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Boom di assunzioni di colf e badanti durante il confinamento, ma ancora un milione di lavoratori domestici risulta in nero. Le famiglie spendono 15,1 miliardi di euro l’anno per questa forma di assistenza facendo risparmiare allo Stato 10,9 miliardi di euro di welfare. Sono i dati che emergono dal Rapporto Domina, secondo cui sui due milioni di lavoratori domestici, sei su dieci sono in “nero”.

Secondo i dati Inps 2019, i lavoratori domestici regolari sono 849mila, in lieve calo rispetto al 2018 (-1,8%). Negli ultimi anni sono costantemente aumentate le badanti (+11,5% dal 2012) e diminuite le colf (-32,1%): oggi le colf sono in lieve maggioranza (52%) rispetto alle badanti (48%).

«Da fonti Istat sappiamo però che il tasso di irregolarità nel settore domestico è del 57,6%1, per cui la componente registrata all’Inps rappresenta meno della metà del totale», viene sottolineato, mentre a marzo 2020 il lockdown ha portato un boom di assunzioni di lavoratori domestici: oltre 50mila nel mese di marzo, +58,5% rispetto al 2019. Inoltre, sono state effettuate 1,3 milioni di richieste di bonus baby sitter (per un importo potenziale di 1,7 miliardi) e nel I semestre 2020 sono stati movimentati quasi 270 milioni di euro attraverso il Libretto Famiglia (quasi 20 volte in più rispetto al 2019). L’emergenza sanitaria ha portato un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie, soprattutto per i bambini (con le scuole chiuse) e gli anziani soli. Nel 2019 le famiglie italiane hanno speso 15,1 miliardi di euro per i lavoratori domestici (retribuzione, contributi, Tfr) – viene rilevato nel rapporto – e «questo rappresenta per lo Stato un risparmio in termini di welfare e assistenza, in quanto accogliere in struttura tutti gli anziani non autosufficienti costerebbe 10,9 miliardi. Senza contare che il lavoro domestico vale l’1,1% del Pil (17,9 miliardi di euro di valore aggiunto)».

Quanto alla “sanatoria” 2020, la regolarizzazione inserita nel decreto Rilancio ha visto 177mila domande di emersione di lavoratori domestici (85% del totale). «Ciò ha portato nelle casse dello Stato oltre 100 milioni di euro (30,3 al netto delle spese amministrative), a cui potrebbero poi aggiungersi oltre 300 milioni di euro l’anno, dati dal gettito fiscale e contributivo dei lavoratori regolarizzati», viene puntualizzato, aggiungendo che riguardo al gettito fiscale inespresso, gli 849mila lavoratori domestici regolari portano un gettito fiscale pari a 1,5 miliardi di euro. «Manca però ancora molto per una piena espressione del potenziale: se tutti i due milioni di lavoratori fossero in regola, il gettito fiscale arriverebbe a 3,6 milioni annui – commenta Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina –. Il lavoro nero rimane ancora forte nel settore domestico. Le proposte Domina sulla deducibilità delle spese e sul sostegno alle famiglie porterebbero un’emersione del lavoro sommerso, aumentando la sicurezza per lavoratori e famiglie e incrementando il gettito fiscale per lo Stato».

 

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