Dopo il trionfo della reunion dei Club Dogo e il successo del suo ultimo disco “Ferro del mestiere”, Jake La Furia è pronto a riaffermare il suo dominio nella scena rap con FAME, il nuovo album prodotto da Night Skinny, disponibile da ieri su tutte le piattaforme.
Un titolo che è già una dichiarazione d’intenti: FAME non è solo un richiamo alle origini, ma rappresenta la necessità impellente di raccontare, senza filtri né compromessi, il mondo in cui viviamo. Jake, con il suo stile inconfondibile, continua a intrecciare rime crude e dirette, alimentate da una consapevolezza maturata in anni di carriera tra trionfi e cambiamenti.
Jake La Furia non ha mai smesso di essere una voce autorevole del rap italiano. Con i Club Dogo prima e da solista poi, ha saputo mantenere viva la sua credibilità, grazie a un linguaggio schietto e a un’attitudine che non si piega alle mode del momento. Per questo nuovo lavoro ha scelto di affidarsi a Night Skinny, uno dei producer più influenti della scena, per costruire un sound potente e senza compromessi.
Nei giorni che hanno preceduto l’uscita, l’artista ha acceso l’hype con 64 NO BRAND, un manifesto che ha fatto capire subito le intenzioni del progetto: nessuna concessione, solo rap puro. Ad arricchire la tracklist, una serie di collaborazioni di spessore, con nomi del calibro di Guè, Rkomi, Rose Villain, Ernia, Noyz Narcos e Bresh, tra gli altri.
Scopriamo ogni traccia di FAME
Jake La Furia dimostra ancora una volta di essere uno degli ultimi grandi narratori della strada nel rap italiano. Il suo linguaggio è diretto, sporco e senza filtri, la sua metrica affilata come una lama e le sue barre un mix letale di crudo realismo e sarcasmo feroce.
“Back Like Cooked Crack” è l’intro perfetto per FAME: Jake si riprende il suo posto nel rap game con un pezzo che è un pugno nello stomaco. Il titolo è un chiaro riferimento alla cocaina cucinata per diventare crack, metafora della sua rinascita artistica. Le barre sono dense di immagini forti, in cui si descrive un’esistenza vissuta al limite, tra soldi, dolore e sopravvivenza. La sua scrittura non lascia spazio a interpretazioni romantiche: la realtà che racconta è brutale, i riferimenti alla criminalità e alla droga sono espliciti, ma senza glorificazione. Jake non è qui per piacere a tutti, e lo dimostra con punchline velenose e riferimenti alla sua storia personale.
“Io sono stato odiato e perseguitato, come Cristo”
“Diego Armando” è un pezzo in cui Jake incarna lo spirito di Maradona: talentuoso, inarrestabile e al tempo stesso autodistruttivo. L’apertura è una critica alla scena musicale attuale:
“Questa musica è sempre peggio, frate’, vuoi una cosa fatta bene? Fattela da solo”.
È un Jake senza filtri, che disprezza le nuove generazioni di rapper più inclini a TikTok e ai balletti che alla vera scrittura. Il ritornello, con il suo “Volevo essere re, meglio ’e Pelè”, crea un paradosso interessante: la voglia di grandezza, il confronto con i miti, ma anche la consapevolezza che la fama può essere una prigione. Musicalmente, il pezzo ha un sound potente, con un beat che richiama il rap old school, enfatizzando il contrasto tra il rap moderno e quello con cui Jake è cresciuto.
Ossessione per il successo e culto del denaro
“Ambition” si sposta su un terreno più personale e intimo. È un brano che parla dell’ascesa, della fame di successo e della lotta per emergere, ma anche del costo emotivo che tutto ciò comporta. L’intro è quasi poetica:
“Farò squagliare questo beat cantando la nostra storia”.
Il pezzo si distingue dagli altri per il tono più introspettivo, con riferimenti alla sua carriera e alle difficoltà affrontate. La frase “Io non voglio essere il primo perché i primi stanno soli” è particolarmente significativa: essere al vertice può significare perdere tutto il resto. Anice, con il suo ritornello melodico, aggiunge un tocco di malinconia, rendendo il brano una sorta di inno per chi ha sacrificato tutto per il successo.
Con la partecipazione di Rose Villain e Artie 5ive, “Money on My Mind” è una riflessione sul potere del denaro, il vero dio della società moderna. Jake racconta come il denaro abbia plasmato la sua vita, da quando “scappavo dagli sbirri e sparavano al vetro” fino al punto in cui “la mia collana è un cappio da 200K”. L’ossessione per il denaro si mescola alla disillusione: la ricchezza non è sinonimo di libertà, ma un’altra forma di schiavitù. Rose Villain arricchisce il brano con un ritornello di malinconia:
“Mi hai spezzato il cuore, ne compro un altro”.
Qui il denaro diventa un anestetico emotivo, un tentativo di colmare vuoti che non possono essere riempiti solo con le banconote.
