I pazienti verso i privati, ma gli ospedali sono vuoti. Fari sulla riabilitazione

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Nonostante ci siano decine di posti letto liberi negli ospedali e nelle strutture pubbliche di riabilitazione, i pazienti pugliesi “fuggono” in altre regioni o finiscono per essere dirottati nei centri privati. Un doppio paradosso che ha risvolti negativi: da una parte, l’aumento della spesa sanitaria per la Puglia, costretta a rimborsare i privati o le altre Regioni che prendono in carico i pugliesi; dall’altra, i disagi per i pazienti obbligati a curarsi lontano da casa.

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Un’anomalia sulla quale la Regione ha deciso di fare luce e ha avviato una sorta di indagine interna: è stato chiesto a tutti i direttori generali delle Asl “di effettuare una ricognizione” e inviare una relazione entro domani. In una circolare interna, infatti, il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, e i dirigenti Antonella Caroli e Mauro Nicastro, evidenziano che “con l’aggiornamento della rete ospedaliera è stato incrementato significativamente il numero dei posti letto di riabilitazione, al fine di raggiungere lo standard massimo” stabilito con decreto ministeriale del 2015. “Le prestazioni di riabilitazione ospedaliera – si legge nel documento – rientrano tra i Drg fuga, per le quali, quindi, si determina mobilità passiva. Le strutture ospedaliere riabilitative rivestono un ruolo sovraziendale e, pertanto, sono tenute a soddisfare i bisogni assistenziali dei pazienti pugliesi, al di là della città di residenza, se si considera, tra l’altro il ricorso alla mobilità passiva”.

Il richiamo è rivolto ai direttori: “Alla luce di quanto sopra esposto – è scritto ancora – si rappresenta la necessità, in coerenza con la normativa vigente in materia, che i pazienti siano indirizzati prioritariamente alle strutture pubbliche ed in subordine, qualora non siano disponibili posti letto presso le citate strutture, alle strutture private accreditate. A tal proposito si richiama la previsione del decreto ministeriale 70/2015, secondo il quale occorre garantire l’occupazione dei posti letto al 90%, soprattutto nelle strutture pubbliche, quale standard necessario per la copertura dei costi fissi (in particolare personale)”.

Entro domani, quindi, tutte le Asl dovranno inviare una breve relazione dopo aver effettuato dei controlli sulle liste di attesa e i ricoveri in corso. Lo scopo è individuare anche le cause di questa anomalia: avere dei posti letto liberi nelle strutture pubbliche e non utilizzarli, finendo per spendere altri soldi per rimborsare i privati. “Si raccomanda – è scritto ancora nella circolare – una puntuale osservanza della presente e si chiede di effettuare una ricognizione dei pazienti in lista d’attesa per le prestazioni riabilitative”.

Il caso è stato sollevato dall’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, e nasce dalla situazione del centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, nel Brindisino, dove risultano essere inutilizzati 33 posti letto. Ma sembra essere soltanto la punta dell’iceberg di un problema più diffuso. “Inoltre, con la presente, considerate le criticità rappresentate agli scriventi dai pazienti, in merito all’assenza, in particolare, di posti letto di neuroriabilitazione, si comunica che ad oggi risulta la disponibilità di posti letto nella citata disciplina presso l’articolazione dell’ospedale Perrino di Brindisi – sede di Ceglie Messapica”, evidenziano dal dipartimento Salute nel documento interno.

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«Nonostante le liste d’attesa e i viaggi della speranza – commenta Amati – al Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica risultano 33 posti liberi per la riabilitazione intensiva da codice 75, rivolta a pazienti affetti da esiti di gravi traumatismi cranioencefalici ed altre gravi cerebrolesioni acquisite. Come mai tutti questi? Perché si autorizzano ricoveri presso i centri privati convenzionati, senza prima verificare la disponibilità di posti nel servizio pubblico? Che giustificazione hanno da dare le Asl al governo regionale, ai pazienti e delle loro famiglie? Sono queste le domande importanti poste ai direttori generali delle Asl pugliesi dall’assessorato regionale alla Salute. Domande rivolte con l’ultimatum del prossimo 5 febbraio, così da eliminare una grande assurdità». In una Puglia dove ogni anno circa 50mila persone vanno a curarsi fuori regione (51.429 nel 2023), è un paradosso non utilizzare posti letto libero e strutture.





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