Matilde Gioli, il nuovo film con Asia Argento e l’ansia da derby: “L’Inter? Traumatizzata dalla Supercoppa”

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ROMA – Ansia e dintorni. Amore e dintorni. Amicizia e dintorni. “Fatti vedere” è tutto questo, temi importanti e trascrizione leggera, in una commedia delicata su note fragilità (l’ansia) proprie di questi tempi, sui dubbi esistenziali (e sull’amore) e sulle ancore di salvezza (l’amicizia). Il film, in sala dal 6 febbraio, con Matilde Gioli, Asia Argento, Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon, regia di Tiziano Russo, soggetto e sceneggiatura di Roberto Proia (con Giulio Carrieri), è stato presentato trasformandosi in una confessione corale di quello che si è dietro alle maschere, una seduta condivisa senza psicoterapeuta.

 

La storia

L’amore perduto senza una ragione, con un misero “mi dispiace” su un bigliettino, diventa la metafora di un mondo connesso a tutto ma sconnesso dalla realtà, che si scopre incapace di comunicare sentimenti ed essere veri con se stessi prima che con gli altri. Stefano lascia così Sandra, senza un motivo, la giovane psicologa va in crisi e si mette alla ricerca di un perché sia finita una storia di dieci anni. Ma gli uomini sono esseri semplici, fuggono senza tante parole: quando Sandra chiede a un amico di Stefano se lui ha raccontato qualcosa, quello dice no. Come no? Si stupisce Sandra e di che avete parlato, chiede. Della formazione del fantacalcio. E già, sorridi, un po’ amaramente ma sorridi, questo è: il fantacalcio prima di tutto. Pensieri semplici in contrasto con quelli elaboratissimi delle donne. Insomma, per un errore Sandra, psicoterapeuta online, si trova come paziente l’ex, ma si maschera da settantenne (omaggio a tante pellicole di travestimenti, da Tootsie a Mrs Doubtfire a cui realmente la maschera di Sandra assomiglia) invece di ammettere l’errore del computer che mostra sul sito un’altra identità. Non si rivela e mantiene la messinscena per estorcere all’uomo il motivo della separazione. Questo il cuore del film, poi c’è l’amicizia con Benedetta (Asia Argento) sempre pronta a soccorrerla finché si rende conto che diventa invisibile per l’amica, presa dai suoi problemi, che non le chiede mai “come stai?“ Una domanda semplicissima che in pochi fanno oggigiorno, presi come si è dai propri pensieri e distratti dagli altri. Di argomenti importanti ce ne sono tanti, forse pure troppi: come fingersi altro per essere veri, la “maschera” è fondante nella narrazione; come l’ansia da prestazione, l’ansia della inadeguatezza e del sentirsi un impostore nella vita; come l’amore e i suoi dubbi, esiste o non esiste? Il finale, non scontato, forse dice che può esistere se non si perde il rispetto di sé.

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La maschera

Lo sceneggiatore Proia: “La storia me l’ha suggerita una mia amica, a cui è davvero è capitato di trovarsi come paziente online un suo ex. Nel film c’è il tema del doppio e io spero che il messaggio evidente sia che a volte travestirsi serve a essere più genuini con se stessi. La commedia è romantica, pulita non volgare”. Gioli: “La maschera non serve a coprirsi ma a liberarsi.“ Argento: “Anche io nella vita ho finto di essere forte per nascondere la timidezza, alla fine mi è stato utile, ho imparato a essere come la mia maschera. A un certo punto però devi spogliarti, altrimenti finisci col pagare per assistere allo spettacolo della tua vita”.

 

Impostori

I numeri dicono che l’ansia, la depressione siano il male del secolo. Soprattutto diffuse tra i giovani e i giovanissimi, una sorta di longcovid anche per chi di Covid non si è ammalato. Nel caso dei protagonisti ognuno ha la sua e la manifesta in diversi modi, a volte ostentando sicurezza come Benedetta (Argento) o nascondendosi nelle maschere come il detective Marco (Spollon) o fuggendo da dieci anni di convivenza con un “mi dispiace” come Stefano (Centorame). La realtà non è poi molto lontana dalla finzione, anche se non finisce in comportamenti “illeciti”: nessuno è immune dalla fragilità e l’ansia anche questo è. Gioli: “Oggi tutto quello che viviamo e che ci gira intorno fomenta l’ansia. Io cerco salvezza nella natura e con gli animali. Delle nuove generazioni si sente soprattutto parlare delle loro paure. Io non soffro di ansia, ma ho vissuto un periodo con la sindrome dell’impostora, forse perché a questo mestiere sono arrivata per caso”. Argento: “Tutti gli attori soffrono della sindrome dell’impostore, ma poi abbiamo anche una mania di grandezza e credetemi è una dualità infernale”. Spollon: “Cerchiamo giustificazioni ovunque. Io sono un insicuro. Penso sempre che ho tolto il posto a qualcuno che avrebbe fatto meglio di me”. Centorame: “La società ti vuole performativo. Invece dovremmo darci il tempo di essere in difficoltà. Penso che la vera resistenza per un attore sia nella capacità di non essere ingombrante. Di fare e poi sparire”.

 

Ansia da derby

Gioli e Spollon hanno già lavorato assieme e l’intimità tra i due si avverte. Il merito dell’affinità elettiva non è solo del set, ma… “Con Pierpaolo ci lega l’Inter anche per questo c’è sintonia”, ammette Matilde. E ora che arriva il derby col Milan come si preparano, con ansia? “Dopo un anno bello che mi sono goduta – spiega Gioli – e anche un inizio stagione che sembrava brillante, siamo a 2 derby su 2 persi, uno dei quali a Riad. Io ero lì e sono rimasta traumatizzata. Ho ansia sì, sento che il trend è negativo. Era un po’ che non la avvertivo, l’Inter è così però mi mette ansia”. “Io invece sono ottimista – replica Spollon – un’Inter così forte e vincente, non l’avevo mai vista, perché non dimentico il passato. Lo scudetto, chi dice no? Conte fa lo splendido e per lo scudetto è una garanzia, ma poi in Champions sbaglia sempre. Abbiamo tante possibilità, siamo in corsa su tre competizioni”. I due erano ex curvaioli, poi il lavoro li ha portati lontano da Milano. Ma allo stadio ogni volta che possono vanno. Pierpaolo ha fatto quello che un “buon” tifoso fa, come sciropparsi chilometri da Roma, dove faceva il cameriere, col pullman “Inter club belli de Roma”, andata-tifo-ritorno. Oggi parte più comodo… Gioli anche, andata e ritorno solo per tifare. E mentre i due di Inter non smetterebbero di parlare, il regista Russo ci offre un siparietto: “Eh, ma posso dire che tifo Lecce?“ Certo, glielo concedono, ma poi vogliono anche ricordargli com’è finita con l’Inter domenica scorsa, ridono tutti (4-0 per i nerazzurri). “Parliamo di salvezza”, insiste Russo. A ognuno il suo campionato, salvarsi per molti vale uno scudetto. Ansia? Hai voglia! Il calcio è tutto lì.




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