“Per i Comuni, tagli insostenibili”

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Il “contributo alla finanza pubblica”, che fra 2025 e 2029 prevede che i Comuni Polesani non possano spendere 5,6 milioni di euro, dovendoli accantonare sulla parte corrente del bilancio di previsione e non potendoli assolutamente toccare, si soma al “concorso alla finanza pubblica” , altro modo per dire tagli, che è stato deciso l’anno scorso e che, quello sì, prevede risorse in meno per i Comuni polesani per ben 4,4 milioni di euro fra 2024 e 2028.

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In tutto, si tratta di 10 milioni di euro che le amministrazioni comunali del Polesine non potranno spendere nei prossimi anni, pur dovendo erogare gli stessi servizi. Senza contare che anche per la Provincia ci sono 1,3 milioni di spending cui si sommano altri 818.815 euro di “contributo”, per un totale di 2,1 milioni in meno sul piatto. Per gli enti locali polesani la cifra complessiva è di oltre 12 milioni di liquidità che mancherà fra 2024 e 2029.

Per il Comune di Rovigo, già toccato da 1,2 milioni di euro di tagli della spending review, si aggiungono i ben 1,4 milioni che non sono spendibili, in tutto 2.654.975 euro in meno per le spese di Palazzo Nodari. Il sindaco Valeria Cittadin, per il momento sembra fare buon viso a cattivo gioco e, sul nuovo “contributo” richiesto, spiega: “Non sono tagli, sono accantonamenti obbligatori. Lo spirito è quello di favorire gli investimenti e di ridurre il ricorso ai mutui. Ritengo che per la prima volta non siano state tagliate risorse, ma sia stata fatta un’operazione per favorire gli investimenti. Il previsionale del Comune di Rovigo non ha tagliato servizi nonostante l’aumento di alcuni costi di servizio, vedi trasporto scolastico pulmini, aumentato di 250.000 euro, ma che non abbiamo ritenuto debba ricadere sulle famiglie”.

Molto meno diplomatico il primo cittadino di Adria, Massimo Barbujani. Il suo Comune che già in primo anno si è visto tagliare 61.464 euro, con un totale di tagli nel quinquennio di 312.798 euro, si vede ora aggiungere il “congelamento” di altri 312.798 euro. In tutto 696.100 euro che Adria non potrà spendere: “Siamo molto preoccupati da queste indicazioni che arrivano dal Governo. Siamo increduli a leggere questi numeri perché già si fa una fatica incredibile a far quadrare il bilancio fatto di scelte non sempre facilmente comprensibili ai nostri cittadini”, ha spiegato ai microfoni del “Buongiorno della Voce”, ieri mattina, su Delta Radio. Poi, il sindaco ha ricordato: “Dal 2009, da quando rivesto questo incarico, c’è stato un continuo abbassamento del debito. Allora c’era un indebitamento di 24 milioni, più 16 milioni investiti in titoli derivati. Ad oggi il Comune di Adria ha fatto un piano di rientro e siamo a circa 8 milioni di indebitamento complessivo. In 14-15 anni abbiamo tirato via tantissimi soldi, oltre 30 milioni di debito. Questo vuol dire che c’è stata attenzione alla spesa, attenzione a quello che si è fatto, indipendentemente dalle amministrazioni che si sono succedute. Ma se poi invece il debito del nostro Stato aumenta a dismisura ogni anno, vuol dire che c’è qualcosa che non quadra”.

Poi ha aggiunto: “Qua è veramente un problema grosso. Abbiamo appena fatto il bilancio a dicembre e praticamente abbiamo fatto il preventivo e non abbiamo toccato nulla sulle tariffe e sui servizi che il Comune eroga. E servizi, vuol dire anche trasporto scolastico e mense, e sono 10 anni che non tocchiamo più nulla. Ora saremo costretti a rivedere queste cose, anche perché ci sono tantissimi problemi derivati del fatto che tante persone sono in difficoltà e il Comune in maniera diretta o indiretta li aiuta. E poi quello che mi fa arrabbiare è che naturalmente sono penalizzati i Comuni che hanno i bilanci a posto, quelli virtuosi, perché a chi è in dissesto finanziario nessuno tocca niente. Poi ogni tanto, si sa benissimo come funziona in Italia, c’è il ‘salva Catania’, c’è il ‘salva Palermo’, c’è il salva qua, c’è il salva là e fanno delle iniezioni di denari per sistemare le cose. Questo a me non sta più bene”.

