Napoli – Teatro di San Carlo: Don Carlo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Invia a un amico

 

Pallida ripresa, al San Carlo, del Don Carlo di Giuseppe Verdi, con l’allestimento firmato Claus Guth che aprì la stagione 2022-2023.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Regia ripresa da Marcelo Persch-Buscaino, che è apparsa invecchiata e, sostenuta dalla Drammaturgia di Yvonne Gebauer, quasi una palla al piede per lo spettacolo, di cui non evidenzia una sola emozione, sottovaluta qualunque climax drammatico, affolla la scena di mimi ed effetti esteriori senza prendere realmente in carico la complessità dei personaggi e dei loro rapporti, a meno di non considerare il continuo riversarsi a terra di Don Carlo espressione della sua nevrosi. Basti pensare al confronto tra Filippo II e l’Inquisitore, un giovane in abito nero con cravatta, che diventa poco più di una conversazione salottiera.
Restano poche delle intuizioni felici che avevamo visto l’altra volta (la folla che nell’atto di Fontainebleau “fagocita” Elisabetta rubandole la felictà), ne spariscono altre (la rigidità posturale della Regina nel duetto con Don Carlo a mascherare i suoi veri sentimenti). Valida l’idea, anche se troppo insistita, de video in bianco e nero di Roland Horvath che mostrano Carlo e Posa sereni nella loro adolescenza.

Poi però tante ingenuità fini a loro stesse: i condannati al rogo a cui viene tolto il cappuccio per farli diventare i deputati fiamminghi che supplicano il Re, o il fare uscire di scena Filippo II e Elisabetta nel finale dell’Autodafè (dopo “Andiamo ora alla festa”, e sembra davvero che si rechino altrove). Ancora la presenza continua, e a lungo andare importuna, dello svolazzante mimo un po’ gnomo un po’elfo, onnipresente come una versione beffarda della realtà.
In compenso abbiamo apprezzato nuovamente la scena cupa di Etienne Pluss, quasi opprimente che ben dà l’idea di una reggia-prigione, e il gioco luci di Olaf Freese (ripreso da Virginio Levrio), fondamentale per completare l’assetto scenico. Validi per l’assunto registico i costumi di Yvonne Gebauer.

Non ha decollato nemmeno la direzione di Henrik Nánási, al quale, specie inizialmente, si era data fiducia. Si percepivano l’attenzione verso la partitura e una certa cura delle sfumature e della pulizia delle varie sezioni orchestrali. Però, man mano che si andava avanti, la complessità dell’opera gli è sfuggita di mano e si è proseguito con più di uno scollamento col palcoscenico e tempi ondivaghi, come in O don fatale tanto lento da perdere carattere. Se l’Orchestra del San Carlo sempre valida ha fatto quello che ha potuto, si è andati avanti in una complessiva monotonia senza emozioni.

John Relyea è arrivato a ricoprire il ruolo di Filippo II dopo l’esclusione di Ildar Abradzakov per i noti motivi politici. Già ammirato a Napoli come Wotan e Barbablù, alle prese con Verdi, o almeno “questo” Verdi, è risultato fuori fuoco: il timbro poco nitido, la dizione confusa e la tecnica poco adatta all’opera italiana gli hanno fatto risolvere Filippo II in maniera monolitica, un despota senza tridimensionalità interpretativa.

Rachel Willis-Sørensen era al suo debutto al San Carlo e ha affrontato Elisabetta con il piglio dell’interprete matura. Voce sonora, corposa, tecnica sicura e attenta al fraseggio e a tutte le sfaccettature di carattere. A fronte di poche incertezze come un vibrato a volte troppo percettibile, la sensazione è che con un diverso contesto specie nel senso di regia e direzione, avrebbe brillato ancora di più.

Piero Pretti si è calato bene nella natura fragile di Don Carlo. Con vocalità chiara e dizione scandita ha retto le difficoltà di scrittura dell’inafferrabile personaggio. Anche Gabriele Viviani è stato un ottimo Posa, solido vocalmente e dal carattere deciso. Meno convincente Varduhi Abrahamyan, un’ Eboli non perfettamente a fuoco, dal vibrato troppo evidente nella Canzone del velo, dove latitava lo spirito pungente e dove ha semplificato in buona parte le agilità. Buono il terzetto all’inizio del terzo atto, sbiadito O don fatale dove la cantante, bisogna dirlo, è stata penalizzata dal tempo assai lento staccato da Nanasi.

Alexander Tsymbalyuk fu già il Grande inquisitore nella prima edizione di questo allestimento nel 2022. Come allora è stato corretto ma senza riuscire a dare il loro terribile vigore alle battute del vecchio prete. In parte colpa è anche della la regia che in questa scena è stata più statica e minimal che mai, e forse anche con un Filippo II più in parte di Relyea sarebbe riuscito a dare più vita al personaggio.

Molto bravo Giorgi Manoshvili, Frate ieratico e solenne, e Maria Knihnytska, Tebaldo dal timbro luminoso e dall’emissione leggera.
Désirée Giove ha cantato bene le frasi della Voce del cielo attraversando la scena in abiti madonneschi. Strana prospettiva acustica dato che non proveniva dall’alto. Sebastià Serra, Yunho Kim, Maurizio Bove, Ignas Melnikas, Giovanni Impagliazzo, Antimo Dell’Omo sono stati i sei validi deputati fiamminghi qui anche condannati al rogo (o meglio sgozzati al proscenio). Molto bene Ivan Lualdi (il Conte di Lerma) e Vasco Maria Vagnoli (Araldo reale).

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Il coro diretto da Fabrizio Cassi era sacrificato in finestrelle che si aprivano fra le sedie di una sorta di Coro di chiesa. Il suo apporto è stato corretto ma stavolta non ha avuto modo di mettersi particolarmente in luce, vuoi per l’infelice collocazione vuoi per il doversi inserire in un discorso musicale confuso.
Teatro gremito, al termine si è rivisto un po’ di quel fuggi-fuggi di cui negli ultimi si erano perse le tracce. Purtroppo la durata dello spettacolo (quasi cinque ore) ha lasciato il segno. Chi è rimasto ha tributato applausi cordiali senza particolari entusiasmi.

La recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 gennaio 2025.

Bruno Tredicine





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Source link