[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.02.2025 – Andrea Gagliarducci] – Due recenti eventi dimostrano, che il pontificato di Papa Francesco ha perso gli equilibri. Sono avvenuti in America Latina e testimoniano anche la polarizzazione e la “guerra”, che hanno avuto luogo nella Chiesa in America Latina negli anni Settanta. I due eventi sono la soppressione del Sodalitium Christianae Vitae, un’associazione laica il cui fondatore è stato condannato per abusi, e le nuove misure restrittive contro il Cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo emerito di Lima, accusato di abusi alcuni anni fa e sottoposto a restrizioni segrete di conseguenza. Cipriani nega le accuse, che non sono state processate – almeno non pubblicamente – e di fatto ha continuato a esercitare un certo ministero. Cipriani ha persino completato i suoi mandati in vari dicasteri della Santa Sede fino al raggiungimento dell’età di 80 anni.
Perché questi due eventi sono così allarmanti? Per il modo in cui sono accaduti, la brutalità del dibattito attorno ad essi e il profondo rischio che non contribuiscano a ripulire la Chiesa, come sarebbe auspicabile, ma piuttosto a creare ancora più odio. Vale la pena ricordare, che l’America Latina è stata scossa da un lungo dibattito su come fare teologia dopo il Concilio Vaticano II. La complessa situazione sociale ed economica, la presenza di dittature militari in diversi Paesi per periodi più o meno prolungati e l’assoluta povertà vissuta dalla popolazione, hanno portato la Chiesa ad essere fortemente coinvolta.
Non è una novità in America Latina. Con le loro reducciones, i Gesuiti hanno creato modelli di vita accurati, dando di fatto alla popolazione locale una possibilità di emancipazione [QUI]. L’evangelizzazione, insomma, è passata anche attraverso la civiltà, con uno sforzo che in seguito sarebbe stato chiamato “sviluppo umano integrale”.
I modelli marxisti, con la cosiddetta Teologia della Liberazione, hanno caratterizzato anche il dibattito postconciliare in America Latina. Le opposizioni erano feroci, i punti di vista inconciliabili. Papa Giovanni Paolo II ha criticato la politicizzazione dei sacerdoti. Tuttavia, la Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dal Cardinale Joseph Ratzinger, poi Papa Benedetto XVI, superò la questione con due istruzioni sulla Teologia della Liberazione [QUI]: una che assumeva, apprezzava ed esaltava i punti di vista positivi, una che criticava gli aspetti che andavano oltre la visione Cristiana e aderiva invece all’ideologia marxista.
Questa linea fu seguita da Benedetto XVI come Papa: non cercare l’opposizione, ma piuttosto cercare di conciliare le visioni, ponendo costantemente Gesù Cristo al centro. Non è un caso che quando fu scelto il tema della famosa Conferenza di Aparecida del 2007, di cui fu relatore il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, Papa Benedetto XVI volle che al tema prescelto “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i popoli abbiano vita”, si aggiungesse la frase “in Lui”.
Papa Francesco, tuttavia, ha riportato il dibattito agli anni Settanta. Il suo modello è quello latinoamericano e in quel modello rimane il residuo di un dibattito che non si è mai spento. Ci sono state decisioni, azioni di potere, a volte insabbiamenti e a volte attacchi esasperati. Alla fine, non c’è stata una vera riconciliazione.
Così, il Sodalitium Christianae Vitae è stato considerato un’espressione della “destra”. Il nuovo Cardinale Castillo Mattasoglio, Arcivescovo metropolita di Lima, ha chiesto a gran voce la soppressione del movimento in un articolo scritto su El Pais [QUI]. In esso, si lamentava, tra le altre cose, che le comunicazioni con Roma erano ostacolate e che Gustavo Gutierrez, il padre della Teologia della Liberazione, gli aveva chiesto di consegnare personalmente un messaggio a Ratzinger. Lo stesso Cardinal Castillo ha preso la parola per commentare le misure contro il Cardinal Cipriani, affermando che quanto accaduto “si riferisce al dolore delle vittime”. Non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale della pena inflitta a Cipriani, in pensione dal 2019. Solo una dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, non diffusa tramite canali istituzionali, in cui Matteo Bruni ha affermato che “a seguito delle accuse a suo carico, e dopo l’accettazione delle sue dimissioni da Arcivescovo di Lima, al Cardinale è stato imposto un precetto penale con alcune misure disciplinari relative alla sua attività pubblica, al luogo di residenza e all’uso delle insegne, sottoscritto e accettato da Sua Eminenza”. Bruni ha aggiunto: “Sebbene in specifiche occasioni siano stati concessi alcuni permessi per accogliere richieste dovute all’età e alla situazione familiare del cardinale, tale precetto risulta essere ancora in vigore”.
