Magistrati milanesi danno forfait all’anno giudiziario dei penalisti, l’Ucpi: «Da toghe segnale di sterile contrapposizione»

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di Mary Liguori


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I magistrati attaccano il Governo, poi pungono i penalisti. Gli avvocati se la prendono con i magistrati. Le opposizioni mettono alle strette la maggioranza, il Governo rilancia. Sembrano contrapposizioni nette, ma è una percezione ingannevole perché, al netto dei partiti presi, del corporativismo o quel che sia, le varie fazioni all’interno delle medesime categorie non stanno facendo mancare il loro belligerante contributo a suon di esposti ora contro il Governo, ora contro le Procure. È il caso dei consiglieri laici di ala centrodestra del Csm che hanno aperto la strada per contestare al procuratore di Roma Francesco Lo Voi l’incompatibilità ambientale, per esempio. Ma è anche il caso dei vari avvocati – Li Gotti, Mele e Romeo – che, a suon di esposti, hanno fatto aprire fascicoli d’indagine, più o meno dovuti, da Roma a Perugia.

Questo inizio 2025 fa registrare il peggior momento di tensione che si sia mai vissuto in Italia dal secondo Dopoguerra. Mai prima d’ora, infatti, nella storia della Repubblica, s’era toccato un grado di tale conflittualità tra i poteri dello Stato e mai era accaduto che fossero indagati contemporaneamente il premier, due ministri e un sottosegretario. Il caso Almasri, dall’arresto alla scarcerazione e fino al rimpatrio, la gestione mediatica della vicenda, hanno messo a nudo i rapporti tra politica e magistrati, ma non solo. Lo scontro sta investendo anche i rapporti tra avvocatura e magistrati in maniera violenta. Una settimana fa, sulla scia dello scontro frontale avvenuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario con Nordio contestato a Napoli, dove era fisicamente presente, e in tutti i distretti di Corte d’Appello d’Italia, per una riforma che l’Anm non intende accettare supinamente, è partita da Torino l’offensiva degli avvocati.

«BATTAGLIA PER IL POTERE»
Il presidente della camera penale di Torino Roberto Capra, in occasione della protesta dei magistrati durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, ha infatti attaccato l’Anm parlando di «una battaglia per conservare spazi di potere». Secondo Capra l’associazione delle toghe «sposta il confronto sul terreno dello scontro». «La violenza di alcune posizioni assunte dall’Anm non è accettabile in un sistema che deve essere liberale e che deve fondarsi sulla separazione tra i poteri dello Stato – ha proseguito Capra –. Troppe volte assistiamo a tentativi di invasione di campo, dall’una e dall’altra parte, ma questa volta mi sembra che si stia superando il limite dell’istituzionalmente consentito. Penso alla ridondante litania del rischio che il pm debba finire sotto l’esecutivo, rischio che si sa non essere contemplato dalla riforma e che, in ogni caso, è temperato dalla permanenza del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Perché non vi è dubbio che lo strabordante potere delle procure, al quale abbiamo assistito non raramente negli anni, troverà un significativo arresto in un giudice indipendente e terzo. Un giudice separato».

«DA ANM SOLO STERILE CONTRAPPOSIZIONE»
A poco più di una settimana da queste parole, sono gli avvocati a caricare, a loro volta, a testa bassa. Il casus belli è la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani, in programma a Milano per venerdì e sabato. Non è andato giù all’Unione delle camere penali italiane il rifiuto, da parte della magistratura milanese, di prendere parte alle celebrazioni. Il documento sottoscritto dall’Ucpi è stato condiviso dai penalisti di tutto il Paese e sta generando un acceso dibattito anche sui social. «Prendiamo atto, con sconcerto, della scelta dei vertici della magistratura milanese di non accogliere l’invito rivoltogli in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani, che si terrà a Milano il 7-8 febbraio», si legge nella nota della giunta dell’Ucpi.

«Abbiamo continuato a interloquire con la magistratura in ogni sede, confrontandoci con i vertici di Anm e con i rappresenti più autorevoli della giurisdizione sul merito delle riforme. La nostra proposta – si aggiunge nella nota – risale al 2017 e in ogni occasione, in questi anni, abbiamo sempre ricordato che ogni iniziativa è migliorabile e la modifica della Costituzione deve essere l’effetto di un confronto e non frutto di contrapposizioni aprioristiche. Con questo stesso spirito ci siamo rivolti al disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa, che pure recepisce l’impianto fondamentale della nostra proposta, senza far mancare al dibattito le nostre critiche e le nostre motivate osservazioni». «Prendiamo atto che, al contrario, non si accettano da parte della magistratura le critiche che Ucpi ha motivatamente avanzato in ordine a singole iniziative della magistratura associata – sottolinea la Giunta – il che dimostra che rifiutando il dialogo ci si vuole sottrarre al confronto, che può essere stato anche aspro, ma non è mai trasceso nella delegittimazione della funzione, così come peraltro dimostrano i nostri reiterati interventi a tutela dell’indipendenza della magistratura di fronte agli indebiti attacchi della politica. Dopo la scelta operata dal sindacato delle toghe di voltare le spalle al rappresentante del Governo durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario e quella di deliberare uno sciopero per protestare contro determinazioni che assumerà legittimamente il parlamento, il rifiuto, da parte dei vertici degli uffici giudiziari milanesi, opposto all’invito ad intervenire all’inaugurazione dell’anno giudiziario organizzato dagli avvocati penalisti, si pone come l’ennesimo segnale che va nella errata direzione di una sterile contrapposizione, che non giova a nessuno e certamente lede l’interesse dei cittadini alla realizzazione di una riforma costituzionale equilibrata e giusta», prosegue la Giunta dell’Ucpi.

«Voltare le spalle anche gli avvocati – conclude la nota -, respingendo immotivatamente il loro invito, appare, ancora una volta, la dimostrazione che la magistratura ritiene, del tutto impropriamente, di essere l’unico soggetto autorizzato a parlare di giustizia, pretendendo di continuare ad esercitare il proprio diritto di veto su tutto ciò che non le è gradito».

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martedì, 4 Febbraio 2025 – 18:29
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