Milano, la saga dei fratelli Beccalli da Quarto Oggiaro: i «re delle rapine» condannati dopo 14 anni

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di
Andrea Galli

Raffica di udienze con continui rinvii per (presunte) improvvise malattie degli imputati. Ora i giudici del Tribunale di Pavia hanno emesso sentenza contro la banda, protagonista anche di un colpo da far west alla Barona

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Oh, finalmente, giustizia è fatta. Ma qui intendendo, attenzione, essendo sempre e comunque il primo grado di giudizio, che dopo quattordici anni di processo, ebbene sì, quattordici anni per davvero, quattordici anni di udienze, quattordici anni di testimonianze, quattordici anni di certificati di malattia di questo oppure di quell’imputato, quattordici anni di rinvii, quattordici anni di attese, quattordici anni di trasferte dei carabinieri per rispondere alle domande in aula, insomma, conviene ripeterlo casomai non sia chiaro, quattordici anni dicasi quattordici, e viva l’Italia, adesso il Tribunale di Pavia, incredibile avvenimento, ha appena emesso sentenza contro la banda che nel 2010, un’era fa, inutile sottolinearlo, aveva assaltato (anche) la filiale di Banca Intesa sita in piazza Bonacossa a Dorno, un paese di 4.500 abitanti in provincia di Pavia, in Lomellina, in teoria posto tranquillo e mica da Far West contemporaneo, quand’era il mese di giugno e la presunta formazione di banditi capeggiati dai fratelli Oscar e Luigi Beccalli alias «Lucianino», entrambi ormai prossimi ai sessant’anni d’età, aveva fatto una ventina di ostaggi e cinquemila euro di denaro preso e portato via.

Gli imputati, va da sé, specie il capo indiscusso, anzi l’ipotetico capo indiscusso cioè proprio quel «Lucianino» da Quarto Oggiaro, una periferia dove egli rimane venerato, e anche di più, si sono proclamati innocenti; hanno avvocati d’esperienza e pelo, di furbizia, non è una notizia, e per questi benedetti/ maledetti quattordici anni, quantomeno a sentire l’accusa, costoro ne han fabbricate di ogni non lesinando indubbie capacità creative, come strategia e come tattica, adducendo per gli assistiti malattie improvvise e attacchi d’ansia e malori e svenimenti e di nuovo malattie improvvise e attacchi d’ansia e malori e svenimenti, per procrastinare, s’intende, allungare, trascinare all’infinito, in eterno, rinviare la sentenza, frantumare la pazienza e non soltanto quella.




















































Dopodiché tutto quanto finisce purtroppo o per fortuna, dipende dai casi, e il collegio giudicante del Tribunale così ha stabilito: anni 7 di pena per i due Beccalli come per gli ulteriori due della banda, Maurizio Tripi e Michele Mennoia, parimenti figure di spessore criminale, scorza dura, veri duri, spregiudicati, tosti anche loro, tanto tosti, tosti assai.

Il medesimo Luciano Beccalli ha tenuto nella fase conclusiva del processo, come racconta il puntuale collega Sandro Barberis sul quotidiano la Provincia pavese, un monologo a propria ed estrema difesa, un monologo articolato, ragionato, strutturato, e d’altronde egli, Lucianino, a detta per primi degli stessi carabinieri del glorioso Nucleo investigativo di via della Moscova che su di esso si sono specializzati imparandone il meticoloso, perfino sofisticato approccio alla rapina, ha rivoluzionato a modo suo questo specifico settore criminale forte com’è stato di testa, un uomo sagace nella preparazione, nella disciplina, nella conduzione dei sopralluoghi mirati, diciamo anche chirurgici, infine negli attacchi e nella gestione degli stessi.

Da allora – non ci fu soltanto la rapina a Dorno bensì, tutt’anzi, una serie di colpi soprattutto a Milano compreso uno, mitologico per svariati motivi, nel quartiere della Barona, di lunghissima durata temporale, di attimi veri di tensione, d’un duello cinematografico tra banditi e carabinieri, tra carabinieri e banditi – ebbene si diceva, da allora nessuno mai ha replicato la meticolosa preparazione della rapina in banca dei Beccalli & soci, nessuno ha superato i Beccalli brothers nella scelta dell’istituto di credito-bersaglio, nella preparazione psico-fisica delle settimane antecedenti l’attacco, perfino nella cura, maniacale, del corpo, e pertanto dell’alimentazione, dell’allenamento atletico, della purificazione dai veleni delle droghe e dell’abuso alcolico. Han fatto scuola, ma a un certo punto anche le scuole chiudono, ce ne si faccia una ragione.

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