La carica dei quadricicli elettrici: in Italia è boom. Ecco i più venduti

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ROMA – E’ vero, gli italiani non comprano le auto elettriche attualmente disponibili sul mercato, ma se per gli spostamenti urbani gli si offrono soluzioni più compatte e sostenibili, sia nel prezzo che nelle emissioni, sono pronti ad accoglierle. Lo dimostra il boom che ha avuto nel 2024 in Italia la vendita di quadricicli, quelle microcar che, nell’ormai quasi abbandono delle citycar di segmento A da parte delle case automobilistiche, stanno diventando sempre più visibili sulle strade cittadine. Secondo Dataforce, lo scorso anno le immatricolazioni di queste vetturette sono cresciute del 25,78% rispetto al 2023, con un totale di 21.442 unità. E a guidare la crescita sono stati proprio i quadricicli elettrici che, totalizzando 13.389 targhe, hanno segnato un’impennata delle immatricolazioni del 35,53%.

Questa espansione è stata trainata principalmente dalla domanda di quadricicli leggeri (L6) elettrici, quelli cioè che non possono superare i 45 km/h e, essendo equiparati ai ciclomotori, possono essere condotti anche da persone in possesso di patente AM, conseguibile al compimento dei 14 anni. Questi veicoli nel 2024 sono passati da 7.354 a 10.988 unità immatricolate, con una crescita del 49,42% rispetto all’anno precedente. Tra le microcar elettriche, a dividersi il mercato in Italia sono stati prevalentemente due modelli: la Citroen Ami con 5.326 immatricolazioni (48,5% di quota), e la Fiat Topolino (36,6%) con 4.026 immatricolazioni.

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C’è da dire, però, che mentre l’Ami è sul mercato già dal 2020, la Topolino è arrivata in concessionaria solo nel 2024, eppure in un solo anno ha accelerato le vendite fino ad arrivare a chiudere il quarto trimestre del 2024 con sole 89 immatricolazioni di differenza con la Ami che, al contrario, sta perdendo visibilmente colpi, scendendo in un anno del 15,4%. La Aixam E-City, invece, nel 2024 ha venduto solo 776 unità (7,1%).

Ci sono poi i quadricicli elettrici pesanti (L7), che non possono superare gli 80 km/h e si possono guidare con patente B1 dall’età di 16 anni. Qui la top tre è composta dalla best seller Xev Yoyo, con 1.791 immatricolazioni nel 2024 (74,6%), seguita da Microlino, con 99 unità (4,1%) e Alba Street Cart, con 71 unità (3%).

Anche il segmento dei quadricicli con motore a combustione è cresciuto nel 2024 (+12,35% a 8.053 immatricolazioni), seppur meno rispetto agli elettrici. E pure in questo caso a guidare il rialzo sono stati i quadricicicli leggeri, con 6.967 immatricolazioni (+15,96%).

Interessante è anche l’analisi dei canali di vendita fatta da Dataforce, che evidenzia un notevole aumento della presenza dei quadricicli nelle flotte, con un incremento del 37,88% rispetto al 2023. Anche se il vero protagonista della crescita delle vendite è il canale delle autoimmatricolazioni, ovvero dei chilometri zero, proprio come accade sul mercato delle auto tradizionali. Questo canale lo scorso anno ha registrato una vera e propria impennata, con un aumento del 157,02% rispetto al 2023, contribuendo con il 4,18% al totale delle immatricolazioni del segmento. Nel solo ultimo trimestre le autoimmatricolazioni sono cresciute di 395 unità, un chiaro segnale, secondo Dataforce, dell’avvio di una nuova fase per il mercato dei quadricicli, con i produttori che si stanno velocemente adattando a queste nuove dinamiche.

Ma questo momento di grazie per i quadricicli durerà? In una recente analisi McKinsey affermava che “se l’interesse per la micromobilità aumenta e le autorità di regolamentazione spingono questa opzione, questo segmento potrebbe raggiungere un mercato totale di 100 miliardi di dollari all’anno in Cina, Europa e Nord America entro il 2030“. Secondo Francesco Farris, Business e Project Manager di Dataforce Italia, con il vuoto di offerta che c’è nel segmento A delle citycar, “per il mercato dei quadricicli si prospetta un momento di espansione e profitti, che porterà con se molte novità’’. A meno che, precisa Farris, non si concretizzi “l’idea di de Meo, sposata anche da Mario Draghi, di creare una kei car europea con piattaforma multibrand e oggetto di collaborazione tra i costruttori europei’’. Un’idea che al momento rimane solo sulla carta, ma che sembra condivisa anche dall’Italia, almeno secondo quanto scritto a novembre in un rapporto del Ministero dell’Economia, che indicava l’adozione di una kei car tipo giapponese come possibile ricetta per superare i ritardi accumulati dall’Italia nel percorso verso l’elettrificazione. In particolare il rapporto, intitolato “La transizione tecnologica dell’automotive italiano – Analisi della filiera, aspetti tecnologici e strumenti di policy”, proponeva l’introduzione di “una nuova categoria di piccole autovetture (non più lunghe di 3,40 metri e non più larghe di 1,48 metri), esclusivamente elettrificate, dedicate agli spostamenti urbani, che consentano di sfruttare sia i vantaggi dei quadricicli elettrici (in termini di costo, peso e dimensione delle batterie), sia quelli delle citycar (in termini di versatilità d’uso e numero di passeggeri)’’. E per la diffusione di queste autovetture si ipotizzavano “piani di incentivo all’acquisto o vantaggi di varia natura nell’impiego in città’’, come ricariche e parcheggi gratuiti o a prezzo calmierato, azzeramento della tassa di possesso, maggior accessibilità nelle zone a traffico limitato. Certo, se tutto ciò si dovesse realizzare i quadricicli avrebbero vita dura!



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