“Roccaraso verrà cancellata”. La iattura dell’overtourism social non è destinata a finire

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“Dopo aver visto questi servizi ai telegiornali, voi andreste a Roccaraso?”. A porci la domanda è Umberto Martini, professore di Economia e Management dell’Università di Trento, esperto di overtourism, un termine non a caso utilizzato per raccontare quanto sta accadendo in questi giorni nella località abruzzese, assaltata da forestieri. La nostra risposta è no, le immagini riprese nell’ultimo finesettimana non ci attraggono verso Roccaraso, ma sono piuttosto un invito a evitarla, per non ritrovarsi impantanati nel caos. Per il professore, è un ragionamento atteso: “I social media hanno questo potere: tanto possono esaltare, altrettanto possono distruggere. Ciò che oggi è di tendenza, tra qualche mese, anno, rischia di sparire. Presto la pubblicità social diventerà respingente per chi preferisce evitare calca e disagi. E una meta prima appetibile, verrà cancellata dalla lista dei desideri dei turisti. È già accaduto: il caso di Roccaraso non è unico”.

Se ne parla su notiziari e quotidiani: un’efficace pubblicità social ha convinto migliaia di persone a spostarsi in massa per una gita sulla neve. Nel fine settimana, il traffico si è congestionato, la folla ha reso la città invivibile per residenti e turisti stessi, con vantaggi inesistenti per gli esercenti. I viaggiatori mordi e fuggi portano il pranzo a sacco da casa, consumano al massimo un caffè e il via vai nei locali è generato più che altro dalla richiesta di utilizzare i servizi, creando lunghe file: molti hanno preferito abbassare la saracinesca, piuttosto che sottoporsi a uno stress senza guadagno. Quello accaduto in questi giorni a Roccaraso, ripetiamo, non è una novità.

“Il fenomeno non è legato ai cambiamenti della domanda turistica, quanto piuttosto al modo in cui si genera la domanda”, spiega il professor Martini, “Da una decina di anni l’avvento dei social ha portato a un cambiamento radicale nei processi di comunicazione. Gli utenti sono attratti dai post incentrati sui viaggi, non appena visulizzano un filmato che racconta una meta, provano un fortissimo impulso di visitarla. Il tema principale è che questi filmati non sono il frutto di una promozione studiata sul territorio”.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

La narrazione social esercita un’influenza potentissima sugli itinerari di viaggio di chi ascolta. Sondaggi – non recentissimi, i numeri potrebbero essere cresciuti – raccontano che circa la metà delle persone cerca ispirazione per i propri viaggi sui canali social dei travel influencer e che l’86% sceglie in base ai post di amici, familiari o conoscenti. Un sondaggio condotto nel Regno Unito su persone di età compresa tra i 18 e i 33 anni evidenziava che il 40% degli intervistati sceglieva la meta di una vacanza in base a quanto fosse instagrammabile. La pubblicità non è sempre richiesta: un afflusso di turisti non corrisponde necessariamente a un afflusso di soldi per il territorio.

“Non confondiamo i turisti con gli escursionisti”, specifica Martini, “Il fenomeno di Roccaraso è escursionistico: le persone arrivano, si fermano per qualche ora e ripartono. L’escursionista potrebbe avere ricadute minime sui ricavi degli operatori di Roccaraso: potrebbe portare il pranzo da casa, consumare giusto una bottiglietta d’acqua e poco più. Il turista generalmente alloggia, quindi comporta un’entrata differente. Se il territorio prevede un’imprenditorialità diffusa, gestita dai residenti, è chiaro che il turismo genera un volano economico potentissimo. Ma se i locali, i negozi sono controllati da imprese terze, a volte addirittura grandi imprese internazionali, rischia di generare un benessere nullo per il territorio”.

L’overtourism non solo riduce la soddisfazione dei turisti, ma genera un effetto di rifiuto nei locali, che soffrono per l’eccesso di carico. Roccaraso sta provando a mettere un argine. Sindaci e Prefettura, nel corso di un vertice urgente che si è tenuto questa mattina, hanno stabilito che l’accesso sulla strada statale 17, per visitare il comprensorio dell’Alto Sangro, sarà consentito fino ad un massimo di cento bus. Questa è la soluzione che verrà testata da Roccaraso, ma non c’è una ricetta unica per cercare di contrastare l’overtourism.

“Parlo dal Trentino, terra del turismo di montagna. Nelle zone delle Dolomiti c’è stato un aumento di hotspot, punti del territorio particolari, perché hanno un certo scorcio, un certo lago, un certo rifugio. Vale ad esempio per il lago di Brais e le tre cime di Lavaredo, anche loro assaltati dal turismo di massa”, commenta Martini, “Sul lago di Brais l’intervento è stato radicale, oggi ad esempio è obbligatoria la prenotazione, la strada è stata chiusa. Certo, trovare una soluzione è difficile. La chiusura del lago di Brais è stata possibile perché la strada è un vicolo cieco, ma per le vie di collegamento non è una soluzione adottabile. Le possibilità di arginare i flussi ci sono, ma è fondamentale che ci sia una consapevolezza nel territorio della necessità di limitare l’accesso. In pochi mesi, forse anni, il rischio è che una località sparisca: perché viene rovinata o banalizzata”.
 



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