Borse 10 gennaio | Wall Strett in rosso contagia l’Europa, pesano le nuove sanzioni Usa sul petrolio russo

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Redazione Economia

Dopo i dati sul mercato del lavoro americano, tra gli investitori si rafforza l’idea che la Fed si prenderà una pausa per il taglio dei tassi. Le nuove sanzioni Usa nei confronti della Russia hanno portato ai rialzi di petrolio e gas

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Le Borse europee chiudono in calo, in linea con l’andamento negativo di Wall Street. Dopo i dati sul mercato del lavoro americano, tra gli investitori si rafforza l’idea che la Fed si prenderà una pausa per il taglio dei tassi d’interesse. Le nuove sanzioni Usa nei confronti della Russia, inoltre, hanno portato ai rialzi di petrolio e gas. Sul fronte valutario il dollaro si rafforza sull’euro e sulla sterlina. 

I listini

Seduta in flessione per Madrid (-1,5%), Londra (-0,86%), con i timori sul debito pubblico e la crescita economica, Parigi (-0,79%) e Francoforte (-0,5%). Chiusura in calo anche a Piazza Affari al termine di una seduta che si era aperta positiva. L’indice Ftse Mib segna un -0,64% a quota 35.090 punti, mentre l’Ftse Italia All Share cede lo 0,67% a quota 37.244 punti. In calo anche l’Ftse Star, che lascia sul terreno l’1,09% a quota 45.150 punti. Qui, l’andamento dei principali indici azionari mondiali in tempo reale.




















































I peggiori (e migliori) di Piazza Affari

A Piazza Affari scivolano Iveco (-7%) e Campari (-4,8%). Il rialzo del prezzo del gas e del petrolio pesa sulle utility e sul settore dell’energia. A2a cede il 3,2%, Hera (-2,2%), Enel e Saipem (-0,9%). Poco mossa Eni (+0,04%). Vendite su Amplifon e Stm (-1,8%). Male Tim (-1,6%) e Nexi (-1,4%). Nel settore dell’automotive, oltre a Iveco, soffre anche Stellantis (-1,1%) e Ferrari (-0,3%). In ordine sparso il lusso dove Moncler sale dello 0,2% e Cucinelli (-0,2%). Nel listino principale brilla Leonardo (+1,4%), in linea con il settore della difesa europeo. Bene le banche, con il settore che guarda alle mosse delle banche centrali sulla politica monetaria. Bene Banco Bpm (+0,7%), sempre alle prese con l’offerta lanciata da Unicredit (-1,3%). Salgono Popolare di Sondrio (+0,6%), Intesa (+0,5%) e Bper (+0,1%). Mps (+0,2%) si attesta sui massimi dall’aumento di capitale del 2022.

Lo spread tra Btp e Bund conclude la giornata in rialzo a 117 punti, con il rendimento del decennale italiano che sale al 3,76%. Qui, l’andamento dello spread in tempo reale

Le commodity

In Europa continuano a correre i titoli di Stato inglesi, sotto il fuoco della speculazione. A Milano bene Leonardo sull’ipotesi di una possibile partnership con Baykar sui droni. In ordine sparso il comparto del credito, negativo il settore dell’automotive e contrastati gli energetici. Per quanto riguarda le materie prime, in rialzo il prezzo del petrolio, sui nuovi massimi da luglio scorso, dopo l’annuncio di nuove sanzioni Usa verso la Russia che appaiono più incisive delle precedenti. Il Brent del mare del Nord, con un balzo del 4%, viene scambiato a 78,8 dollari al barile, mentre il Wti si porta a 75,8 dollari.

Il focus sul mercato del lavoro Usa

Il mercato del lavoro americano corre a gennaio più delle attese, allontanando un nuovo possibile taglio dei tassi da parte della Fed e appesantendo le borse. L’«Azienda America» ha creato in gennaio 256.000 posti di lavoro, ben oltre le attese degli analisti che scommettevano su
quota 165.000
. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%. Complessivamente, gli Stati Uniti hanno hanno creato nel 2024 circa 2,2 milioni di posti, meno dei tre milioni del 2023 ma più dei due milioni del 2019, l’anno prima del Covid. Gli analisti nel gennaio 2024 avevano previsto che sarebbero stati creati lo scorso anno poco più di un milione di posti.

Slitta il taglio dei tassi Fed

I dati confermano il buono stato di salute dell’economia a stelle e strisce e sembrano indicare che la Fed dovrà muoversi con estrema cautela andando avanti. Un taglio dei tassi di interesse alla prossima riunione del 28 e 29 gennaio appare improbabile e a rischio sembrerebbe anche una riduzione del costo del denaro in marzo. «Il mercato del lavoro si è raffreddato nel corso del 2024 e il timore era che si stesse raffreddando troppo rapidamente. Non penso ora che sia una preoccupazione più valida», ha osservato Blerina Uruci, capo economista per gli Stati Uniti a T. Rowe Price.

Le attese sull’inflazione e il rischio tariffario

I verbali della riunione del 17 e 18 dicembre hanno rivelato che la Fed è a proprio agio all’ipotesi di mantenere i tassi fermi nel futuro a breve termine dopo aver tagliato in tutto il costo del denaro di un punto percentuale dallo scorso settembre. «La vera domanda, soprattutto guardando all’amministrazione Trump e ai dazi, è: la Fed ha finito o no di ridurre i tassi?», hanno osservato alcuni analisti spiegando come il tasso di
disoccupazione è vicino a livelli ritenuti sostenibili
dalla banca centrale, ma nuovi rischi si affacciano all’orizzonte. Fra questi l’attesa stretta all’immigrazione di Trump e le tariffe, che rischiano di riaccendere la galoppata dell’inflazione e rallentare l’economia. Incertezze che al momento è difficile quantificare e di fronte alle quali la Fed ha scelto un approccio attendista per vedere cosa accadrà. Sulle prospettive economiche pesano «significative incertezze» e per questo è necessario un approccio cauto, ha detto la presidente della Fed di Boston Susan Collins. «L’economia è in buona salute» e guardando avanti il ritmo dei tagli dei tassi «deve essere paziente, attento e molto dipendente dalle prospettive», le ha fatto eco il presidente della Fed di St Louis Alberto Musalem, in un’intervista al Wall Street Journal.

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10 gennaio 2025 ( modifica il 10 gennaio 2025 | 18:50)

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