“VIAGRA” è una metafora: la musica come stimolante, un’energia che tiene in piedi anche chi sembra destinato a crollare. La collaborazione con Kid Yugi rende il pezzo ancora più aggressivo, con rime crude e riferimenti a una realtà senza filtri:
“Sta musica di strada è viagra per pregiudicati, davanti a un fucile ritornate ad essere artisti”.
La frase “Faccio serate, prodotto ed acqua come un tassista” è una delle immagini più ciniche dell’album, rappresentando la routine di chi è immerso in un lifestyle fatto di eccessi e pericoli.
Il manifesto del gangsta rap italiano
Se c’è un brano che incarna perfettamente l’identità di Jake La Furia, è questo. “64 NO BRAND” è puro gangsta rap, senza sovrastrutture, senza filtri, senza compromessi. Jake prende a schiaffi la scena musicale italiana con rime al vetriolo, mostrando la sua superiorità senza bisogno di brand o gimmick. “Sono lo sugar daddy della Sony, strappo gli assegni” è una barra che sottolinea la sua posizione dominante nell’industria musicale. La produzione richiama l’hip-hop classico, con un beat sporco e aggressivo che enfatizza il tono minaccioso delle liriche. La seconda parte del brano alza ancora di più il livello, con un cambio beat che lo rende ancora più incisivo.
Forse il brano più cupo dell’album, “Cucchiaino” racconta la realtà della droga senza edulcorazioni. Il titolo stesso è un riferimento diretto al cucchiaino usato per sciogliere l’eroina, e la traccia dipinge un quadro spietato della tossicodipendenza e della criminalità.
Jake e Nerissima Serpe si alternano su un beat ipnotico, con rime che scavano nel degrado: “Dipingo col sangue di ’sti pezzi di merda” è una linea che racchiude tutto il mood del pezzo. Il ritornello di Nerissima Serpe è ossessivo, creando un contrasto perfetto con la crudezza delle strofe.
“MILANO BLOODY MONEY” ft. Ernia è una fotografia implacabile di Milano, non quella da cartolina, ma quella dove il denaro si sporca di sangue e il potere è un gioco tra pochi. Jake La Furia e Ernia costruiscono un racconto in cui soldi, violenza e corruzione si intrecciano, rendendo la città un microcosmo di ingiustizia e cinismo.
L’epica della droga tra sacro e profano
Se c’è un brano in FAME che trasuda criminalità e lifestyle da narcos, è “Cocco24”. Il titolo stesso gioca sulla cocaina (cocco nel gergo di strada), e ogni barra è un’immersione in un mondo dove la polvere bianca è moneta di scambio e strumento di potere.
Jake apre con un’immagine fortissima: “Io non m’illumino d’immenso”, ribaltando la celebre poesia di Ungaretti per sottolineare come la sua realtà sia ben lontana da ogni tipo di illuminazione spirituale.
“Vuoi il pezzo? Il materiale qua aumenta il PIL sottomondo”
Evidenzia come il mercato della droga sia un’economia parallela più solida di quella legale. Tony Boy nel ritornello trasforma la cocaina in una divinità moderna creando un parallelismo tra religione e sballo. Noyz Narcos, veterano del gangsta rap italiano, dipinge scene di pura illegalità. Papa V chiude con un’immagine di paranoia e isolamento. È il lato più oscuro di questa vita, in cui il successo non è sinonimo di libertà, ma spesso di prigionia mentale.
In “Con uno sguardo”, Jake e Tony Boy raccontano una relazione intensa e autodistruttiva, ambientata tra soldi, droga e notti pericolose.
L’evasione impossibile e il caos prima della fine
Una fuga dal caos della città e dalla vita criminale? Non proprio. “Andiamo al mare” suona come un viaggio on the run, con Jake che cerca di scappare dai problemi senza riuscirci davvero. L’intro è già un racconto di paranoia:
“Bae, venivano da me, suonavano alle tre, volevano smontarmi casa”.
Il pezzo è una corsa contro il tempo, con immagini da film d’azione:
“Dal posto di blocco chilla, tranquilla, se parte una scintilla, il posto sarà sbirri contro killer”.
Poi anice aggiunge un tocco melodico, rendendo il contrasto tra la leggerezza dell’estate e la tensione del brano. Se il mondo dovesse finire domani, Jake La Furia vorrebbe viverlo esattamente così: senza rimorsi, senza freni, senza paura. Ce lo racconta ne “L’ULTIMO GIORNO DEL MONDO” ft. Guè & Rkomi. Jake si scaglia contro l’industria musicale moderna, dove il rap, almeno nella sua forma più autentica, sembra destinato a morire tra hit preconfezionate e artisti senz’anima. Ma poi si lancia nel tema centrale del brano: vivere senza rimorsi, anche se questo significa bruciare fino all’ultimo istante.
L’album si chiude con “Danza della pioggia” ft. Alborosie. Jake si sposta su un piano più sociale e politico. Il brano è un attacco al sistema, una denuncia contro il potere e le sue ingiustizie.
Jake La Furia consegna un album che è un mosaico di storie crude. FAME non è un disco per tutti, ma è esattamente ciò che il rap italiano aveva bisogno.
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