Inaugurati i Poti Pictures Studios per realizzare solo film interpretati da attori con disabilità intellettiva o relazionale. A iniziare da «Ollivud», un viaggio alla scoperta della Mecca del cinema americano
Non è Hollywood, ma «Ollivud», dal titolo del lungometraggio cui i protagonisti stanno lavorando. Una piccola Cinecittà, nella periferia più luminosa di Arezzo, in via dei Cappuccini, ai piedi delle colline che circondano la città e dove stamani (venerdì 11 ottobre) sono stati inaugurati i Poti Pictures studios, ovvero degli studi cinematografici a tutti gli effetti ma in cui vengono realizzati solo film interpretati da attori con disabilità intellettiva o relazionale. Ultimo sviluppo di una storia lunga quasi vent’anni, dal 2005 in cui è nata la Poti Pictures, prima casa di produzione sociale al mondo, dedicata interamente a protagonisti con disabilità, fino alla più recente Poti Pictures Academy, una scuola di recitazione in cui vengono formati esclusivamente attori ed attrici con queste caratteristiche.
Una cavalcata entusiasmante, che ha progressivamente visto questa casa di produzione così particolare arrivare nei festival cinematografici di mezzo mondo, partecipare ai Nastri d’Argento e ai Bafta, gli Oscar britannici, lavorando anche a una campagna filmata per conto del Vaticano, nel corso della quale del progetto è venuta a conoscenza una stella del cinema italiano come Claudia Gerini, che si è talmente appassionata da accettare di diventare la madrina della Poti Pictures e dei suoi studios. L’avventura ce la racconta Daniele Bonarini, che del gruppo è il principale animatore nonché il regista per eccellenza. Finora di cortometraggi, ma proprio adesso sta lavorando al primo lungometraggio, il ricordato «Ollivud», storia di un viaggio alla scoperta della Mecca del cinema americano.
«È cominciato tutto quasi per gioco – spiega lui – intorno alla comunità nata nel convento dei Cappuccini, di cui Padre Luigi (un francescano che ad Arezzo era molto amato, morto lo scorso anno, ndr) era la calamita. D’estate abbiamo iniziato a portare questi ragazzi in vacanza sulla montagna di Poti (da cui il nome) che sovrasta Arezzo e lì, per divertimento li facevamo recitare nelle parodie improvvisate di alcuni dei film più noti del momento, tipo Braveheart. Abbiamo scoperto così che per loro era un modo di migliorare la loro situazione personale e la loro relazione col mondo circostante, il cinema come terapia. Poi da cosa nasce cosa…»
E quest’ultima espressione nasconde davvero un mondo. Perchè i primi cortometraggi realizzati vengono inviati in giro per il mondo del cinema e piacciono, tanto che arrivano i primi inviti ai festival, in Italia, in Europa e anche in America: «A me – dice ancora Bonarini – piace pensare in grande. Non amo partecipare ai festival per cinema delle categorie disagiate, voglio esser presente nei festival veri». Si arriva così, nel 2015, alla registrazione a Nizza, della Poti Pictures come prima casa di produzione cinematografica sociale al mondo. Nel 2018 segue la nascita dell’Academy: «Solo negli ultimi tre anni abbiamo formato decine di attori, ventisei dei quali erano presenti all’inaugurazione di stamani degli studios».
Entusiasta Claudia Gerini, che ha inviato un video: «Sono particolarmente orgogliosa per questo evento rivoluzionario. Gli studi saranno un luogo di confronto e sperimentazione per immaginare nuove storie e abbattere le barriere».
Intanto, su Amazon Prime, si trovano già titoli come «Uonted», ovviamente la parodia di «Wanted» e «Fuori copione». Ci sono anche attori che cominciano a farsi conoscere, come Paolo Cristini e Tiziano Barbini, forse il più noto, che con Bonarini, in testa un cappellone da cow-boy, è volato fino in Texas per partecipare a un festival. Fra le attrice emergenti Sara Senesi. Per loro «Ollivud» non è più un sogno proibito.
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