Entrano in vigore i dazi per Canada, Messico e prodotti cinesi. Dall’accordo di scambio libero Usmca alla risposta dei Paesi coinvolti: ecco alcuni chiarimenti sulla guerra commerciale
La guerra commerciale degli Stati Uniti comincia oggi, primo febbraio 2025. È la data che il presidente Donald Trump, al suo secondo mandato, aveva annunciato o scatto di dazi del 25% per Messico e Canada e del 10% per i prodotti cinesi. La promessa, inoltre, è di imporli presto o tardi anche all’Unione europea. L’ufficialità potrebbe arrivare dallo stesso Trump nei prossimi giorni, intanto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha smentito le recenti indiscrezioni di Reuters secondo cui i dazi sarebbero slittati al primo marzo, confermando la data del primo febbraio.
I confini
Secondo le previsioni degli esperti, tale decisione drastica potrebbe avere conseguenze sulla logistica produttiva, industriale e commerciale a livello globale ma certo è che le conseguenze maggiori e dirette saranno destinate a Canada e Messico, economie certamente più piccole di quella Usa e fortemente dipendenti da essa. Per Trump, si tratta di una mossa finalizzata ad ottenere assenso dai due Paesi in merito a richieste che riguardano temi ben più importanti per il presidente: i confini. In effetti, ci sono stati dei tentativi di andare incontro alle volontà sue volontà , tanto che il Messico ha accettato di riprendersi i migliaia di migranti che sono stati espulsi nei giorni scorsi dal territorio americano, mentre il Canada ha impiegato risorse per 1,3 miliardi di dollari in droni ed elicotteri per aumentare la vigilanza lungo la frontiera.
La seconda ondata
Tali iniziative, però, sembrano non aver ancora del tutto soddisfatto la Casa Bianca. Howard Lutnick, l’amministratore delegato di Cantor Fitzgerald, nominato da Trump come segretario del dipartimento del Commercio, ha dichiarato che quella in vigore da oggi potrebbe essere una prima ondata di dazi commerciali su Canada, Messico e Cina. Non esclude che l’ordine per far partire la seconda possa arrivare entro il primo aprile. Ma vediamo, con le risposte ad alcune principali domande, quali potrebbero essere le conseguenze a questa guerra commerciale.
1. Come ricade questa decisione sui consumatori?
L’impatto diretto dei dazi americani su Canada, Messico e Cina sui consumatori finali si articola in tre differenti modalità :
– aumento dei prezzi: i dazi sono una tassa sulle importazioni, quindi le aziende che acquistano beni da questi Paesi dovranno pagare di più. A loro volta, è possibile che decidano di ammortizzare questo costo trasferendolo ai consumatori sotto forma di prezzi più alti. I prodotti che più probabilmente ne risentiranno sono le auto (specialmente elettriche), gli elettrodomestici, alimentari e materiali da costruzione;
– ridotta disponibilità di alcuni prodotti: se i dazi rendono troppo costoso importare certi beni, le imprese potrebbero dover ridurre la loro offerta o cercare fornitori alternativi, con conseguenti ritardi nella disponibilità ;
– possibili perdite di posti di lavoro e rallentamento economico: in questo modo, la competizione per le aziende nordamericane si fa più dura e tra le possibili soluzioni si presentano anche ridurre la produzione o licenziare dipendenti. Questo può portare a una minore crescita economica e, in alcuni settori, a una riduzione dei salari.
2. Cos’è l’accordo Usmca (Stati Uniti-Messico-Canada)?
Nel 2018, la prima amministrazione Trump impose dazi su acciaio e alluminio, provocando ritorsioni da parte di diversi partner commerciali, inclusi Messico e Canada. Quest’ultimo rispose applicando dazi sull’importazione di prodotti americani. Dopo un lungo periodo di negoziati, durato un anno, nel 2019 le parti acconsentirono a rimuovere le tassazioni e a stipulare l’accordo Usmca, come aggiornamento del Nafta (accordo nordamericano di libero scambio stabiliva l’immediata eliminazione di dazi doganali su metà dei prodotti statunitensi diretti verso Messico e Canada e la graduale eliminazione di altri diritti doganali, firmato nel 1994 e in vigore fino al 2020) e stabilisce regole per evitare barriere commerciali ingiustificate tra gli Stati membri.
3. I dazi in vigore da febbraio 2025 violano l’accordo?
Sì, le nuove tassazioni rischiano di essere considerati una violazione dell’Usmca e suscitare forti tensioni commerciali e battaglie legali tra gli Stati Uniti e Paesi limitrofi. Innanzitutto, i dazi impongono un freno al commercio e alla libera circolazione di molte categorie di beni, previsti proprio dall’intesa stipulata dalle parti. Inoltre, stando alle circostanze, è assente una giustificazione legale chiara: gli Stati Uniti possono applicare tariffe diverse sono ad alcune condizioni specifiche, come minacce alla sicurezza nazionale o pratiche commerciali sleali. L’immigrazione illegale o il traffico di sostanze stupefacenti oltre i confini non sono evenienze specificate dall’accordo.
4. Cosa potrebbe succedere ora?
Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha dichiarato che il Canada è pronto a rispondere con misure equivalenti. Alcuni leader locali, come il premier dell’Ontario (una delle tredici province canadesi), Doug Ford, hanno minacciato di interrompere le esportazioni di elettricità verso gli Stati Uniti. Al contrario, altri leader ad esempio del Québec e dell’Alberta, hanno risposto che preferiscono adottare posizioni più caute, cercando di evitare un vero e proprio scontro. Dal Messico, invece, la presidente Claudia Sheinbaum, ha affermato che tale misura non risolverà i problemi migratori e, nonostante il massimo impegno del Paese per la cooperazione, rappresenta un ostacolo ai rapporti economici tra i due paesi.
5. E la Cina?
Anche Pechino ha definito questa guerra commerciale «ingiustificata e dannosa per il commercio globale». Le autorità hanno lasciato intendere che potrebbero intervenire con delle contromisure, colpendo settori strategici dell’economia americana: ad esempio, prodotti agricoli (mais, carne di maiale, soia), automobili e tecnologia prodotta in Usa. La Cina, inoltre, è uno dei principali fornitori di terre rare, fondamentali per la produzione di semiconduttori, batterie, e dispositivi elettronici. Una restrizione in questo campo potrebbe creare un danno consistente all’industria americana.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità *****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link