Con la crisi climatica frequenza e gravità degli incendi in California in costante aumento. Ecco i fattori alla base del fenomeno

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“Tutto è cambiato, è cambiato completamente”. Nei giorni in cui incendi devastanti hanno sfigurato Los Angeles, il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden ha preso in prestito un verso del poema patriottico ‘Pasqua, 1916’ del poeta William Butler Yeats per descrivere come si sia arrivati al punto da assistere a una simile catastrofe e quanto il riscaldamento globale abbia inciso.

Non negli inneschi, generalmente causati in questi casi da atti dolosi o colposi e da corti circuiti alle linee elettriche, cosa che sembrano confermare le prime indagini degli inquirenti, ma nella propagazione del fuoco, facilitata da una serie di fattori come il vento (quelli di Santa Ana, nel caso di Los Angeles), le temperature, la siccità e, di conseguenza, la vegetazione secca.

Più di Biden, però, a descrivere come si sia arrivati a questo punto lo hanno fatto alcuni studi, più o meno recenti, che hanno descritto cosa sta accadendo e come sta cambiando lo stesso clima della città che incarnava il mito del sogno californiano. A queste latitudini sarà difficile in futuro parlare di stagione degli incendi. Una parola chiave è ‘hydroclimate whiplash’, ossia colpo di frusta idroclimatico (o meteorologico), un brusco passaggio da un clima umido a uno estremamente secco e viceversa, che possono aggravare gli effetti di alluvioni, tempeste e anche incendi boschivi.

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I colpi di frusta idroclimatici (sperimentati in tutto il mondo) – Questi colpi di frusta stanno diventando sempre più frequenti, in molte aree del mondo, Italia inclusa. Basti pensare a quanto accaduto in Emilia Romagna a settembre 2024: solo sulla provincia di Bologna sono cadute in 24 ore tra i 150 e i 200 millimetri di pioggia, quanta ne cade di solito in due mesi di precipitazioni.

“Molte di queste rapide transizioni da secco a umido e da umido a secco si sono verificate in tutto il mondo, spesso ponendo minacce formidabili per la salute umana e la sicurezza pubblica, la sicurezza alimentare e idrica e le infrastrutture” spiega uno studio pubblicato il 9 gennaio sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment e condotto da Daniel Swain, scienziato del clima dell’Università della California e del Centro nazionale per le Ricerche Atmosferiche, che studia i fenomeni meteorologici estremi.

La ricerca ha stabilito che, a livello globale, i ‘colpi di frusta idroclimatici’ sono aumentati del 31%-66% dal 1950 “e, probabilmente, raddoppieranno in uno scenario in cui il mondo raggiungerà 3 gradi Celsius di riscaldamento. “Il clima peggiore per gli incendi – ha spiegato Swain – non è quello che diventa perennemente più secco, ma quello i cui si alternano periodi più umidi e più secchi”.

Cosa sta accadendo in California – Durante l’inverno 2022-2023, spiegano gli autori dello studio “una sequenza prolungata di forti precipitazioni a seguito di diversi anni di grave siccità e incendi boschivi in California ha portato a ingenti danni alle infrastrutture e alle proprietà a causa di inondazioni diffuse e centinaia di frane superficiali, culminando in dichiarazioni di calamità in 40 delle 58 contee dello Stato”. In tre settimane, nove tempeste fluviali atmosferiche consecutive hanno fatto cadere precipitazioni da record e “gli accumuli stagionali sono stati in definitiva i più grandi mai registrati nelle parti centrali dello stato”.

Quell’umidità ha alimentato una crescita di erbe, piccoli arbusti, muschio e ramoscelli che crescono rapidamente e si infiammano facilmente. E così che è divampato il Park Fire, l’incendio che la scorsa estate, nella contea di Butte, ha bruciato oltre 174mila ettari. Quasi paragonabile al rogo di Camp del 2018, a Paradise, considerato finora quello dal peggiore impatto. Fino all’inferno di questi giorni: secondo alcune stime, i costi del disastro avrebbero già superato i 135 miliardi di dollari.

