Lavoro Facile – Le domande dei lettori, le risposte degli esperti. N. 2/2025

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1) Tempi più lunghi e tanto altro: pensioni, che batticuore. 2) Con questi stipendi è sempre più difficile tirare avanti. 3) Una mamma e i turni di notte: “Posso evitare di farli”. 4) Ho diritto all’assegno sociale? Vi accludo i miei dati. 5) Sì, il part time può essere anche a tempo indeterminato. 6) In via di Santa Costanza permane il giallo dei lavori fermi.

1) TEMPI PIÙ LUNGHI E TANTO ALTRO: PENSIONI, CHE BATTICUORE

Le pensioni che aumentano di un paio di euro sono una presa in giro. Non era meglio dire che non ci sono i soldi e che bisogna continuare a tirare la cinghia…
Carla Ricci – Per e-mail da Roma

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Assistenza fiscale

 

Si allungano o no i tempi per andare in pensione? Non ci si capisce niente. È mai possibile che su provvedimenti che riguardano tantissime persone si scateni un ping pong di conferme e smentite? Alla fine, a chi dare retta?
Marcello Borelli – Per telefono da Roma

Se in Italia gli stipendi sono tra i più bassi in Europa, anche per le pensioni le cose non vanno meglio. Come si può vivere con assegni che somigliano più a una mancia che altro. Che fare per cambiare questo stato di cose? In giro vedo troppa rassegnazione.
Lidia M. – Per e-mail da Roma

In effetti, sui tempi per andare in pensione ci sono stati giorni di batticuore. Era stata la Cgil a rivelare che dal 2027, cioè tra due anni, i requisiti necessari per accedere alla pensione di vecchiaia sarebbero diventati 67 anni e 3 mesi, in sostanza 3 mesi in più in base all’incremento legato all’aspettativa di vita di cui aveva parlato anche il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli.
Secondo il sindacato, “dalle verifiche effettuate risulta che l’Inps avrebbe aggiornato i criteri di calcolo delle pensioni introducendo un aumento dei requisiti di accesso”. Come conseguenza, “aumenteranno le persone che si troveranno senza tutele e si riproporrà il rischio di nuovi esodati, come coloro che hanno aderito ai piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla pensione” Nessuna variazione, invece, per gli anni 2025 e 2026.
Ma il 9 gennaio, l’Inps ha pubblicato una nota per smentire l’applicazione di nuovi requisiti pensionistici e garantire “che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate”.
Una tempesta in un bicchiere d’acqua? Pare proprio di sì, anche a sentire il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon. Alla fine, la Cgil ha preso atto che l’Istituto di previdenza ha cancellato qualsiasi aggiornamento dei termini pensionistici. Insomma, tutto come prima.
Però non c’è dubbio che il problema resta, in quanto a fronte della crescita delle persone che raggiungono l’età per andare in pensione, e vi restano più a lungo, diminuisce la platea di coloro che, lavorando, versano i contributi che finiscono nelle casse dell’Inps.
Sta qui il progetto di rendere strutturali le pensioni integrative, progetto intorno al quale molto si discute. Un argomento sul quale vale la pena di tornare.

2) CON QUESTI STIPENDI È SEMPRE PIÙ DIFFICILE TIRARE AVANTI

L’occupazione è in crescita ma poco si parla della “qualità” delle buste paga. Voglio dire che gli stipendi poveri non sono una rarità e, quindi, anche chi ha un lavoro stenta ad arrivare alla fine del mese.
Si potrebbe affermare “meglio così di niente”. Oppure rifarsi al detto “chi si accontenta gode”. Ma quando non si hanno i soldi in tasca per pagare bollette o affitti c’è poco da scherzare.
Arturo Silenzi – Per telefono da Roma

L’Italia – ha accertato l’Ocse, organizzazione della quale fanno parte 57 nazioni – è il Paese in cui gli stipendi reali, nei primi 3 mesi dello scorso anno, “erano più bassi del 6.9% rispetto a quelli di prima della pandemia” pure “in presenza di livelli record di occupazione”.
Come mai? Una delle spiegazioni è perché i salari bassi spingerebbero le aziende, anche piccole, ad aumentare le assunzioni, in quanto è più economico che fare investimenti in macchinari, tecnologie, ricerca e sviluppo. Ciò, in presenza di un’economia sostanzialmente ferma così come la produttività. Basti pensare che il Prodotto interno lordo (Pil) pro capite è allo stesso livello del1999.
È però vero che occorre distinguere tra settore e settore. Così mentre nell’industria, negli ultimi 25 anni, gli stipendi sono cresciuti del 75%, nella pubblica amministrazione solo del 45%. Tanto che – per esempio e secondo il rapporto più recente di Eurydice – nella scuola un docente italiano guadagna in media circa 24.000 euro contro i 28.000 dei francesi e i 54.000 dei tedeschi
Più in generale, qui da noi un dipendente ogni anno porta a casa in media 15.000 euro in meno di uno tedesco, 10.000 in meno di uno francese e quasi la metà di uno americano.
Come se ne esce? Per conoscere l’opinione dei nostri lettori è in corso il Sondaggione di “Lavoro Facile” al quale si può partecipare fino al 15 febbraio attraverso l’e-mail: sondaggio@laavorofacile.info. Oppure inviando un sms o WhatsApp al numero 388.4374457. Le risposte possibili sono: a) premere di più sulle imprese; b) se l’economia non cresce c’è poco da fare; c) ci vuole un intervento del governo.

