliferare del greenwashing.”

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Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano le regioni leader per numero assoluto di attività bio, mentre Trentino-Alto Adige, Marche ed Emilia-Romagna sono in testa per densità di attività.

L’Emilia-Romagna resta l’unica presente in entrambe le classifiche.

Mai come ora – si sottolinea nel Rapporto – il biologico appare necessario, perché indica la direzione di marcia per l’intero comparto agroalimentare, essendo nel cuore dell’economia circolare, centrale nella transizione ecologica, essenziale per mitigare i cambiamenti climatici, in prima linea nella difesa della biodiversità, sostanziale per rigenerare la fertilità del suolo, vitale per la salute della Terra e del genere umano.

Qui il Rapporto: https://issuu.com/biobank/docs/rapporto_bio_bank_2024.



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