Le righe nella moda, in tendenza dalla Bibbia

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L’occidente e la Bibbia, un rapporto talmente complesso da essere ancora oggi in discussione. Più di un testo sacro, nei secoli è stata un vademecum per qualsiasi campo di applicazione, moda compresa. Non tanto perché coprirsi o scoprirsi denota purezza o peccato, ma perché tra le sue pagine ci sono passaggi precisi su cosa si possa o non si possa indossare, addirittura su quali colori e fantasie scegliere per assicurarsi la salvezza dello spirito: vietate le righe, la stoffa del diavolo – l’antropologo francese Michel Pastoureau approfondisce in una pubblicazione del 2008 che ha proprio questo titolo.

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WWD//Getty Images

Con un nome così, qualsiasi capo fosse realizzato con questo tipo di tessuto, non poteva che garantirsi un successo clamoroso, seppur nel male, e costruirsi una reputazione tanto solida quanto duratura: giullari e girovaghi, figli di padre ignoto, prostitute, persone ai margini della società, carcerati, si ritrovano fratelli sotto la stessa bandiera. Dovranno passare centinaia di anni prima che proprio una bandiera, quella degli Stati Uniti, cambi la sorte delle righe – lì erano tredici a indicare le colonie che avevano dichiarato indipendenza dalla madrepatria. Un’idea che piace ai rivoluzionari d’Europa, che proprio per sottolineare la rotta rispetto alla politica corrente e alle monarchie, iniziano a vestire con indumenti a righe.

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Horst P. Horst//Getty Images

Napoleone ci mette lo zampino e nelle divise del suo esercito le usa per sottolineare il numero delle vittorie; i marinai contribuiscono alla costruzione di un nuovo immaginario, scegliendo le righe per ricordare il profilo dell’orizzonte che vedono appena prendono il largo e perché in caso di caduta in acqua li rendono più facili da ripescare; ecco il Gaultier delle innumerevoli passerelle degli esordi e delle pubblicità indimenticabili del suo Classique; Chanel col primato del 1913 della marinière, liberazione della donna dal salotto all’affermazione individuale di una garçonne; Sonya Rikyel con una maglieria mai vista, moderna e à-porter.

Il Novecento consacra e ribalta il valore delle righe, le traduce ora nel linguaggio sofisticato della couture dei Cinquanta di Dior e Balenciaga alla ricerca di una donna il più lontano possibile dagli orrori della guerra, ora nel casual americano dell’Ivy League prima maniera di Claire McCardell e poi in quello più preppy di Ralph Lauren, Perry Ellis e Tommy Hilfiger; le manda in tilt con le subculture dei mod e dei punk a cui Vivienne Westwood darà vigore; prima ancora le consegna ai giovani del Sessantotto.

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Chris Moore/Catwalking//Getty Images

L’iconografia è smisurata, ci sono gli scatti di Twiggy e Jean Shrimpton per le strade di Londra circondate dalla sarabanda dei figli dei fiori e le illustrazioni pubblicitarie e per i magazine come Vogue e Harper’s Bazaar di René Gruau, Eric, Antonio Lopez, per citare alcuni dei più grandi, che le trasfigurano in voli pindarici di puro glamour ad acquerello e acrilico; i film della Nouvelle Vague con Anna Karina e Jeanne Moreau, femminilità simbolo di un’epoca di cambiamenti, e quelli meno impegnati della commedia italiana. Gli Ottanta sono forse il decennio più vario, con addirittura l’avant-garde che riesce a usarle anche tono su tono nel nero, o a enfatizzarle nel loro carattere grafico, su tutti, Ann Demeulemeester e Comme des Garçons.

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Archive Photos//Getty Images

Tra le passerelle che hanno segnato i Duemila, l’autunno-inverno 2009 di Alexander McQueen, dove il tema della riga si frammenta nelle inquietudini di una sessualità oscura e si dispone seguendo pattern che la scompongono in puzzle escheriani; la couture 2024 di Maison Margiela, con le millerighe che si fanno strada tra bustini e strutture di crinolina, parrucche e make-up di bambola, omaggio di Galliano, al limite del costume, proprio a quell’umanità che la storia ha marchiato come reietta; il Dior on acid di Raf Simons che prende in prestito da Sterling Ruby e ci aggiunge un tocco personale; o Alessandro Michele, che nella sua direzione di Gucci ha trovato il modo per sottolinearne l’aspetto più folk.

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Courtesy photo Bottega Veneta

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Nelle collezioni di domani, la riga, orizzontale e verticale, ormai non c’è più connotazione di sorta, è ovunque: per i francesi come Balmain, Jacquemus, Louis Vuitton, è una citazione che reinventa il passato; per Bottega Veneta e Versace l’escamotage per mettere ordine in una sinfonia di colori; il fast fashion ha già preso a piene mani, gli appassionati del vintage potranno sbizzarrirsi a ricreare la Brigitte Bardot de Il Disprezzo, gli eccentrici Incroyables di John Galliano e le innumerevoli sfaccettature che esistono tra queste due galassie.

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