“Così ci rimettono solo gli inquilini, mai i proprietari”

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Sono 12.600 le unità abitative sfitte in provincia di Rimini. Questi i dati emersi nell’ambito della commissione consiliare del Comune di Rimini tenutasi il 27 gennaio. Numeri su cui Cgil, Spi Cgil e Sunia Rimini non esitano a esprimersi. “Siamo in un libero mercato o in un ‘simil monopolio’?”, l’affondo. 

Le sigle sindacali, che hanno preso parte alla commissione consiliare, hanno consegnato una serie di riflessioni, elencate punto per punto in un comunicato fatto pervenire ai media. “Un’imprecisata quantità di proprietari immobiliari decide di non renderle disponibili sul mercato residenziale, visti gli eccessivi costi da affrontare – osservano -. Dal nostro punto di vista, questo stock di unità abitative rappresenta l’elemento attraverso il quale si mantiene ingiustificatamente alta la domanda, incidendo così sui costi dell’abitare in affitto, e non solo”. 

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Cgil, Spi Cgil e Sunia Rimini, pur sottolineando il “legittimo diritto di piccoli e grandi proprietari immobiliari di disporre delle proprie case”, puntano i riflettori sul “diritto di vivere in un territorio dove non si determini una concentrazione, un blocco che impedisce le dinamiche di un libero mercato”. “Le complessità tipiche della gestione di un immobile – stigmatizzano – non possono giustificare una concentrazione di interessi tale da bloccare il mercato, perché quasi 13 mila unità abitative sfitte fanno proprio questo, con una pressione spaventosa sul territorio”. 

“Se si parla di legalità – proseguono le sigle -, essa deve trovare piena applicazione anche nei confronti di questo tipo di economia immobiliare ‘simil monopolistica’, anche attraverso un’ampia operazione volta a far riemergere alla legalità la maggior quantità possibile di affitti in nero, senza trascurare l’attenzione che desta l’esorbitante numero di comodati e immobili non disponibili: oltre 9 mila nel solo Comune di Rimini”.

La questione “sfratti”

“Le 1.009 richieste di esecuzione di sfratti del 2023, se rapportate al numero degli immobili resi disponibili nel solo Comune di Rimini (13.800), non appare esorbitante; considerando anche il fatto che i provvedimenti emessi sono stati 147 nel 2023, di cui 112 per morosità o altra causa, mentre i restanti 35 sono imputabili a finita locazione”. 

Così Cgil, Spi Cgil e Sunia Rimini approcciano al tema degli sfratti, una spada di Damocle che, per i locatori, ha sempre rappresentato un deterrente. Un tema che le sigle, pur riconoscendone l’influenza, reputano “non possa essere addotto a giustificazione per tenere 12.600 appartamenti sfitti”.

“Va inoltre evidenziato – proseguono nella nota -, sempre secondo dati del ministero dell’Interno, che il numero di esecuzioni e di provvedimenti di sfratto siano in sensibile calo rispetto al 2022. Anche le prime proiezioni sul 2024 sembrano confermare questa tendenza. Questi dati, se da un lato attestano l’esigenza di sostenere i nuclei familiari sfrattati, dall’altro evidenziano che non siamo affatto di fronte a un’emorragia di sfratti, e relativi costi in capo ai proprietari”. 

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Come affrontare l’emergenza 

“Cgil, Spi Cgil e Sunia Rimini sostengono con forza l’esigenza di rifinanziare il Fondo nazionale di sostegno per l’affitto e il Fondo per la morosità incolpevole, così da alleviare il peso degli affitti sulle famiglie in difficoltà. Questi fondi dovrebbero essere incrementati fino a raggiungere almeno 900 milioni di euro, per garantire un supporto adeguato”. Queste le prime soluzioni su cui le sigle invitano a una riflessione. 

“Bene ha fatto l’assessore Kristian Gianfreda a sottolineare come il Comune abbia stanziato 210 mila euro per chi fatica a pagare l’affitto – ricordano -, anche perché si tratta di soldi che non restano nelle tasche degli inquilini, ma finiscono in quelle dei proprietari. Proprietari che, oltre agli sconti tariffari e fiscali e contributi a fondo perduto per manutenzione, morosità e spese legali in caso di canone concordato, chiedono che il Comune si faccia carico della spesa per le fideiussioni bancarie che i proprietari stessi richiedono agli affittuari”. 

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“Ci chiediamo: fino a che punto è possibile tendere la mano alle richieste di chi sceglie legittimamente di trarre un reddito da un immobile?”, affondano ancora i sindacati. “Attraverso simulazioni – precisano – abbiamo calcolato che un appartamento di 85 metri quadrati, a canone concordato, arredato e in zona di pregio a Rimini costa 897 euro. Depurando l’Istat maturata del 12,61% si spenderebbero invece 763 euro. Nel caso di un appartamento di 60 metri quadrati, invece, si passerebbe da 676 a 600 euro. Forse vale la pena, nel conto, considerare che gli adeguamenti, in questi ultimi anni, hanno inciso significativamente sulle tasche degli inquilini, e in maniera inversamente proporzionale su quelle dei proprietari”.

Per ultimo viene il Piano casa straordinario, che le sigle sindacali non esitano a tirare in ballo: “È necessario, anche a livello locale, che esso tenga conto delle esigenze specifiche di un territorio dove l’urbanizzazione e la pressione turistica rendono urgente una riforma del mercato immobiliare, che non può che passare attraverso l’immissione nel mercato stesso di grosse quantità di immobili pubblici o a canone calmierato”.



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