Ance Veneto, Gerotto: “Va male ma non malissimo, ora le scelte spettano alla politica” | TgVerona

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“La stima del calo che abbiamo fatto per il 2024 si è rivelata, purtroppo, corretta e oggi, per il 2025 Ance conferma un rallentamento che ci preoccupa molto. Va male; non malissimo. Ma potrà andare peggio.”
È il commento del presidente di Ance Veneto, Alessandro Gerotto, che sottolinea come “in prospettiva quello che accadrà dopo il Pnrr, se non si interverrà, è già scritto. C’è tanto da fare, ma le iniziative, a tutti i livelli, vanno concretizzate: c’è l’emergenza della casa, c’è da intervenire sulla sicurezza del territorio, va riorganizzato il sistema produttivo e di rigenerazione urbana. Sono questi i principali asset sui quali noi chiediamo di cominciare a lavorare per il futuro. Il ruolo che le costruzioni, con tutta la lunga filiera, hanno avuto sulla crescita del Paese, e anche del Veneto, negli ultimi anni è evidente; penso ad esempio alla spinta che viene dalle infrastrutture per le Olimpiadi; è positivo, ma con questi dati che si prospettano abbiamo bisogno di riforme e investimenti di lungo termine e a più ampio raggio. Se c’è stata una certa tenuta del settore e della filiera, evitando fallimenti diffusi e collasso occupazionale come in passato, è perché gli imprenditori hanno investito; come dimostra la crescita degli investimenti di questi ultimi dieci anni. Per il futuro è la politica ad avere grandi responsabilità sulle scelte da fare nel disegnare misure sostenibili per l’efficienza energetica, per la difesa del suolo e per il rinnovo del patrimonio immobiliare pubblico e privato.”

A livello nazionale il 2024 ha segnato la prima frenata degli investimenti in costruzioni: l’aumento delle opere pubbliche non ha compensato il calo dell’edilizia privata e per il 2025 è atteso un ulteriore rallentamento. I dati indicano -5,3% nel 2024 rispetto all’anno precedente, nonostante il +21% delle opere pubbliche. E le attese per il 2025 sono di una nuova flessione del 7%, malgrado il +16% delle opere pubbliche per effetto del Pnrr che, però, in pratica è a fine corsa.

Il Veneto, grazie al Pnrr, fino a gennaio 2025, ha messo in cantiere quasi 23.000 progetti, di cui la maggior parte per l’efficienza energetica degli edifici (37,5%) che di fatto consiste negli incentivi ecobonus e sismabonus. Il tutto per un finanziamento totale delle diverse mission di 13,766 miliardi di euro. Investimenti che producono una leva economica a caduta che viene a mancare e che potrebbe distruggere una parte del settore edile che negli ultimi 5 anni ha ripreso a marciare, dopo la gelata di 10 anni post crisi del 2008.

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“L’impatto del Pnrr andrà ad esaurirsi, anzi è già esaurito per le aziende di costruzioni, e potrà esserci un ‘effetto trascinamento’, ma che servirà soltanto per il completamento degli interventi.” Aggiunge il presidente di Ance Veneto. “Al netto degli incentivi al Superbonus gli interventi di lavori pubblici correlati al Pnrr, in Veneto, sono passati da 776 milioni di euro (2023) a 53 del 2024. A partire dal 2027-2028 entriamo nell’incertezza totale, e senza prospettive e misure adeguate rischiamo un calo del 30% di tutto il comparto. Lo spettro del 2008 potrebbe riaffacciarsi con conseguenze disastrose per l’occupazione. Sostengo che per fare fronte alla inevitabile crisi post-Pnrr occorre muoversi tempo e non interrompere l’ammodernamento sostenibile che, in qualche modo, i bonus e superbonus, hanno innescato. Con la direttiva green l’Unione Europea – che ha anche affidato a un commissario specifico la politica della casa – ci ha dato un percorso da seguire, da qui al 2050, con un obiettivo molto ambizioso, ossia di rendere il patrimonio immobiliare privato e pubblico neutro dal punto di vista delle emissioni climalteranti. Se vogliamo un Paese socialmente coeso, sano, inclusivo, dobbiamo affrontare e risolvere il problema dell’accesso alla casa e per questo, con Confindustria, abbiamo elaborato anche un documento comune. È uno sforzo grande, ma la prospettiva di 25 anni lo rende fattibile. Dobbiamo, però, ragionare operativamente sulla strategia che si vuole percorrere e gli strumenti che possono essere messi a disposizione. Aspettare, vuole dire perdere del tempo prezioso e accumulare ritardi difficili da recuperare. Quello che abbiamo imparato con le politiche dell’emergenza e con il Superbonus è ciò che non si deve fare.”

 



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