3) UNA MAMMA E I TURNI DI NOTTE “POSSO RIFIUTARE DI FARLI?”

Fortunatamente ho un posto a tempo indeterminato in una struttura privata che lavora a ciclo continuo. Tutto bene, ma dallo scorso mese, per ragioni familiari (ho una figlia di 4 anni), non posso più effettuare i turni di notte che, di volta in volta, mi vengono richiesti. Prima del divorzio da mio marito non c’erano problemi, invece adesso…
Lucia P. – Per telefono da Roma

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il ministero del Lavoro ha chiarito, rispondendo a una specifica richiesta, che la/il lavoratrice/lavoratore possono rifiutare la prestazione notturna in quanto “unico genitore affidatario” di un minore di 12 anni. Ciò in virtù di quanto stabilito dall’articolo 11, comma 1 del Dlgs 66/2003.
Quindi, in base alle indicazioni fornite, Lucia P. deve essere esclusa da qualsiasi impegno notturno. In caso contrario, l’azienda può andare incontro a sanzioni.

4) HO DIRITTO ALL’ASSEGNO SOCIALE? VI ACCLUDO I MIEI DATI…

A chi spetta e che cosa fare per ricevere l’assegno sociale? Credo di averne diritto. Allego i miei dati per una valutazione.
Michele S. – Per e-mail da Tivoli

L’assegno sociale ha preso il posto della pensione sociale. Possono richiederlo i cittadini italiani, i cittadini comunitari iscritti all’anagrafe del Comune di residenza, i cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno, i rifugiati politici o in protezione sussidiaria. L’assegno è di 534,41 euro/mese per 13 mensilità.
I principali requisiti per ottenerlo sono: 67 anni di età, stato di bisogno economico, 10 anni di soggiorno legale e continuativo, un reddito complessivo nel quale rientrano i redditi assoggettabili all’Irpef, quelli relativi a terreni e fabbricati, le pensioni e gli assegni erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi, i titoli di Stato.
Il pagamento scatta all’inizio del primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della richiesta. Il beneficio ha carattere provvisorio in quanto il possesso dei benefici viene verificato ogni anno.
La domanda va inviata online all’Inps attraverso il servizio dedicato. Oppure ci si può rivolgere agli enti di patronato o ai Caf.
Detto questo, e dai dati che ci sono stati inviati, il sig. Michele S. ha diritto all’assegno sociale.

5) SÌ, IL PART TIME PUÒ ESSERE ANCHE A TEMPO INDETERMINATO

Un contratto part time può essere a tempo indeterminato? E in che modo si può quantificare l’orario? Il contratto deve essere sempre elaborato in forma scritta?
Fabio Lulli – Per e-mail da Roma

Sì, il contratto part time può essere sia a tempo determinato che indeterminato. Queste le tipologie.
Part time orizzontale. Prevede un orario giornaliero inferiore rispetto a quello normale: dunque, considerando otto ore lavorative, è dipendente in part time orizzontale colui che lavora, per esempio, cinque ore al giorno per tutti e cinque i giorni lavorativi della settimana.
Part time verticale. Il lavoratore presta la sua opera con orario giornaliero a tempo pieno solo in determinati giorni della settimana, del mese o dell’anno (per esempio, lavorando per due giorni alla settimana invece che cinque, o a settimane alternate).
Part time misto. Risulta dalla combinazione delle precedenti tipologie (per esempio, cinque ore al giorno per tre giorni alla settimana).
Il contratto va sempre stipulato in forma scritta e deve obbligatoriamente contenere l’orario di lavoro con tutti i riferimenti di giorno, settimana, mese e anno. Se il part time è a tempo determinato deve essere indicato il termine di scadenza.

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6) IN VIA DI SANTA COSTANZA PERMANE IL GIALLO DEI LAVORI FERMI

Qualche settimana fa vi avevo già scritto per segnalare l’incredibile situazione in cui si trova via di Santa Costanza a Roma, tra via Nomentana e piazza Istria.
Per il rifacimento delle aree di sosta, a fine luglio sono cominciati i lavori che però si sono ben presto fermati. Ed è così ancora oggi, con i disagi che si possono immaginare. La denuncia/protesta è finita anche su altri giornali ma niente è successo.
Intanto, qua e là, alcuni automobilisti hanno tolto le recinzioni-pollaio e ripristinato una ventina di posti per la sosta. Il mistero continua.
Marcella G. – Per e-mail da Roma

È proprio così, e non ci sono cartelli a spiegare chi è la ditta responsabile dei lavori, il loro inizio e la loro conclusione. Come pure sarebbe d’obbligo.
Il Giubileo è cominciato, alcune opere si sono concluse. Forse per via di Santa Costanza si aspetta il prossimo Anno Santo?





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