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Doccia fredda dalla Legge di Bilancio 2024, approvata il 16 ottobre dal Consiglio dei Ministri. Il documento, infatti, trascura completamente le promesse promesse legate a Transizione 5.0, così come gli aspetti legati alla Transizione Energetica e Digitale del Paese.

In particolare, il documento, trascura completamente le proposte di revisione del PNRR e RepowerEU presentate dal Ministero e che sono state inviate al Parlamento europeo. Il documento, infatti, prevedeva il finanziamento, con il credito d’imposta, degli investimenti finalizzati a: “riduzione del consumo dell’energia nei processi produttivi, sostituzione dei combustibili fossili, riduzione delle emissioni in atmosfera, recupero di materie prime critiche, circolarità dei processi produttivi attraverso un uso più efficiente delle risorse”

Incentivi dei quali, stranamente, non si trova nessuna traccia nel documento approvato dal Consiglio dei Ministri.

 

Addio a Transizione 5.0?

In realtà, come ci hanno insegnato gli eventi degli ultimi anni, il documento approvato dal Consiglio dei Ministri rappresenta solo il primo passo della nuova Finanziaria (solitamente approvata nell’ultima settimana dell’anno) e che dovrà recepire le richieste dei singoli schieramenti politici, oltre alle istanze delle parti sociali (Confindustria in prima fila, dalla quale si attende una decisa presa di posizione per il rilancio di Transizione 5.0). In vista della versione definitiva, inoltre, i tecnici lavoreranno per due mesi alla definizione di tutti i dettagli, con ampio spazio per inserire gli incentivi a favore della produzione italiana. Anche in considerazione del fatto che l’attuale Governo ha sempre sostenuto di voler aiutare le aziende del nostro Paese.

Del resto, di fronte alle tensioni internazionali (ed il probabile aumento nei prezzi delle materie energetiche), dimenticare un sostegno importante come Transizione 5.0 (o Industria 5.0) metterebbe a repentaglio il futuro di numerosi investimenti, con ricadute pesanti sull’intera economia.

 

Cosa fare in attesa di Transizione 5.0?

Al momento appare quindi difficile, per le aziende, poter pianificare i propri investimenti anche in funzione degli incentivi di Industria 4.0, che tanto hanno aiutato l’innovazione del tessuto industriale italiano. Ricordiamo comunque che, con gli incentivi attuali, gli unici per i quali esiste certezza, è possibile avere il Credito d’Imposta al 40% per i beni 4.0 consegnati entro il 30 novembre (purché sia stato pagato un anticipo almeno del 20% entro il 31/12/2022), mentre per tutti gli altri beni (compresi i software) 4.0, il credito d’imposta è attualmente (e nel prossimo futuro) pari al 20%. In ogni caso, è sempre opportuno farsi supportare da professionisti del settore, in grado di fornire informazioni utili sul corretto iter da seguire (sin dalle fasi di conferma dell’ordine) per accedere agli incentivi disponibili.

Cosa contiene l’attuale bozza di Finanziaria

Rifinanziata per il 2023 la Nuova Sabatini. Credito alle imprese con un’unica tranche. Con 50 milioni di euro utilizzabili da subito per il 2023, viene rifinanziata la nuova legge Sabatini. La novità più rilevante di questa misura è che il finanziamento sarà reso fruibile per le imprese richiedenti in un’unica tranche consentendo l’accorpamento delle rate. La misura sostiene gli investimenti in beni strumentali effettuati da micro, piccole e medie imprese facilitando l’accesso al credito con tassi di interesse agevolati.
È un provvedimento che assume ancora più rilevanza nel contesto attuale, con la stretta sui tassi applicata dalla BCE nell’ultimo anno. Nella Legge di Bilancio sarà poi rifinanziata la legge Sabatini per il 2024.

Più certezza e più tempo per il credito d’imposta “ricerca e sviluppo”. La misura approvata oggi consente di allineare temporalmente il sistema di certificazione del credito d’imposta, approvato il 15 settembre scorso e operativo dal prossimo anno, con i termini per il possibile riversamento che vengono prorogati al 30 giugno 2024. In questo modo l’Albo dei certificatori, appena istituto, potrà dare certezza su chi ne abbia davvero diritto.

Reshoring, meno imposte per chi torna a produrre in Italia. Vengono infine definite disposizioni importanti sul tema del reshoring, con l’abbattimento del 50% delle imposte per le imprese che decidono di tornare in Italia dall’estero con i propri impianti di produzione. Al contempo viene previsto per le imprese fruitrici di tale incentivo l’obbligo di restituzione di quanto ricevuto ove delocalizzassero nuovamente le attività, nelle modalità previste nel recente decreto sugli asset strategici convertito in legge dal Parlamento. Sì al reshoring, no alle delocalizzazioni.

 

AGGIORNAMENTO: secondo alcune indiscrezioni, il nuovo Piano Industria 5.0 /Transizione 5.0 potrebbe essere inserite in sede di approvazione della Finanziaria 2024. Leggi qui le anticipazioni.

 

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