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OSIMO – Domani sera (giovedì) alle 21 al salone parrocchiale di San Paterniano si parlerà dell’impianto a biogas di via Coppa acquisito dalla SGR, la società riminese proprietaria peraltro del 99% di Astea Energia. Avrebbe infatti presentato un progetto di ampliamento del sito e di conversione a biometano. Una questione che preoccupa i residenti della zona, malumori di cui si sono fatti portavoce il consigliere comunale latiniano Emanuele Carpera ma anche la capogruppo Pd Paola Andreoni.
Il comitato che già si era battuto sul progetto originario dell’allora Green Farm nel 2010, è sul piede di guerra, questa è la sua nota integrale: «L’invasione degli impianti per la produzione di biometano da reflui zootecnici e colture dedicate sta avvenendo nel nostro Paese a ritmi sostenuti. L’incentivazione massiccia, 1 miliardo e 900 milioni di euro dal PNRR, sollecitata dall’azione lobbistica esercitata a Bruxelles e poi riscossa in Italia, consente di trarre notevole profitto anche senza un reale ricavo da produzione e vendita di biometano. Contributi a fondo perduto fino al 40% in conto capitale e incentivi di 110 euro al MWH per gli impianti a matrice zootecnico-agricola rendono appetibile e sostenibile dal punto di vista della remunerazione un’attività industriale, di questo si tratta, che altrimenti non sarebbe interessante per chi investe. Solitamente si crea una Società Agricola s.r.l. con un bassissimo capitale sociale finalizzata a reperire le autorizzazioni necessarie per poi realizzare gli impianti, oppure a rilevare precedenti impianti a biogas per la riconversione e ampliamento, tutto ciò ai fini di usufruire di finanziamenti a fondo perduto e favorevoli incentivi per molti anni. E non importa che il biometano sia la fonte energetica a più basso EROI (rapporto tra energia ricavata e energia consumata per ricavarla) tra tutte e non sia, di fatto, sostenibile; gli incentivi bastano e avanzano a riempire le tasche dei gestori di un impianto. Di fatto il biometano non è neppure economia circolare in quanto necessita di combustione per produrre energia, provocando oltretutto emissioni di gas serra, polveri sottili e altri inquinanti nocivi alla salute. Intorno ad un impianto vi è inoltre una notevole mole di traffico pesante per i necessari approvvigionamenti del materiale da biodigerire e il successivo spandimento del digestato. La necessità di reflui zootecnici incrementa inoltre la realizzazione di allevamenti intensivi che, soprattutto per quelli avicoli, vedono in questi impianti la possibilità di liberarsi più facilmente delle deiezioni. Lo spandimento del digestato proveniente da questi impianti richiede necessariamente la disponibilità di migliaia di ettari di terreno sottoposti ad una enorme e continua pressione ambientale anche per l’interessamento delle falde acquifere. C’è poi l’aspetto legato alle emissioni odorigene e alla qualità della vita: chi vive in prossimità o sottovento rispetto agli impianti si gode, oltre ai già citati inquinanti, le spiacevoli emissioni odorigene che, nonostante le tecnologie asserite, vengono emessi. Tutto questo senza neanche fare una minima VIA (Valutazione di Impatto Ambientale)! I cittadini, finora tenuti all’oscuro, hanno richiesto l’accesso agli atti, in quanto sono addirittura DUE le richieste di autorizzazione avanzate alla Regione Marche da SGR per due impianti che distano appena 3 km. Questi dovrebbero utilizzare circa 104.000 tonnellate di materiale, di cui 36.000 tonnellate di POLLINA, 4.000 tonnellate di LIQUAMI VARI. In uscita ci dovrebbero essere indicativamente 90-100.000 tonnellate di digestato che dovranno essere sparsi necessariamente sui campi del territorio di Osimo e dintorni (da 6.000 a 8.000 ettari!? a seconda delle zone) e quindi in ambiente, con potenziale rischio di inquinamento dei fiumi e delle falde (rischio che si sta correndo anche in situazioni attuali di forti piogge). Migliaia di mezzi trasporteranno tutti questi materiali (ogni trasporto va moltiplicato per due, andata e ritorno). Non solo, alcuni cittadini vedranno espropriate parti delle loro proprietà per permettere il passaggio sotto casa di questi mezzi. I centri abitati di San Paterniano, Casenuove, Padiglione, Campocavallo, Passatempo, e non solo, conteranno tutti questi mezzi di trasporto di reflui zootecnici e colture dedicate, con periodi di picco legati al raccolto delle colture, che anziché per uso alimentare verranno destinate alla produzione di metano. Può il territorio osimano sopportare tutto questo? Stoccare tutta questa pollina, liquami vari e digestati praticamente a cielo aperto non emetterà sostanze nocive e cattivi odori? No, gli impianti saranno talmente tecnologicamente avanzati che emetteranno solo profumo di acqua di colonia! Trovare una comunità come Osimo che accetta di ospitare due impianti monstre (uno in località Coppa e uno a poca distanza in via di Jesi) che tratteranno centinaia di migliaia di tonnellate di materiale, di cui decine di migliaia di deiezioni di polli, è un affarone solo per gli imprenditori del settore, mentre alla comunità restano solamente il peso e la sopportazione di tutti gli aspetti negativi che i proponenti tendono sempre a sminuire».
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