Per Porto Tolle, il nuovo “contributo” da 264.408 euro si somma ai 177.094 dei tagli avviati l’estate scorsa. In tutto fa 441.502. “Sono tantissimi”, commenta amaro il sindaco Roberto Pizzoli. “Non è il primo anno perché è già due tre anni che è iniziata questa fase diciamo di prelievo o di taglio. Purtroppo, nei Comuni come il nostro il bilancio si mantiene su entrate che riguardano principalmente l’Imu e proprio sui trasferimenti nazionali, perché altre entrate particolari non ne ha, per mantenere dei servizi che sono essenziali. Ricordo che il Comune di Porto Tolle ha un territorio di 258 chilometri quadrati, un settimo della provincia di Rovigo e ha 8.900 abitanti: la spesa è come quella di una città e abbiamo entrate come quelle di un paese medio piccolo, quindi chiaramente è questione di sopravvivenza. Ci siamo già appellati più volte al governo anche tramite l’Anci perché è insostenibile poter far fronte a tutto questo e rinunciare ai servizi. Non dico neanche le opere e gli investimenti, perché quelli potremmo anche tralasciare. Ma non possiamo tralasciare i servizi essenziali, nonostante una diminuzione così repentina dei fondi”.

Di questi tagli abbiamo già dovuto prenderne atto nel bilancio di previsione e purtroppo si riflettono nella diminuzione delle spese correnti, il che significa ricalibrare gli interventi a sostegno dei servizi – spiega il sindaco di Salara Lucia Ghiotti – Stiamo facendo il possibile per mantenere i servizi essenziali, risparmiando su alcune spese senza aumentare le tasse ai cittadini. Certo che è sempre più difficile e i cittadini faticano a comprendere”.

Dello stesso avviso il sindaco di Pontecchio Polesine Simone Ghirotto: “Il nostro Comune, come tanti altri, sta affrontando un periodo di difficoltà a causa dei tagli previsti dal governo. Una riduzione di oltre 50mila euro, che se non bene amministrata, potrà avere un impatto diretto sulla qualità dei servizi essenziali che offriamo ai nostri cittadini. Dovremo impegnarci sempre di più, perché non possiamo permetterci di ridurre l’assistenza sanitaria, l’istruzione, i trasporti o la sicurezza, che sono pilastri fondamentali della nostra comunità. La richiesta al Governo, da parte dei piccoli comuni, di rivedere i tagli è rimasta inascoltata, frutto di una politica miope nei confronti dei territori”.

Decisamente preoccupata per la situazione Luigia Modonesi sindaco di Fiesso Umbertiano: “I tagli a carico degli enti locali sono troppi – chiosa – il Paese ha necessità di riforme e l’urgenza di una riforma vera degli Enti locali, credo sia di impellente necessità, ma questa non può e non deve essere messa in atto a spese dei servizi essenziali che offrono i piccoli Comuni come il mio. Così oggi i tagli, che sappiamo tutti essere urgenti per rientrare nel ‘pareggio di bilancio’ e nel ‘patto di stabilità’ europeo, sul singolo ente cadono con una potenza devastante, finendo per compromettere servizi pubblici e interventi sostanziali per famiglie e comunità. Sarebbe necessario lavorare in sinergia con Governo e parlamento per trovare soluzioni organizzative vere, durature, in linea con altri Paesi Ue che hanno ben più Comuni dell’Italia, ma hanno saputo trovare altre soluzioni ai tagli trasversali”.

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Amaro Adriano Stefanoni sindaco di Bergantino: “Il nostro Comune sono 13 anni che non si può permettere di fare un semplice mutuo e, quindi, l’amministrazione può viaggiare solo ed esclusivamente su bandi e finanziamenti e sempre guardando bene quali sono le compartecipazioni. Quando poi io vengo defraudato di 70mila euro nell’arco dei prossimi anni, significa che dovrò solo fare i conti di togliere dei servizi alle persone e se questa è la concezione di fare amministrazione direi che proprio non ci siamo”.





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