“Ok ma servono incentivi Ue”

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Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, chiede “un piano per facilitare l’acquisto di auto ecologicamente sostenibili”.

Roma – “In tutti i nostri documenti riaffermiamo il target (di zero emissioni) del 2035, che vogliamo raggiungere con una impresa, e quindi un lavoro europeo, pienamente in vigore. Chiediamo di rivedere in maniera complessiva e strutturale e strategica le modalità con cui raggiungere questo obiettivo: per questo ho detto con estrema chiarezza che vogliamo rivedere i meccanismi infernali delle multe sulle case automobilistiche”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, chiedendo “un piano di incentivi europeo omogeneo e duraturo nel tempo per facilitare l’acquisto di auto ecologicamente sostenibili”.

“Non basta rimuovere questo ostacolo infernale per rendere competitiva l’industria europea. È necessario ma non sufficiente. Per questo ho detto che noi siamo favorevoli, lo abbiamo scritto nel nostro documento, a un piano incentivi europeo omogeneo e duraturo nel tempo. Noi non vogliamo aggirare la questione. L’elefante è nella stanza e già da molto tempo: non possiamo nasconderlo sotto il tappeto”, ha precisato. “Abbiamo bisogno di un piano complessivo, strutturale, strategico su tutti i fronti per rendere sostenibile l’industria e il lavoro europeo rispetto alla grande sfida titanica della Cina e degli Stati Uniti”, ha proseguito. Le multe da scongiurare e un segnale da dare alle ammiraglie tedesche a poco più di venti giorni dal voto in Germania. Il dialogo strategico dell’Europa per traghettare nel futuro l’automotive stretto tra l’aggressività della Cina, la minaccia dei dazi di Donald Trump e i costi del passaggio all’elettrico è partito subito con un
annuncio: le risposte promesse da Ursula von der Leyen arriveranno il 5 marzo nel piano ad hoc rimasto finora senza data.

L’intenzione espressa dalla Presidente – sulla falsariga di quanto fatto con gli agricoltori lo scorso anno – è
“sostenere” l’industria giunta al bivio cruciale per portarla a “prosperare in Europa e competere con successo sulla scena mondiale”.

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“Chiediamo alla Ue di lavorare a misure volte a mantenere la competitività dell’industria automobilistica europea, in particolare misure per evitare possibili sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di emissione del 2025. E di rivedere il bando per i motori a combustione del 2035, seguendo l’approccio della neutralità tecnologica”, ha scritto il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, in un intervento pubblicato sul Sole 24 Ore sui temi della politica industriale italiana ed europea.

“Bisogna riformulare con urgenza – ha aggiunto – la proposta di legislazione europea sui farmaci sviluppata dalla precedente Commissione, rafforzando ed allungando la copertura brevettuale, anziché accorciarla, per essere attrattivi e competitivi come Usa e Cina. Non mi dilungo nell’elenco dei provvedimenti da prendere; la lista è lunga ma anche quasi universalmente conosciuta. Il messaggio che deve arrivare dalla Politica adesso è che dobbiamo muoverci, non c’è più tempo da perdere: se il ‘deserto’ avanza dobbiamo fermarlo piantando nuovi ‘alberi’, ridando direzione di marcia e fiducia ai nostri imprenditori e ai nostri cittadini. Costruendo il futuro dell’industria costruiremo il benessere dell’Italia”, ha concluso Tajani.

La Commissione europea ha deliberato che dal 2035 sarà possibile vendere solo veicoli a zero emissioni. La decisione, per precisione, è stata presa dal Consiglio dell’Unione Europea, esattamente il 28 marzo 2023, su indicazione del Parlamento Europeo. In realtà, non c’è alcuna disposizione che imponga l’uso esclusivo di veicoli elettrici. Sicuramente i veicoli elettrici a batteria (BEV, Battery Electric Vehicle) sono a zero emissioni durante la marcia, ma lo sono anche, ad esempio, i veicoli a idrogeno. In realtà, persino i motori a combustione interna possono essere a zero emissioni nette di CO₂, purché utilizzino combustibili sintetici (e-fuel), su cui punta molto la Germania. Al contrario, i biocarburanti non possono essere considerati a zero emissioni, almeno secondo la Commissione Europea, come invece auspicava l’Italia per sostenere l’industria nazionale del settore.

L’obiettivo Ue riguardo all’immissione sul mercato entro il 2035 esclusivamente di auto a zero emissioni non è in discussione “non è un problema per noi: la fine dei giochi è chiara”; semmai, c’è da rivedere il ritmo e le modalità del percorso verso questo obiettivo, in particolare nei prossimi tre anni. Lo ha affermato Jean-Philippe Imparato, Chief Operating Officer per l’Europa del gruppo Stellantis. “Il 2035 – ha sottolineato – non è un problema per me oggi. La questione per noi non è il 2035, ma sono i prossimi tre o cinque anni”. Il dirigente di Stellantis ha riferito di aver elaborato un piano che presenterà “al livello del Comitato esecutivo globale” del gruppo “in termini di aggiornamento dei piani per l’Europa sui modelli e sui motori (“product plan and powertrain plan”) nei prossimi tre anni”.

Stellantis, ha annunciato, metterà sul mercato diversi modelli (la C3, la C3 Aircross, la Opel Frontera, la Fiat Grande Panda) di auto elettriche più piccole, del segmento B “nei prossimi tre mesi”, con costi “inferiori ai 20.000 euro”, e quindi “l’offerta ci sarà” per i molti consumatori che finora non hanno potuto acquistare veicoli a batteria perché non se lo potevano permettere. Imparato ha anche illustrato le ragioni della scelta di Stellantis di aderire all’accordo (“pooling”) con Tesla, insieme ad altri costruttori del settore automotive, per compensare le mancate riduzioni delle emissioni richieste per il 2025 dalle norme Ue e non pagare le sanzioni previste per le aziende che non rispetteranno quegli obiettivi. Per essere in regola quest’anno con la riduzione del 20% delle emissioni rispetto al 2021, che si applica a tutto il parco auto nuove di ogni azienda, si può aumentare la produzione dei veicoli elettrici oppure ridurre quella delle auto a combustione interna, ha spiegato Imparato; ma, ha affermato, “questo è qualcosa che non sostengo. Non voglio farlo. Questa è l’ultima decisione che prenderò. Anche se è nel catalogo delle decisioni che possiamo prendere. Ma è qualcosa che non voglio fare perché sarebbe un dramma per l’industria, per la nostra gente, per le nostre fabbriche”.

Infine, il responsabile per l’Europa di Stellantis ha osservato che, visto che stanno ormai scomparendo gli incentivi con fondi pubblici nazionali all’acquisto di auto elettriche (laddove c’erano, come in Germania e in Francia), il “messaggio inviato” alle autorità nazionali ed europee è che almeno provvedano a completare la diffusione adeguata e capillare delle infrastrutture necessarie per le ricariche elettriche, con una “accelerazione in termini di regolamentazione” .Anche perché, ha concluso, insieme ai prezzi dei veicoli a batteria, e ben più della questione della loro autonomia, uno dei fattori più importanti che hanno impedito finora il decollo della domanda di auto elettriche da parte dei consumatori è quello dell’insufficienza e inadeguatezza delle colonnine di ricarica.



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