Dal punto di vista dei danni economici, quindi, il più costoso della storia degli Stati Uniti. Ma in questo caso sono subentrati diversi fattori: non solo il vento di Santa Ana che scende dalle montagne e diventa sempre più caldo, secco e veloce (ha raggiunto i 160 chilometri orari), ma anche le alte temperature e la mancanza di pioggia (da maggio 2024, sono stati registrati solo 7,6 millimetri di pioggia a Los Angeles) che prolungano la stagione degli incendi. Tutti fattori che, stando ai modelli, saranno sempre più frequenti. Secondo uno studio del World Resource Institute del 2023, in 20 anni gli incendi più grandi hanno raddoppiato la loro estensione, bruciando circa tre milioni di ettari in più.

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Come sta cambiando la frequenza e la potenza degli incendi – Nel 2018 i ricercatori del programma Recover, finanziato dalla Nasa, avevano analizzato oltre 40mila incendi dal Colorado alla California, divampati tra il 1950 e il 2017. E hanno rilevato che nel corso dei decenni presi in esame si è registrato un aumento costante del numero di incendi nella zona occidentale degli Stati Uniti. La maggior parte dei roghi nella zona occidentale (il 61%) si è verificata dopo il 2000.

Non solo: gli incendi stanno anche bruciando più acri di terra. La quantità media annuale di acri bruciati è in costante aumento dal 1950. Il numero di incendi, poi, nel corso dei quali sono andati in fumo incendi più di 100mila acri (156 miglia quadrate), quindi quelli più estesi, è aumentato negli ultimi due decenni presi in esame. Un trend che è andato avanti anche negli ultimi anni, tanto che in California è sempre meno vantaggioso per le assicurazioni offrire le proprie polizze. Secondo i dati dell’Agenzia federale per le assicurazioni, dei 2,8 milioni di quelle non rinnovate, tra il 2020 e il 2022, più di 530mila riguardano la contea di Los Angeles.

Secondo l’Epa, l’Agenzia statunitense per la Protezione dell’Ambiente, negli ultimi decenni la stagione degli incendi boschivi negli Stati Uniti si è allungata e anticipata a causa delle primavere più calde, delle stagioni secche estive più lunghe e della vegetazione più secca. Secondo un altro studio del 2023, coordinato da Patrick T. Brown, co-direttore del team per il clima e l’energia del Breakthrough Institute, think tank con sede a Berkeley, il cambiamento climatico ha aumentato del 25% il rischio di una crescita esponenziale degli incendi boschivi in California.

I ricercatori hanno analizzato quasi 18mila incendi divampati in California tra il 2003 e il 2020. Utilizzando l’intelligenza artificiale, per analizzare la relazione tra temperatura e crescita estrema degli incendi che bruciano più di 10mila acri al giorno. Hanno quindi simulato il comportamento di quegli incendi in condizioni preindustriali, nonché una serie di potenziali condizioni future.

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L’effetto spugna atmosferica e l’importanza dell’adattamento – Il ruolo della temperatura è importante, perché con ogni grado in più l’atmosfera è in grado di assorbire e rilasciare più acqua, creando il cosiddetto “effetto spugna atmosferica” che porta a inondazioni e siccità più intense. Ma tutto questo rende ancora più importante il ruolo dell’adattamento climatico, che deve tenere in conto i mutamenti in corso, dalla velocità dei venti all’umidità presente in atmosferica, fino ai periodi siccitosi che si prolungano.

C’è molto lavoro da fare, come mostra la gestione dell’emergenza a Los Angeles, iniziando banalmente dalla bassa pressione dell’acqua e dagli idranti che si sono prosciugati. Come raccontato da Martin Adams, ex direttore generale del Dipartimento idrico ed energetico di Los Angeles, il sistema idrico che rifornisce i quartieri non ha la capacità di erogare così grandi volumi d’acqua nell’arco di diverse ore. Tutte problematiche che hanno messo in luce le carenze dei sistemi di approvvigionamento idrico della città, non costruiti per incendi di questa portata e, di conseguenza, la vulnerabilità rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici.



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