Formazione per artigiani: i programmi di finanziamento di Fondartigianato

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Domenica 2 febbraio 2026 – Al fine di incentivare lo sviluppo di competenze dei lavoratori nei processi di innovazione organizzativa, di processo e di prodotto, oltre che favorire le nuove adesioni e l’accesso alla formazione continua, Fondartigianato – primo fondo interprofessionale costituito in Italia da Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAAI, CGIL, Cisl e UIL – ha lanciato due programmi di finanziamento.

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Le Linee di finanziamento previste riguardano: la Formazione integrata con la Terza edizione del Fondo Nuove Competenze (stanziamento iniziale: 1 milione di euro);
la formazione dedicata alle imprese di nuova adesione e a quelle silenti, ovvero che non abbiano beneficiato di contributi dal 2017 (stanziamento iniziale: 1,5 milioni di euro).

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Rosa Gentile, presidente Ebab

Si tratta -commenta Rosa Gentile, presidente Ebab – di percorsi formativi per consentire ai lavoratori di maturare le competenze digitali di base, gestire soluzioni innovative e consentire alle imprese di contribuire al processo di decarbonizzazione.
In base alle stime, da qui ai prossimi tre anni le imprese cercheranno infatti circa tre milioni e mezzo di lavoratori e le principali competenze richieste saranno proprio quelle legate alla sostenibilità e alla transizione digitale.

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Gli Inviti di Fondartigianato sono dunque in linea con la domanda di mercato. Le risorse vanno a supporto delle micro e piccole imprese artigiane che vogliono innovare i propri processi e dei lavoratori che necessitano di aggiornamenti professionali.
Per garantire percorsi formativi efficaci, Fondartigianato collabora con enti di formazione specializzati nella digitalizzazione, partner tecnologici e accademici in grado di offrire formazione avanzata e aggiornata.

Competenze green sempre più richieste dalle imprese
La crisi energetica, come emerge dal report Unioncamere, ha spinto le imprese verso la transizione ecologica, per centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione. Un’accelerazione che ha portato le imprese a investire nel green e a concentrare l’attenzione verso i professionisti con competenze in grado di supportare questa transizione. Solo l’anno scorso le imprese hanno intensificato la ricerca di competenze green prevalentemente nel settore delle costruzioni, della meccatronica e dei servizi avanzati alle imprese.

Tra il 2018 e il 2023, ad eccezione dell’anno della pandemia, si è osservata una crescita costante nel numero di imprese che hanno investito in questa direzione, passando dal 49,4% nel 2018 al 56,4% nel 2023. Una tendenza che, si prevede, proseguirà anche nei prossimi quattro anni. 

Skills adeguate per gli investimenti nel digitale
Di pari passo con gli investimenti green sono cresciuti anche quelli nella transizione digitale, in linea con il quinquennio precedente. Un dato – si osserva nel report- che riflette una continuità nelle politiche di investimento. A riprova del riconoscimento dei benefici legati allo sviluppo costante di soluzioni e tecnologie digitali. Ma per far fronte a queste necessità e garantire a imprese e cittadini di godere degli effetti della transizione digitale è necessario ricorrere alla formazione, in particolare quella continua. Servono competenze per garantire il concreto sviluppo dei processi di transizione, ma anche per affiancare tutti coloro che utilizzano strumenti digitali.

Ecco perché nei prossimi quattro anni, si sottolinea nel report, saranno sempre più richieste competenze digitali, come l’uso dell’intelligenza artificiale, di tecnologie internet e strumenti di comunicazione visiva e multimediale, considerate “di base” per la maggior parte dei lavoratori.

Competenze digitali richieste a due terzi dei lavoratori
Stare al passo con la transizione digitale è una necessità non rinviabile. Da qui al 2028, nello scenario positivo, si stima che due terzi dei lavoratori ( il 59% del fabbisogno totale) dovranno possedere competenze digitali. La richiesta varia a seconda del grado di specializzazione: si va dal 22% richiesto per operai e professioni non qualificate, al 57% per professioni impiegatizie e dei servizi, fino all’85% per professioni specializzate e tecniche.

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L’impatto dell’Intelligenza Artificiale
Nel report si dà infine spazio a una considerazione circa l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro. La IA influenzerà prevalentemente occupazioni ad alta qualifica, quelle che richiedono skill cognitive, “siano esse di carattere routinario che non routinario”. E qui si aprono due scenari. Il primo, è che la IA si sostituisca al lavoro umano, riducendo tanto l’occupazione quanto i costi di produzione, senza effetti significativi sulla produttività. Il secondo scenario vede l’IA avere un ruolo complementare al lavoro dell’uomo, potenziando e determinando una crescita della produttività e, di conseguenza, delle retribuzioni.

Formazione continua tra innovazione e fattore umano
Gli Inviti periodici pubblicati da Fondartigianato sono un contributo prezioso all’orientamento in tema di trasformazione digitale. La quantificazione degli effetti dell’introduzione dell’IA nel lavoro è complessa: impossibile oggi separare l’effetto di sostituzione da quello complementare. Decisivo sarà il fattore umano, per di più in un contesto di riduzione della forza lavoro legata all’invecchiamento della popolazione.



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