Dal mirto anti-age all’AI per trattare le ulcere. Il vivaio di Cube Labs: «Focalizzati su Biotech e malattie rare» #finsubito prestito immediato

Venture builder nelle tecnologie Healthcare e delle Life Science, Cube Labs nel 2018 è nato per supportare la ricerca accademica legata alle attività imprenditoriali. Sin dagli esordi ha appoggiato a livello finanziario alcune tra le realtà più promettenti che nascono da progetti universitari di R&S con un elevato potenziale di crescita. In sette anni, Cube Labs ha costituito 14 startup, per un valore del portafoglio partecipazioni di oltre 53 milioni di euro, con 34 brevetti sviluppati e 10 licenze esclusive. Recentemente ha chiuso un aumento di capitale da oltre 600mila euro. Abbiamo scambiato qualche parola con il CEO e founder di Cube Labs, Filippo Surace, per questa nuova puntata di Viaggio in Italia che va alla scoperta della sede milanese del venture builder.

Leggi anche: Digitaly, il fondo da oltre 30 milioni di 360 Capital. «Investiamo nella nuova generazione di imprenditori. Il talento è ovunque»

Chi lavora in Cube Labs?

A Milano, in zona Machiachini, si respira un’aria nuova. Rivalutazione urbana ma non solo. «In Cube Labs scegliamo le realtà da supportare da un network internazionale che si avvale della partnership con l’Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi, il principale consorzio interuniversitario italiano nel campo Life Science a cui aderiscono 24 atenei pubblici e più di 650 ricercatori», racconta Filippo. Come venture builder, Cube Labs sceglie spin-off accademici che si inquadrano come startup innovative. «Le nostre radici, da sempre, affondano nel contesto universitario e nella collaborazione con l’Istituto, con un network di scienziati e professori», spiega il CEO. Ma come funziona il processo di selezione? «Dopo che abbiamo scelto le idee e gli spin-off, li sviluppiamo nel nostro portfolio e costruiamo attorno a questi una strategia finanziaria. Essere quotati sull‘EGM Pro (ndr l’Euronext Growth Milan dedicato alle PMI dinamiche e competitive) è stato un passo fondamentale per aprire il nostro capitale sociale verso i mercati globali. Con questo obiettivo, accompagniamo le società che incubiamo sul mercato. Per fare questo, come accennavo prima, è necessario mettere a terra una chiara strategia finanziaria», racconta Filippo.

Cosa succederà dopo l’aumento di capitale?

Lo scorso giugno, l’assemblea degli azionisti di Cube Labs ha approvato un aumento di capitale sociale da 5 milioni di euro, finalizzato al reperimento di nuove risorse economiche, alla strategia di investimento e di sviluppo e al rafforzamento della nostra struttura finanziaria e patrimoniale. «Abbiamo ritenuto di dover lanciare un nuovo aumento di capitale per introdurre nuove risorse strategiche anche alla luce dell’aumento del mercato. Oggi siamo cresciuti del 10% – spiega il CEO – Rispetto all’avanzamento su specifiche progettualità in portfolio, prevediamo di lanciare nuove call for impact venture, aprirci ancora di più al mercato finanziario e agli investitori come partner strategici e allargare il nostro raggio di azione». Ma come si sta muovendo oggi sul mercato Cube Labs? «Riteniamo che con una nuova call si raggiungano tra le 17 e le 20 realtà a fine anno. Anche il potenziale sarà altrettanto crescente in termini di mercato, e questo è il perimetro dove ci stiamo muovendo – continua Filippo – Siamo sempre attenti ai trend su cui si posizionano questi progetti, come l’obesità, il diabete, le micro e nano plastiche sia per quanto riguarda il tema sanitario che ambientale. Nel primo ciclo abbiamo costruito un portfolio per il mercato nazionale, ma vogliamo continuare a crescere. Dalle 13 società di partenza, vogliamo arrivare a 25-30 realtà, per spingerci verso il confronto con i mercati globali e, in particolare, con quelli indiano, emiratino e americano».

A quali startup guarda Cube Labs?

«L’ambito terapeutico, farmaceutico, del biotech e delle malattie rare sono settori su cui ci concentriamo maggiormente. Le patologie di sclerosi sistemica, le malattie infantili, l’osteoartite e le patologie cartilaginee, l’antiaging, il medtech sono altri campi che offrono soluzioni innovative nel mondo medico», spiega il CEO, precisando che tra i trend a maggiore crescita c’è anche la nutraceutica, una nicchia d’eccellenza nel panorama italiano che è rimasto un settore attrattivo anche a valle della pandemia. «Così come gli aspetti legati ai temi urologici e prostatici – spiega – Per fare qualche esempio pratico, nel nostro portfolio c’è una società che usa il mirto per la cosmesi sostenibile e l’antiaging, mentre Regenerabioma coniuga l’utilizzo del bioma e del macrobioma umano con il trattamento delle ferite difficili come le ulcere da piede diabetico utilizzando anche elementi di artificial intelligence». Nelle Life Science, invece Cube Labs va verso un’ottica evolutiva: «Con ibridazioni scientifiche legate a elementi molecolari, tech e medicali sempre più evoluti. Tutto questo si sposa con il nostro approccio ESG e d’impatto sociale indirizzato in modo determinato a una democratizzazione delle Scienze della Vita in cui la ricerca accademica sia sempre più presente e si possano trattare ancora più pazienti nella vita quotidiana», conclude Filippo.