L’Italia investe sulle rinnovabili e punta sul Sud

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L’85% delle richieste di connessione alla rete elettrica nazionale di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili si concentranel Mezzogiorno. nE si tratta soprattutto di impianti di grandi dimensioni, con particolare rifermento ai parchi eolici nonostante normative non sempre chiare e uniformi tra Regione e Regione, contrasti con le associazioni ambientaliste e procedure ancora molto da semplificare. Lo conferma il fatto che «a giugno 2024, i progetti giunti all’ultima fase autorizzativa nel solo eolico ammontano a 7,3 GW e potrebbero entrare in funzione nei prossimi due anni».

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Numeri e previsioni sono contenuti in uno studio di Bankitalia, diffuso ieri e aggiornato alla metà del 2024, che fa il punto sulle rinnovabili in Italia, confermando nei fatti che la maggior parte della partita energetica italiana con le rinnovabili si giocherà nei prossimi anni al Sud. Passa da qui l’attuazione del PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, che fissa al 2030 il termine entro il quale il Paese punta a coprire oltre il 63% dei consumi elettrici con fonti rinnovabili, potenziando l’energia solare fino a 79 Gigawatt e quella eolica fino a 28 GW. Ce la faremo, in attesa di capire quando e come idrogeno verde e nucleare entreranno concretamente in scena?

LE PREVISIONI

Bankitalia osserva che «gli ultimi dati mostrano un forte slancio per il fotovoltaico, che ha registrato un incremento del 49% della potenza installata rispetto a fine 2021, con un ritmo di nuove installazioni nel primo semestre 2024 in linea con gli obiettivi. La crescita è diffusa in tutta Italia, e coinvolge anche impianti di autoproduzione residenziali, industriali e commerciali». Meno brillante la risposta sul versante dell’eolico, terreno di elezione degli impianti meridionali, dove però «le richieste di connessione in alta e altissima tensione di impianti FER (Fonte di energia rinnovabile) presentate a Terna sono cresciute a un ritmomolto sostenuto dal 2020, fino a raggiungere 341 GWdi potenza a metà 2024». Si tratta, come detto, di richieste concentrate per lo più al Sud e in particolare tra Puglia (prima regione per capacità installata con oltre 3,1 GW), Sicilia (18% della capacità nazionale), Sardegna, Campania e Basilicata. Quest’ultima, in particolare, pur non primeggiando in termini di potenza installata, guida la classifica per numero di impianti con 1.469 strutture, seguita dalla Puglia con 1.391 e dalla Sicilia con 916 installazioni. Parliamo del 56% del totale della potenza installata da FER rispetto al 44% della fonte solare ma nei primi sei mesi del 2024, dove peraltro lo stock di richieste (in termini di potenza) è cresciuto del 4 per cento rispetto a fine 2023, la spinta è arrivata soprattutto dalla Lombardia per il solare e da Liguria, Marche ed Emilia-Romagna per l’eolico on-shore. Che vuol dire? Che la performance dell’eolico è risultata meno brillante negli ultimi mesi, crescendo solo del 12% in termini di capacità installata rispetto al 2021, «un ritmo insufficiente per rispettare le scadenze del PNIEC», sottolinea lo studio Bankitalia.

È un tema che, come detto, riguarda da vicino il Mezzogiorno e la sua naturale vocazione ad intercettare una parte cospicua dell’aspirazione italiana di diventare l’hub energetico naturale tra Europa e Africa. Avere la maggiore concentrazione di impianti eolici, insomma, non basta e oltre tutto, bisogna anche fare i conti con un altro problema: la tenuta della rete di trasmissione. «Nel 2023 si sono verificate congestioni nel 27% delle ore dell’anno, con eccessi di produzione rispetto alla domanda locale e alla capacità di trasporto nel 2% delle ore totali (salite al 4% nei primi otto mesi del 2024). Il fenomeno ha interessato soprattutto la Sardegna e il Sud», spiegano i ricercatori. Un campanello d’allarme, insomma, anche perché, conclude Bankitalia, «dal 2022 la crescita della capacità produttiva da fonti energetiche rinnovabili in Italia ha ripreso slancio» e c’è dunque bisogno ora più chemai di «un’ulteriore accelerazione e del mantenimento di flussi consistenti di nuove installazioni per i prossimi anni». Che fare? «Per favorire lo sviluppo delle FER saranno necessari ulteriori interventi di semplificazione normativa e di accelerazione delle procedure autorizzative rispetto a quelli adottati nel recente passato. Andrà inoltre reso più stabile il quadro normativo per fornire maggiore certezza agli investitori». In concreto, servirebbero «l’identificazione preventiva da parte delle Regioni di aree idonee a beneficiare di iter accelerati per la realizzazione di impianti e la razionalizzazione delle procedure attraverso un testo unico legislativo che riduca la complessità attuale»

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