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Il governo Meloni ha rimandato a marzo i termini per il pagamento delle rate della rottamazione quater. Chi ha dei debiti con il Fisco e finora non ha pagato, quindi, avrà altri giorni per mettersi in regola. Ma dal 2016 in poi, tutte le rottamazioni hanno avuto risultati deludenti.

La rottamazione quater lanciata dal governo Meloni ha incassato finora 4,3 miliardi di euro. Un dato che sembra positivo, ma che in realtà è poco più della metà di quanto previsto: il 45% dei pagamenti non è arrivato. Anche per questo, con il decreto Milleproroghe il centrodestra ha deciso di prolungare le scadenze per chi aveva aderito: sia per le prime due rate da pagare (che sono scadute l’anno scorso) sia per la terza (fissata al 28 febbraio) ci sarà tempo fino al 15 marzo per completare i versamenti.

Il problema è che in tutte le rottamazioni effettuate dal 2016 a oggi il risultato è stato sempre lo stesso: più della metà dei soldi non sono mai stati versati. Così, su 64,5 miliardi che avrebbero dovuto entrare nelle casse dello Stato, se ne sono persi ben 38,9: il 60,3%.

Come funziona la rottamazione delle cartelle

La rottamazione permette di saldare i propri debiti con il Fisco, pagando l’importo dovuto ma con forti sconti sulle sanzioni e gli interessi accumulati nel tempo. In base ai numeri comunicati dalla sottosegretaria all’Economia Lucia Albano ed elaborati dal Sole 24 Ore, dal 2016 in poi – quando il governo Renzi avviò la prima rottamazione – lo Stato ha incassato appena il 40% di quanto aveva previsto.

Il motivo è che spesso i contribuenti hanno aderito in grandi numeri (6,7 milioni di persone in tutto), ma poi molti non hanno versato quanto previsto. D’altra parte, chi accede alla rottamazione ha dei vantaggi a prescindere dal pagamento. Ad esempio, gli eventuali fermi e pignoramenti che non erano ancora iniziati vengono sospesi. Così si guadagna tempo, anche se nei mesi successivi poi non si versano le rate concordate con il Fisco.

Come sono andate le rottamazioni dal 2016 a oggi

Andando in ordine, nel 2016 la rottamazione varata dal governo Renzi raccolse 1,5 milioni di adesioni. Avrebbero dovuto arrivare nelle casse pubbliche 17,8 miliardi di euro, e invece se ne raccolsero solo 8,4 miliardi: il 53% in meno. L’anno dopo, il governo Gentiloni ripropose la stessa misura, che ebbe solo 800mila nuove adesioni, e il 67% degli incassi previsti non arrivò mai.

Anche il primo governo Conte, quello di M5s e Lega, lanciò una rottamazione delle cartelle esattoriali. Fu la peggiore in assoluto: ben il 70% delle somme previste non fu pagato. Va detto che, però, questo avvenne nel periodo della pandemia. Dal marzo del 2020 all’agosto del 2021 tutte le attività di riscossione furono fermate, e recuperare dopo fu praticamente impossibile.

Si arriva così alla rottamazione quater del governo Meloni. Finora, come detto, manca ‘solo’ il 45% del dovuto. Ma sembra probabile che questo numero crescerà man mano che le rate da pagare proseguono, e meno persone effettuano i versamenti. In ogni caso, già oggi il bilancio delle rottamazioni è problematico: in poco più di sette anni lo Stato ha riscosso sì 25,6 miliardi di euro, ma dall’altra parte ha rinunciato a quasi 39 miliardi di euro mai versati. .



 

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