Il boom di Youpol, chi c’è dietro e come funziona l’app della polizia per segnalare pusher, bulli e violenze domestiche

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di
Rinaldo Frignani

I messaggi, da utenti anonimi o registrati, arrivano nelle sale operative. Nel 2024 oltre 54mila post con foto e video. Seicentomila iscritti, il 60% anonimo. Il 32% di post collegato allo spaccio, soprattutto al Nord

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Lo hanno definito il «Whistleblowing del cittadino», ovvero la possibilità di denunciare atti illeciti di cui si è venuti a conoscenza, in ambito pubblico e privato, soprattutto a livello istituzionale e aziendale, fornita a chiunque. Ma in realtà Youpol, l’app della polizia di Stato attiva dal 2018 che nei giorni scorsi ha consentito a una ragazzina del ravennate di filmare e segnalare i maltrattamenti di un uomo sulla madre fra le mura domestiche, è anche di più. Un canale riservato che può trasformarsi all’occorrenza in una chat diretta con gli agenti che intercettano in questo modo un’immensa platea di cittadini che altrimenti non andrebbero in commissariato per segnalare quello che vedono per strada, fuori dalle scuole, ma anche dentro casa.  

«L’app non si sostituisce al 112»

Un sistema che solo nel 2024 ha ricevuto oltre 54 mila segnalazioni arrivate presso le sale operative delle Questure e dal servizio controllo del territorio della Direzione centrale anticrimine che sono state smistate poi nei vari uffici della polizia e che hanno dato vita a indagini sfociate in arresti e denunce, ma anche solo in controlli più approfonditi, pattugliamenti dedicati, interventi contro il degrado di alcuni quartieri. Gli iscritti sono circa 600mila, il 60% dei quali anonimo. Dal dossier 2025 emerge come il 32% dei post riguardi vicende di spaccio, soprattutto al Nord Italia, il 3% di bullismo e il 6% di violenze domestiche. «Ma l’app – tengono a sottolineare dall’Ufficio comunicazione del Dipartimento, diretto da Mario Viola, che l’ha creata a costo zero – non deve essere comunque intesa come sostitutiva del numero unico di emergenza 112, ma come uno strumento per mettersi in contatto con la polizia non in emergenza bensì per segnalare situazioni che per noi potrebbero essere degne di attenzione». 





















































«Tu cittadino sei una sentinella. E “Pol” lo capiscono tutti»

Ma come funziona Youpol? E perché si chiama così. Cominciamo dal nome, «una forma contratta che è stata scelta per far capire al cittadino che anche lui può essere un poliziotto, nel senso di essere una sentinella, un’antenna di quello che accade. Una chiamata a essere responsabili, al senso civico, a non voltarsi dall’altra parte di fronte a un reato o a un’ingiustizia, o anche a chi ha bisogno di aiuto – spiegano ancora i creatori dell’app -. Inoltre la desinenza “pol” serve anche perché riconosciuta a livello internazionale, in quanto contenuta nei nominativi di quasi tutte le polizie del mondo. È facilmente identificabile, comprensibile da tutti».

«Vogliamo intercettare le segnalazioni dei più giovani»

Primi destinatari dell’app sono i giovani e i giovanissimi, che vivono con lo smartphone e hanno una dimestichezza con l’apparecchio maggiore di chi è più grande. Si muovono sui social e proprio in quell’ambiente «vogliamo intercettarli in modo che abbiano un dialogo con la polizia più semplice e immediato, in modo che il poliziotto in caso si bisogno sia subito raggiungibile». Tanto che le tre macro aree di illegalità affrontate da Youpol  sono il bullismo, lo spaccio di stupefacenti, soprattutto in prossimità di istituti scolastici e di parchi pubblici, e – dai lunghi mesi del Covid – anche le violenze domestiche, aumentate in quel periodo in maniera sensibile. Presto comunque l’opportunità di segnalare situazioni per le quali potrebbe essere necessario l’intervento della polizia, ma anche dei carabinieri se in quel momento il luogo è di loro competenza, dovrebbe allargarsi in ambito ferroviario. 

I messaggi arrivano su un pc in sala operativa 

Youpol può essere scaricata su qualsiasi smartphone e anche sui tablet. Vengono fornite due opportunità: inviare segnalazioni, accompagnate da foto, video e ora anche messaggi vocali, in forma anonima oppure registrandosi con i dati personali. Ogni messaggio viene comunque geolocalizzato e ricevuto dalla sala operativa della Questura dove viene agganciata la cella telefonica di chi lo invia. Un protocollo firmato dal Dipartimento con le associazioni di persone non udenti ha consentito di avviare un sistema di comunicazione dedicato anche a loro. Il messaggio in questione viene visualizzato su un computer dedicato davanti al quale c’è un operatore che, in base alle valutazioni effettuate e anche ai successivi colloqui avuti con chi l’ha inviato, smista le segnalazioni ai commissariato o ai reparti volanti. 

La chat con chi segnala e il pulsante per chiamare il Nue 112

«Rispetto al segnalare un evento in forma anonima, con il messaggio preso in considerazione dagli agenti ma senza poi interloquire con il mittente – a meno che non si tratti di fatti di estrema gravità, chiaramente -, chi è registrato può essere inserito in una sorta di chat con il poliziotto di riferimento che lo contatta per avere magari maggiori informazioni sull’evento e comunque lo aggiorna sull’esito dei controlli effettuati dalle pattuglie – aggiungono dal Dipartimento -. Un feedback molto importante perché innanzitutto crea un rapporto fra utente e poliziotto, rende la segnalazione molto più affidabile di quella anonima e responsabilizza chi utilizza Youpol». L’aspirazione dei creatori dell’app è quella che il sistema possa anche avere una funzione educativa soprattutto per i ragazzi. «Youpol – sottolineano ancora – ha soprattutto una funzione preventiva, serve a segnalare episodi che potrebbero degenerare e che richiedono quindi un nostro intervento non d’urgenza. Per quello c’è sempre il Nue 112, che comunque in caso di bisogno si può chiamare anche dall’app premendo un pulsante». 


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10 gennaio 2025 ( modifica il 10 gennaio 2025 | 20:24)

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