Alluvione Prato e Montemurlo, quindici indagati per omicidio colposo e disastro colposo

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Sono quindici gli indagati nell’ambito delle alluvioni del novembre 2023 – che causarono la morte di due persone – nel Pratese. Nella serata del 2 novembre 2023 l’esondazione del Bisenzio, costata la vita ad almeno tre persone (6 i dispersi), aveva causato numerosi danni. La forza dell’acqua aveva trasformato le strade in fiumi in piena, le auto erano state travolte e trascinate dalla corrente. La procura di Prato, ora guidata da Luca Tescaroli, ipotizza i reati di omicidio colposo e disastro colposo per gli ex amministratori dei Comuni di Prato e Montemurlo, di dirigenti tecnici e di responsabili della Protezione civile di entrambi i Comuni, di figure apicali del Genio civile della Regione Toscana, dei direttori pro tempore al IV Tronco di Autostrade per l’Italia.

Indagati anche appartenenti al Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno (Iacopo Manetti e Nicola Giusti) per falso ideologico in atto pubblico. Il reato di falso ideologico è stato contestato dalla procura pratese a membri del Consorzio di Bonifica 3 del Medio Valdarno perché fecero un lavoro di “somma urgenza disposto all’indomani” delle alluvioni che avevano colpito il paese di Bagnolo di Sotto, nel comune di Montemurlo, dove il torrente Bagnolo esondò con violenza nell’abitato. Tra gli indagati c’è Matteo Biffoni ex sindaco di Prato all’epoca dei fatti. Sono in totale 5 gli amministratori ed ex amministratori locali di Prato e Montemurlo indagati. Due – Biffoni e l’ex assessore all’urbanista di Prato Valerio Barberis – non sono più in carica mentre in tre sono agli stessi posti del novembre 2023: il vicesindaco di Prato Simone Faggi, il sindaco di Montemurlo Simone Calamai e l’assessora alla Protezione Civile Valentina Vespi.

Il disastro – Le alluvioni sono quelle del 2 e 3 novembre 2023. A Montemurlo (Prato) morì Alfio Ciolini, 85 anni, per l’esondazione del torrente Bagnolo annegò in mezzo metro d’acqua in casa. L’anziano viveva da solo e aveva problemi di deambulazione, cadde nella concitazione di quei momenti. A Prato la vittima fu Antonio Tumolo, 84 anni, travolto dalla piena del torrente Bardena nel quartiere di Villa Fiorita: il cadavere fu ritrovato cinque giorni dopo in un vivaio a Iolo, un altro quartiere dove lo aveva trascinato la corrente. Il procuratore Tescaroli riporta nella nota le vicende di un cinese di 52 anni, “in serio pericolo di vita” e “miracolosamente scampato alla morte”, e quella di un italiano salvato dal coraggio di un uomo dell’Honduras che, rischiando a sua volta la vita, attraversava le acque delle esondazioni legandosi una corda intorno al corpo per andare a recuperare l’altro, in grande difficoltà per la corrente.

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Le accuse – A Biffoni, Pamela Bracciotti (ex dirigente del Servizio Urbanisti), Faggi, Sergio Brachi (ex responsabile della Protezione civile del Comune di Prato), Barberis e Fabio Martelli (dirigente Settore Difesa del suolo e del tenitorio del Genio Civile Valdarno Centrale) “ai quali competeva la programmazione e l’adozione di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico sul territorio e gestione dell’emergenza… non osservando le regole cautelari riconducibili alle specifiche competenze derivanti dal ruolo da ciascuno di essi svolto, cagionavano un disastro – consistito nel fatto che un numero indeterminato di persone, mezzi di trasporto, insediamenti urbani ed industriali fossero coinvolti e/o travolti a seguito dell’esondazione del Torrente Bardena, con conseguente gravissimo pericolo per la pubblica incolumità – nonché il decesso di Tumolo Antonio” e in particolare secondo la procura, pur a conoscenza del “rischio idraulico del Torrente Bardena-Iolo”, l’area presentava insediamenti urbani, risultava immediatamente a monte di zone il cui rischio idraulico era mappato, era stata interessata dall’ esondazione del Torrente Bardena già nell’anno 1992.

A Calamai, Vespi, Sara Tintori (dirigente all’epoca), Alessandra Casali (ex responsabile del Servizio Ambiente), Stefano Grossi (ufficiale del Corpo di Polizia Municipale) e Fabio Martelli (dirigente Settore Difesa del suolo” viene contestato il disastro “consistito nel fatto che un numero indeterminato di persone, mezzi di trasporto, insediamenti urbani cd industriali fossero coinvolti e/o travolti a seguito dell’esondazione del Torrente Bagnolo e del Fosso Stregale, con conseguente gravissimo pericolo per la pubblica incolumità – nonché il decesso di Ciolini Alfio (nato il 17.4. 1938)”. Gli inquirenti gli contestano la pericolosità idraulica del Torrente Bagnolo e del Fosso Stregale… omettevano di redigere ed approvare progetti di sistemazione idraulica finalizzati alla realizzazione di idonee opere di difesa strutturale”.

“Fiducia nella magistratura” – In una nota l’amministrazione di Montemurlo “esprimono piena fiducia nell’operato della magistratura. Siamo dispiaciuti, ma allo stesso tempo siamo tranquilli e fiduciosi, in quanto siamo assolutamente consapevoli dell’operato svolto dal Comune di Montemurlo nella terribile circostanza dell’alluvione del 2 novembre e precedentemente – dicono Calamai e Vespi – Un lavoro che abbiamo sempre portato avanti nell’interesse massimo per tutta la collettività. Il Comune di Montemurlo ha fatto tutto quello che poteva mettere in atto a tutela della sicurezza dei cittadini di fronte ad un evento di portata eccezionale, la cui evidenza è chiara a tutti”. L’amministrazione comunale “ha sempre svolto un lavoro puntuale e totalizzante, senza mai risparmiare un briciolo di energia di fronte alle esigenze dei nostri cittadini e del territorio – conclude la nota -. Anche in quell’occasione abbiamo fatto tutto ciò che operativamente era possibile, di fronte ad un fenomeno straordinario, come d’altronde dimostrano le ripercussioni che ha avuto e che sono andate ben al di là delle zone sotto indagine. Per questo attendiamo con fiducia l’operato della magistratura”.



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