Grazie all’intelligenza artificiale le Pmi possono aumentare il fatturato del 20%

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L’intelligenza artificiale è una delle sfide del 2025, ma anche una delle priorità più importanti per le aziende, indipendentemente dal contesto nel quale stiano operando. L’AI sta trasformando ogni settore della nostra vita, giocando un ruolo importante nel mondo del lavoro e dell’impresa.

Ma se è vero che nella trasformazione tecnologica l’intelligenza artificiale avrà un ruolo centrale, è necessario che l’approccio con questa novità metta sempre al centro la persona, in modo che l’economia possa essere sostenibile a livello economico, sociale ed ambientale. In questo contesto quali sono le sfide che le aziende devono affrontare? E soprattutto quali sono le opportunità messe a disposizione dall’intelligenza artificiale?

Facciamo il punto della situazione e analizziamo quali sono le prospettive del futuro.

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In Italia le imprese tengono il passo con i competitor europei: è stata compresa l’importanza dell’intelligenza artificiale. Le aziende sono tra le pioniere di tale tecnologia, precedute unicamente dalla Spagna e dalla Svizzera.

A fare il punto della situazione è l’EY Italy AI Barometer, dal quale emerge che il 77% dei manager italiani intervistati ha dichiarato di avere un’esperienza diretta con l’AI. L’incontro è avvenuto principalmente per gli aspetti che riguardano la vita personale (43%), ma anche professionale (12%). Un 20% ammette che l’incontro con l’AI è avvenuto in entrambi i contesti. Ma questo non basta: il 51,7% dei manager ha affermato che per quanto riguarda il livello di conoscenza tecnologico, la propria azienda sia dotata delle conoscenze necessarie per poter utilizzare l’intelligenza artificiale ed implementarla laddove fosse necessario. Il dato appare particolarmente evidente in alcuni settori come energia, servizi finanziari, media e telecomunicazioni.

“L’intelligenza artificiale si sta affermando come una delle principali priorità e l’Italia è tra i primi tre Paesi che l’hanno adottata (77%), preceduta solo da Spagna (84%) e Svizzera (82%) – spiega Giuseppe Santonato, AI Transformation Leader, EY Italia -. Investire oggi nell’intelligenza artificiale permette alle aziende di posizionarsi come leader in un contesto di mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo. Un’azienda su tre, infatti, si prepara a investire sulle sue potenzialità per il prossimo anno e i settori che prevediamo saranno al fronte di questo movimento includono i servizi finanziari, il settore immobiliare e il retail e consumer products”.

Andando a ben vedere, stando all’EY Italy AI Barometer, le imprese italiane risulterebbero essere abbastanza avanti nell’introduzione dell’intelligenza artificiale nei vari contesti lavorativi. Anzi, per il 24% degli intervistati starebbero già influenzando il proprio lavoro, mentre per il 46% potrebbe arrivare un incremento nel corso dei prossimi tre anni.

Ma quale impatto potrebbe avere sui ricavi l’adozione dell’intelligenza artificiale? Stando ad un recentissimo paper del Centro studi di Unimpresa, le piccole e le medie imprese, che dovessero integrare l’AI nei processi aziendali, potrebbero riuscire a registrare un aumento dei ricavi compreso tra il 10% ed il 20% entro i prossimi 5 anni.

Le nuove frontiere digitali, in prospettiva, permetterebbero un incremento del Pil italiano del 12% entro il 2030. Con un contributo determinante che potrebbe arrivare proprio dalle Pmi. Una crescita resa possibile dall’incremento della produttività, che potrebbe orientarsi su un 1,5% annuo grazie all’automazione e all’ottimizzazione dei processi. Ma non solo: grazie alla digitalizzazione, che verrebbe introdotta attraverso l’intelligenza artificiale, le piccole e medie imprese sarebbero in grado di raggiungere i mercati esteri con dei costi ridotti.

Il Centro Studi di Unimpresa ha messo in evidenza che le Pmi hanno la possibilità di adottare una serie di soluzioni che si basano sull’intelligenza artificiale grazie alle quali possono automatizzare le attività più ripetitive o a basso valore aggiunto. I chatbot o alcuni algoritmi di machine learning possono automatizzare dei processi amministrativi, che permettono di ridurre i costi fino al 30-40%.

Il risparmio deriverebbe anche dalla diminuzione del tempo necessario per la gestione delle fatture, del servizio clienti e della contabilità. Sarà proprio l’intelligenza artificiale a permettere alle aziende più piccole di competere con le più grandi grazie all’accesso a strumenti avanzati in grado di analizzare i dati.

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In quest’ultimo contesto diventano importanti i sistemi di previsione della domanda che si basano proprio sull’IA, che sono in grado di ridurre le scorte di magazzino fino al 20%, aumentando, al tempo stesso, la puntualità delle consegne e la personalizzazione delle offerte attraverso degli algoritmi.

Nel settore manifatturiero, per esempio, l’intelligenza artificiale è in grado di integrare i nuovi sistemi informatici nei loro prodotti facendoli diventare intelligenti. Stiamo pensando, per esempio, agli elettrodomestici smart o ai macchinari dotati di manutenzione predittiva.

Pierpaolo Molinengo



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