Le sfide del 2025: «Il Sud non sia più considerato come un’area in perenne emergenza. Ma serve una visione strategica»

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di
Paola Cacace

Il webinar del Corriere del Mezzogiorno. Industriali, economisti e manager a confronto:«Siamo in una fase cruciale»

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Le opportunità di sviluppo del Sud, il ruolo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il rilancio del settore automotive sono stati al centro del webinar «Sud, Campania, Napoli. Le tre sfide del 2025: come rilanciare la crescita economica, produttiva e occupazionale e come coniugare sviluppo e qualità della vita», organizzato dal Corriere del Mezzogiorno in collaborazione con l’Unione Industriali di Napoli.

Un dibattito, andato in onda sul sito di Corriere che ha messo a confronto — moderati da Simona Brandolini — il presidente dell’Unione Industriali di Napoli Costanzo Jannotti Pecci; il consigliere delegato della stessa Unione Industriali, Nicola Giorgio Pino; il direttore Svimez Luca Bianchi e il coordinatore della Zes unica per il Mezzogiorno Giosy Romano.
«Il Mezzogiorno è in una fase cruciale — ha detto Jannotti Pecci — Abbiamo assistito a un miglioramento della crescita negli ultimi anni, ma ora ci troviamo di fronte a una sfida decisiva: consolidare questi progressi attraverso investimenti mirati e politiche industriali efficaci. Il Pnrr resta uno strumento essenziale, ma non basta. Serve una visione strategica che tenga conto delle peculiarità del nostro territorio, puntando su settori chiave come manifattura, turismo, tecnologia e automotive. La nostra sfida è rendere il Sud un luogo attrattivo per le imprese, lavorando su semplificazione burocratica, infrastrutture e formazione».




















































Un tema centrale della discussione è stato l’automotive, in palese difficoltà sia sul fronte nazionale che su quello europeo e, di certo, in forte trasformazione con la transizione verso l’elettrico e le nuove tecnologie. Nicola Giorgio Pino, dal canto suo, ha sottolineato l’importanza di affrontare il cambiamento con investimenti mirati, partendo da un bilancio non «positivo». L’Italia «era il secondo produttore di auto in Europa, il 5° al mondo negli anni ’90. Oggi siamo al 6° o 7° posto in Europa e tra il 20° e il 21° nel mondo». Questo in uno scenario che, come spiega, vede l’automotive come una parte fondamentale del tessuto industriale del meridione, con aziende che operano nella componentistica e nell’assemblaggio.

«La transizione ecologica — spiega — impone un ripensamento profondo delle strategie produttive, ed è qui che dobbiamo essere pronti: servono incentivi mirati, e un’attenta politica industriale, per la riconversione delle imprese e per la formazione di nuove competenze. Non possiamo permetterci di perdere il treno dell’innovazione: il rischio è quello di subire la trasformazione anziché guidarla».

Secondo Luca Bianchi, direttore generale di Svimez che ha mostrato un cauto ottimismo spiegando che il Sud sta comunque dimostrando una capacità di crescita leggermente superiore anche rispetto al resto del Paese nel periodo post-pandemico, grazie a misure espansive e investimenti pubblici. «Un fatto nuovo che dimostra la vitalità del Sud. Certo dal 2021 al 2024 si è sentito il beneficio di politiche pubbliche di forte stimolo come il Superbonus 110%, o gli investimenti del Pnrr».
Tuttavia, Bianchi avverte: «Questa dinamica positiva deve essere sostenuta con politiche adeguate, perché il rallentamento degli incentivi e della spesa pubblica potrebbe compromettere i progressi fatti finora. Il Pnrr è un’occasione da non perdere: bisogna spendere tutte le risorse disponibili nei tempi previsti, con particolare attenzione ai settori in espansione come farmaceutico, aerospaziale e agroalimentare».

Sul fronte degli investimenti, Giosy Romano ha evidenziato il ruolo chiave della Zes unica per attrarre capitali e rendere il Sud più competitivo. «Il numero crescente di autorizzazioni uniche per nuovi investimenti che abbiamo rilasciato, 55 solo dall’inizio del 2025, dimostrando che la semplificazione burocratica funziona. Stiamo creando un contesto favorevole per chi vuole fare impresa, con tempi certi e procedure più snelle. Inoltre, il credito d’imposta per le aziende del Sud si è confermato uno strumento efficace, con un riconoscimento integrale che aiuta a sostenere la crescita».
Il dibattito ha messo in luce un Mezzogiorno in trasformazione, tra segnali positivi e criticità ancora da affrontare.
Per Jannotti Pecci, la direzione è chiara: «Dobbiamo smettere di pensare al Sud come un’area in perenne emergenza. Il nostro obiettivo è costruire un modello di sviluppo che sia duraturo, innovativo e competitivo. Il 2025 sarà un anno decisivo: la sfida è nelle nostre mani».


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