“Grazie Sara per la tua interpretazione della vita abitata dall’amore. Eri una pura di cuore”. A Palù di Giovo la Messa in memoria della giovane ciclista travolta da un’auto

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“A convocarci questa sera è Sara, la sua interpretazione della vita abitata dalla fede e dall’amore. A convocarci è la straordinaria testimonianza del papà, della mamma e dei fratelli di Sara: ci stanno mostrando come anche la notte più oscura può essere varcata nel momento in cui la fede entra dentro di te e diventa la tua vita. Chiediamo a Dio Padre, sentendo vicina Sara, che l’interpretazione della vita che lei ci ha dato, fatta di creatività, di bellezza, di capacità di cogliervi la forza dell’amore, possa diventare anche la nostra esperienza”.
Ci sono almeno quattrocento persone stipate nella chiesa di Palù di Giovo, nella serata di venerdì 31 gennaio, ad ascoltare le parole accorate con cui l’arcivescovo Lauro introduce la Messa in suffragio di Sara Piffer, a sette giorni dal tragico investimento della ciclista diciannovenne, uccisa da un’automobile a Mezzocorona lo scorso 24 gennaio.
In prima fila i genitori e i fratelli, i nonni. E accanto a loro, soprattutto, tanti ragazzi e giovani: i compagni di classe e di squadra, gli amici del paese e di quella val di Cembra dove la ragazza, radicata in una fede cristiana solida quanto inattesa, sognava di poter riunire presto un gruppo di pastorale giovanile. “Lo aveva confidato due giorni prima di morire ai parroci don Lucio e don Romano nella canonica di Verla ed era un desiderio maturato dopo aver preso parte all’apertura del Giubileo a Trento”, ammette papà Lorenzo prendendo la parola quasi a proseguire l’omelia, nella quale don Lauro traduce le beatitudini evangeliche, proclamate nella Messa, nella testimonianza esemplare di fede di questa ragazza e della sua famiglia, capace fin da subito di perdonare l’investitore, nonostante il “grande vuoto” da lei lasciato. Lo ha dimostrato, appena dopo la tragedia, il fratello Christian che pedalava con lei: “Ho visto la potenza di questo giovane che a soli vent’anni ci insegna che non c’è alternativa all’amore e l’odio è disperazione e mai vittoria”, commenta monsignor Tisi.

“Ho potuto – prosegue don Lauro –  leggere i suoi scritti: Sara era una pura di cuore, che ha attraversato la vita senza lasciarsi sfiorare dalla forza bruta della cattiveria e dall’aggressività”, sottolinea l’Arcivescovo.”Ci ha dimostrato, a me per primo, che si può percorrere la valle oscura della vita regalando agli altri semplicemente la bellezza dell’amare. Ho visto in lei che si può unire la passione per le dinamiche della vita – dallo sport al creato, agli animali – e l’esperienza di fede”.

Quindi, rivolgendosi a lei in prima persona, monsignor Tisi prosegue: “Cara Sara, raggiungi i giovani e racconta loro che con Cristo la vita può essere vita nuova, che si fa perdono, incanto e stupore. Regala anche a noi la tua creatività ed energia. Hai restaurato la Madonna del capitello del vascon (poco sopra il paese di Palù): restaura in noi la passione per Cristo e metti dentro di noi la forza del perdono”.

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Ai giovani si rivolge quindi – dopo il commovente addio pronunciato il giorno del funerale – anche il papà di Sara, Lorenzo, confidando loro di aver avvertito nel dolore straziante per la perdita della figlia e nella nostalgia “dei suoi abbracci e dei suoi occhi sinceri” una voce che gli chiedeva di raccontare la sua “breve ma intensa vita” con la sua “semplicità contagiosa”. “Sara amava la vita e aveva molti progetti. Raccoglieva un sasso e un pezzo di legno e il giorno dopo era già un’opera d’arte. Si divertiva a disegnare le cover dei cellulari. Sulla sua aveva scritto la frase: ‘a volte la via giusta non è la più facile’. Aveva capito che la vita è un dono e i valori sono dentro di noi e tutti  abbiamo qualità da far emergere”.
Papà Lorenzo ricorda, tra le date significative, la nascita di Sara, il
7 ottobre, festa della  Madonna del Rosario: “Sì, proprio il rosario al quale è sempre stata legata e che portava sempre con sé in trasferta. Oggi Sara, che ogni settimana amava andare a Messa, sarebbe stata felice di essere qui con voi. Mi correggo: è felice di essere con voi! Sarebbe bello che qualcuno di voi giovani portasse avanti il desiderio di Sara di riavvicinare i giovani alla Chiesa. Dio non toglie nulla ma dona, chiede solo ad ognuno di noi di essere felici. Ma la felicità vera, profonda, è far felici gli altri, come fanno i veri amici”.

L’invito finale dell’Arcivescovo è un appello fraterno: “Non lasciamo sola questa famiglia nel suo dolore. Loro ci hanno dato tanto, noi dobbiamo dare altrettanto in vicinanza”. Il canto dei giovani “Soffierà il vento forte della vita” è promessa e garanzia: “Sara è in Dio”, assicura don Lauro prima di abbracciare papà Lorenzo, mamma Marianna e i tre figli. Una carezza che si estende, qualche fila più in là, anche a Luca Lorenzi, papà di Matteo, il 17enne pure vittima recente di uno schianto in bicicletta. Genitori uniti nel dolore, ma anche testimoni di speranza.

 



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