Libia, quando il ministro dell’Interno fu fermato a Parigi con 500mila euro. Per l’Onu è un trafficante, a Roma è sempre il benvenuto

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Se non è un precedente, poco ci manca. Il 2 marzo 2023 all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi viene fermato il ministro dell’Interno del Governo di unità nazionale di Tripoli, Imad Mustafa Trabelsi. Pochi giorni prima era stato a Roma. A proposito di caccia ai trafficanti di esseri umani “lungo tutto il globo terracqueo”, Trabelsi è schedato dalle Nazioni Unite come uno dei principali capi del traffico di esseri umani in Libia. Nulla che gli impedisca di incontrare il suo omologo italiano, Matteo Piantedosi, che infatti il 21 febbraio 2023 lo ospita nel suo ufficio per discutere di “azioni comuni” nella gestione dei flussi migratori. Pochi mesi dopo, a giungo, tornerà a Roma con la delegazione libica accolta a Palazzo Chigi per “intensificare gli sforzi in materia di contrasto al traffico di esseri umani”, auspicherà Giorgia Meloni per l’occasione.

Tra un vertice e l’altro, c’è quello che Trabelsi ha definito un viaggio “da persona ordinaria, senza scorta”. Il 3 marzo, l’indomani del fermo a Parigi, Libya Review ha riportato che il ministro “trasportava un’ingente somma di denaro contante”. La stampa internazionale ha poi specificato che si trattava di 500mila euro. Il fermo si è però risolto e il ministro in panni civili è stato rilasciato. In Libia ha poi negato fermo e possesso della somma. Ha invece spiegato di essersi rivolto alla dogana aeroportuale per dichiarare 20mila euro e di essere tornato l’indomani per prendere un aereo per Istanbul, sempre “in modo ordinario”. Impegni privati in Europa, tappe in Turchia. Il generale libico Almasri, arrestato in Italia il 19 gennaio scorso e rimpatriato 48 ore dopo nonostante un mandato di cattura dell’Aja, viaggiava in modo altrettanto ordinario: carta d’identità e patente turca, un altro documento della Repubblica di Dominica, otto carte di credito internazionali e un Rolex appena acquistato per decine di migliaia di euro. Ma soprattutto i biglietti da visita che lo presentano come “general manager” di due società turche, ha ricostruito Nello Scavo su Avvenire.

Tornando a Trabelsi, da anni il ministro è accusato di contrabbando e di aver più volte violato i diritti umani. Anzi, secondo Amnesty International è “uno dei peggiori violatori di diritti umani e del diritto umanitario internazionale”. Già nel 2018, finì in un rapporto del Dipartimento di Stato Usa che citava informazioni ONU sulle violazioni dei diritti umani in Libia e parlava dei suoi rapporti con la milizia di Zintan e dei fondi che avrebbe “ottenuto illegalmente”. Secondo il rapporto, Trabelsi controllava il gruppo armato “Special Operation Forces” che avrebbe raccolto “5.000 dollari libici per ogni cisterna di carburante che attraversava i checkpoint” al confine con la Tunisia. Un’attività che avrebbe trasformato Trabelsi, un tempo semplice camionista, in un miliziano tra i più ricchi e potenti, nominato prima sottosegretario e poi ministro dal governo di Tripoli. A giustificare il momentaneo fermo a Parigi, infatti, più del denaro sarebbero state le connessioni con traffici illeciti e contrabbando e la conseguente registrazione del suo nome nei sistemi informativi di allerta.

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Saldo e stralcio

 

“Nelle carte ufficiali delle Nazioni Unite e del Tribunale Penale Internazionale si parla di “traffico di esseri umani, violenze, torture e sparizioni forzate ai danni di migliaia di migranti e rifugiati“, ha riportato il deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, in un’interrogazione al ministro Piantedosi. Dopo aver riassunto il fermo di Parigi, Grimaldi chiede “di informare il parlamento circa i rapporti intercorsi con Emad Trabelsi, figura accusata di traffico di migranti e violazioni dei diritti umani”. Non avrà mai risposta. Al contrario, il governo Meloni continuerà a incontrare e ringraziare Trabelsi per il contributo nella lotta all’immigrazione irregolare. Del resto, il suo ministero ha a disposizione parte della cosiddetta guardia costiera libica, finanziata, armata e addestrata dall’Italia, oltre alle milizie necessarie per il controllo del territorio. Secondo l’Onu, anche Almasri è a capo di un sistema illegale di traffico di migranti, che attraverso la gestione delle carceri (Almasri è a capo della polizia giudiziaria di Tripoli) prevede l’intercettazione in mare, il trasferimento nei centri, abusi, ricatti e nuova consegna agli scafisti. Affari che fruttano soldi, che capita di voler portare con sé viaggiando in Europa. “In modo ordinario”, si capisce, possibilmente senza essere arrestati.



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