Sono stati raccolti attraverso una poco nota tassa sulle bollette energetiche e sono andati per l’82 per cento alle centrali a gas. Ammonta a 18,4 miliardi di euro, infatti, il valore dei contratti assegnati in Italia con il Capacity Market di Terna, dal 2019 al 2024, 15 dei quali sono diventati sussidi alle fonti fossili, quasi tutti destinati alle centrali a gas. Con queste cifre, l’Italia registra la quota maggiore (sul totale del valore dei contratti assegnati) sia per quanto riguarda le fonti fossili in generale (84%), sia per le centrali a gas. Solo 2,2 miliardi di euro sono stati destinati a soluzioni di flessibilità pulita, come lo stoccaggio e gli interconnettori, una cifra sette volte inferiore a quella destinata ai combustibili fossili. A rivelarlo, uno studio di Aurora, commissionato dalla coalizione Beyond Fossil Fuels, di cui fa parte anche ReCommon, che ha approfondito gli impatti del Capacity Market sulle bollette dei cittadini di sei Paesi, ossia Regno Unito, Francia, Italia, Polonia, Irlanda e Belgio. Con questi meccanismi, lo Stato paga un prezzo fisso al fornitore perché garantisca lo stesso volume di elettricità, in ogni momento, anche se non dovesse essere mai richiesto dal mercato. Una capacità disponibile che sarebbe dovuta servire, in una logica di transizione, per coprire i vuoti lasciati dalle rinnovabili, soggette alla presenza di sole e vento e non ancora diffuse in modo così capillare da colmare questo limite. Salutati fin da subito in Italia come un aiutino pubblico (e politico) alle grandi compagnie energetiche, tali si sono rivelati. “L’intenzione di Enipower di richiedere sussidi attraverso il Capacity Market per il suo previsto impianto a gas a Ravenna è del tutto ingiustificabile” commenta Paola Matova, campaigner Energia e Infrastrutture per ReCommon. “I cittadini continuerebbero a sovvenzionarlo attraverso le bollette anche dopo che smetterà di contribuire alla sicurezza energetica”.
Il confronto tra sei Paesi: il 59% va al fossile, il 12% al nucleare (francese) – Nei Paesi europei analizzati dal report il Capacity Market è partito in anni diversi. Nel 2015 nel Regno Unito, nel 2016 in Polonia, nel 2017 in Francia, nel 2018 in Irlanda, l’anno dopo in Italia e nel 2022 nel Belgio. Il report, quindi, somma i valori dei contratti aggiudicati fin dall’avvio in Gran Bretagna. Dal 2015, dunque, sono stati assegnati contratti per un totale di 89,7 miliardi di euro, destinando la maggior parte di questi fondi (il 59%, più di 53 miliardi) agli operatori di impianti di combustibili fossili (in particolare, il 49% per le centrali a gas e l’8% per quelle a carbone), il 12% nucleare, il 7% alle rinnovabili (principalmente all’energia idroelettrica e alle biomasse termiche), il 13% allo stoccaggio. Sul totale di quasi 90 miliardi, quindi, solo poco più di un quinto (il 22%, 20,2 miliardi) è stato riservato a rinnovabili e soluzioni energetiche pulite come lo stoccaggio e i Demand side response (Dsr), programmi di flessibilità energetica che incentivano gli utenti di energia elettrica a modificare il proprio consumo di elettricità, riducendolo durante i periodi di picco della domanda o in risposta a condizioni meteorologiche avverse.
Al gas il 49% delle risorse (in Italia la quota sale all’82%) – Analizzando le quote Paese per Paese, il report racconta a quale fonte energetica sia andata la maggior parte delle risorse: 14 dei 24,3 miliardi assegnati con contratti nel Regno Unito dal 2015 sono andati alle centrali a gas (il 59%), dieci dei 19,2 miliardi assegnati in Francia sono stati destinati al nucleare, 15 dei 18,4 miliardi pagati nelle bollette italiane sono andate alle centrali a gas (e sono compresi i pagamenti per gli impianti esistenti), in Polonia su 19 miliardi, 7 sono andati al gas e 6 alle centrali a carbone, in Irlanda 5 di 7,5 miliardi assegnati sono andati al gas, a cui è stato destinato anche il 73 per cento degli 1,3 miliardi assegnati in Belgio (0,9 miliardi in questo caso dal 2022 al 2024). In totale, quindi, al gas è andata una fetta del 49% dei quasi 90 miliardi (43,6 miliardi di euro) con le percentuali maggiori – tra i quattro Paesi con più contratti – registrate proprio dall’Italia (82%) e dal Regno Unito (il 59%).
In Italia si sovvenzioneranno le centrali a gas almeno fino al 2035 – In Italia, il Capacity Market ha approvvigionato 7,5 GW di nuova capacità a gas, con impianti idonei a ricevere contratti della durata fino a 15 anni. “Questo significa – spiega il report – che i contribuenti italiani continueranno a sovvenzionare questi impianti ben oltre il 2035”. Entro quell’anno, il Paese si è impegnato a decarbonizzare il settore energetico. “Con un eccesso di capacità installata a gas e alcune delle bollette più alte in Europa, ulteriori sussidi per il gas servirebbero solo a riempire le tasche degli inquinatori a scapito dei contribuenti e del clima” commenta Paola Matova. Secondo Juliet Phillips, campiagner energia per Beyond Fossil Fuels “i pagamenti del mercato della capacità agli operatori delle centrali a gas rappresentano un doppio colpo per le famiglie”. E aggiunge: “Non solo aggiungono miliardi di euro direttamente alle bollette per sovvenzionare le centrali fossili a scapito delle opzioni di flessibilità pulita, ma mantengono anche i paesi intrappolati nei mercati volatili dei combustibili fossili”.
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