Cipriani ha risposto con una dichiarazione ufficiale, negando le accuse e sottolineando che “nell’agosto 2018 sono stato informato che era arrivata una denuncia che non mi è stata consegnata. Successivamente, senza essere stato ascoltato, senza saperne di più e senza che fosse aperto un processo, il 18 dicembre 2019, il Nunzio Apostolico mi ha comunicato verbalmente che la Congregazione per la Dottrina della Fede mi aveva imposto una serie di sanzioni che limitavano il mio ministero sacerdotale e mi imponevano di avere una residenza stabile fuori dal Perù”.
Cipriani era a Roma fino al compimento degli 80 anni, quando è terminato il suo mandato come membro dei dicasteri della Santa Sede, e ora vive a Madrid. Cipriani ha continuato a far parte dei dicasteri della Santa Sede e ha partecipato alle consultazioni.
È stato scritto che il provvedimento contro Cipriani è un attacco all’Opus Dei, di cui il cardinale è membro. E, in effetti, il Papa ha praticamente indebolito la prelatura personale, modificando i canoni 295 e 296 del Diritto Canonico nel 2023 per “declassare” le prelature personali, assimilandole “ad associazioni clericali pubbliche di diritto pontificio con facoltà di incardinare chierici”. L’unica prelatura personale è l’Opus Dei, che aveva già visto il suo nuovo prelato insediato senza ordinazione episcopale nel 2017.
Quindi, cosa hanno in comune i due casi, il Sodalitium e Cipriani? L’arbitrarietà, per prima cosa. La soppressione del Sodalitium è in netto contrasto con la pratica recente, vale a dire per la Legione di Cristo, le Comunità Emmanuel in Francia o le Comunità l’Arche in Canada, tutte con fondatori che si sono rivelati abusatori. Non sono le unici. Ci sono sfumature di cui non siamo a conoscenza? Se così fosse, queste ragioni dovrebbero essere comunicate e spiegate.
Cipriani, nel frattempo, sembra non aver mai avuto l’opportunità di confrontarsi con i testimoni o di affrontare le accuse al processo, nemmeno in segreto, sebbene abbia visto sia le accuse sia le misure imposte nei suoi confronti diventare pubbliche attraverso la stampa.
Un altro filo conduttore è, quindi, la trasparenza, o meglio la sua mancanza, con indagini e decisioni prese non solo con la dovuta discrezione, ma deliberatamente sotto un velo di segretezza che non attenua o attenua l’impressione che entrambi gli episodi, qualunque sia il merito delle accuse, siano altamente politicizzati.
Anche nel caso del Cardinal Cipriani, il procedimento si è svolto verso la fine del suo mandato e quasi come parte di una necessaria transizione. Perché la mentalità cambi, bisogna distruggere chi c’era prima. Papa Giovanni Paolo II aveva chiamato Cipriani a mettere ordine in una diocesi difficile, a riportare l’ortodossia. Come tutti, aveva delle resistenze, e aveva degli alleati. Ma aveva anche il diritto di difendersi dalle accuse.
Sembra che, in questo momento, tutti i protagonisti di quel grande dibattito, tutti coloro che hanno portato avanti le posizioni di Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, siano diventati dei bersagli. Questo non significa che tutto andasse bene. Al contrario, ci sono stati degli errori, dei peccati, e persino degli abusi, come abbiamo visto. Ma non significa nemmeno che tutto andasse male.
Oggi, Papa Francesco è chiamato a trovare un equilibrio tra la volontà di cambiare la narrazione e riportare in auge la narrazione perdente di cui lui stesso faceva parte, e dall’altra parte, il fatto che il governo del Papa non è laico, deve cercare di creare conversione e diffondere la fede. È il famoso principio todos, todos, todos. Sembra, tuttavia, che si applichi solo in alcuni casi.
Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link