L’amministrazione Trump, alla prova dei fatti

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Tutto, ma proprio tutto, è battaglia politica. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha esitato a trasformare in polemica il disastro aereo di Washington, dove mercoledì un aereo di linea regionale si è schiantato contro un elicottero militare, provocando più di 40 vittime, tra cui due stelle del pattinaggio russo. L’inquilino della Casa Bianca ha puntato il dito contro la precedente amministrazione, in particolare contro le politiche di inclusione utilizzate per le assunzioni della Federal Aviation Administration (FAA), l’agenzia governativa che gestisce le infrastrutture e il traffico aeroportuale. La collisione, avvenuta nei pressi dell’aeroporto nazionale Reagan, segna il più letale incidente aereo negli Stati Uniti dal novembre 2001, quando un aereo passeggeri si schiantò nel Queens, New York, uccidendo 265 persone. Allo stesso anno risalgono le vittime degli aerei dirottati durante gli attacchi terroristici dell’11 settembre. La nuova amministrazione americana, alle prese con la prima vera crisi a pochi giorni dall’Inauguration Day, sta affrontando anche lo scrutinio del Senato, che ieri ha portato avanti le audizioni di conferma di tre membri particolarmente controversi della squadra di governo: Robert F. Kennedy Jr., Kash Patel e Tulsi Gabbard.

Trump all’attacco?

Le autorità americane, riferisce l’emittente Cnn, hanno recuperato due delle scatole nere presenti sul jet, precipitato nel fiume Potomac. L’incidente, che pare derivare da mancanze nel controllo del traffico aereo, ha scatenato un acceso dibattito fra Trump e l’ex segretario ai Trasporti, Pete Buttigieg, sulle dichiarazioni del tycoon contro la gestione Biden e le sue politiche di diversità e inclusione (già sotto attacco da parte della nuova amministrazione repubblicana). “Questo è stato prima del mio insediamento, di recente la FAA stava reclutando attivamente lavoratori che soffrono di gravi disabilità intellettive, problemi psichiatrici e altre condizioni mentali e fisiche nell’ambito di un’iniziativa di assunzione basata sulla diversità e l’inclusione”, ha detto Trump, senza fornire prove di alcuna correlazione con l’incidente. Buttigieg, per parte sua, ha replicato in un post su X: “È disgustoso. Mentre le famiglie piangono i loro cari, Trump dovrebbe fare il leader, non diffondere falsità. Abbiamo messo la sicurezza al primo posto, riducendo i rischi di collisioni, migliorando il controllo del traffico aereo e, sotto la nostra amministrazione, non si sono registrati incidenti mortali tra i voli commerciali, su milioni di voli”.

Gli uomini (e le donne) del presidente?

Il secondo mandato di Trump, dunque, si preannuncia già come un quadriennio al vetriolo, con uscite ‘sopra le righe’ da parte non solo sua, ma anche della sua squadra di governo. Proprio nella giornata di giovedì, il Senato ha svolto le audizioni di conferma di Kennedy Jr., Patel e Gabbard, considerati tra le personalità più controverse del gabinetto Trump 2.0. Negli Stati Uniti, infatti, le nomine del presidente devono passare al vaglio della Camera alta del Congresso, dove vengono ‘grigliati’ – in inglese viene spesso usato questo verbo – con decine di domande, il cui obiettivo è stabilirne l’idoneità alla funzione loro assegnata. Kennedy, nominato per il ruolo di Segretario alla Salute e ai Servizi Umani, ha cercato di distanziarsi dalle sue posizioni no-vax, ma ha comunque ricevuto critiche per le sue opinioni passate. Patel, proposto come direttore dell’FBI, ha dovuto rispondere a domande riguardo al suo ruolo nei disordini del 6 gennaio 2021 al Campidoglio, e legami con movimenti estremisti. Gabbard, candidata a direttore dell’Intelligence Nazionale, ha sollevato preoccupazioni per il suo supporto a Edward Snowden, la vicinanza a posizioni russe su diversi dossier e per il fatto di aver incontrato nel 2017 il presidente siriano, Bashar Al-Assad. Degno di nota, poi, il fatto che i tre sono stati bersagliati non solo dall’opposizione democratica, ma anche dai senatori repubblicani di area non-MAGA (cioè non vicini a Trump).

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Una brutta settimana?

Che la nuova amministrazione Trump avrebbe fatto discutere, era chiaro sin dalla campagna elettorale. Ma il rischio è che le posizioni estreme dei suoi vertici non trovino poi una sintesi coerente da tradurre in azioni concrete, in politica interna come in politica estera. Questa settimana ne è stata una prova. Lunedì, un promemoria scritto da un direttore ad interim dell’ufficio bilancio della Casa Bianca aveva causato panico diffuso, rischiando di far bloccare il sistema Medicaid in meno di 24 ore. Giovedì, i nuovi responsabili della Difesa e dei Trasporti di Trump si sono ritrovati nel mezzo delle indagini sul peggior incidente aereo nazionale degli ultimi due decenni. “La gestione da parte del presidente Trump di due crisi questa settimana – scrive Natalie Andrews sul Wall Street Journal – ha rapidamente spostato la Casa Bianca dall’euforia dell’insediamento alla realtà del governo”. Trump ha gestito “entrambi i problemi con lo stesso approccio: schivando ogni colpa e attaccando solo i democratici, i media e i suoi predecessori”, conclude Andrews. 

Il commento

Di Mario Del Pero, ISPI e Sciences Po

“C’è molto di teatrale e di ‘performativo’ in questi primi giorni della seconda amministrazione Trump. Ordini esecutivi dal linguaggio sovraccarico – si pensi solo ai costanti riferimenti alla presunta ispirazione “marxista” delle politiche democratiche che si vorrebbe cancellare – e dai contenuti radicali, che talora pretendono addirittura di abrogare con un colpo di penna fondamentali emendamenti costituzionali. E una retorica, quella del Presidente, che non si modera e istituzionalizza, ma continua a essere dispiegata contro gli avversari interni e internazionali, in una sorta di campagna elettorale permanente. Con le corti che subito intervengono a bloccare molti provvedimenti di Trump, evidenziandone in alcuni casi la patente incostituzionalità, le prime avvisaglie di divisioni e scontri nell’amministrazione, e maggioranze congressuali repubblicane assai esili, questo sembra essere il grande punto interrogativo oggi: se come già nella prima esperienza presidenziale di Trump, anche nella seconda l’elemento caratterizzante sarà lo scarto tra parole e atti, retorica e politica, promesse e risultati”.



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