“Coi migranti facciamo soldi”. L’inchiesta che travolge i dem

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«Facciamo soldi, facciamo, facciamo più soldi». A pagina 211 dell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip Giovanni Rossi del Tribunale di Salerno, Raffaele Nappi (la mente del sodalizio criminale) in un’intercettazione catturata dagli inquirenti il 22 gennaio 2022 sintetizza con mirabile chiarezza lo scopo «nobile» dell’organizzazione criminale, smantellata dalla Direzione distrettuale antimafia, che aveva creato un business di milioni di euro infilandosi nelle maglie larghe del sistema di regolarizzazione degli immigrati attraverso i permessi di lavoro. Un’inchiesta che provoca un terremoto politico nel Pd. Tra i nomi dei 36 arrestati c’è anche Nicola Salvati, tesoriere del Pd in Campania fino alle 19 di lunedì. Solo in quel momento, il commissario del partito Antonio Misiani ne ha disposto la sospensione. L’inchiesta crea imbarazzo ai piani alti del Nazareno per un motivo semplice. Stavolta, Schlein non può scaricare le colpe alla classe dirigente campana. Nell’aprile del 2023, quando la segretaria Pd decide di fare pulizia nel partito in Campania spedisce il suo fido Misiani. Attenzione, c’è un passaggio importante: Misiani e Schlein azzerano tutti gli incarichi di vertice nel partito. Tutti a casa, tranne uno: quello del tesoriere, poltrona che viene riaffidata a Nicola Salvati. Evidentemente sia Misiani che Schlein si fidavano del commercialista finito nell’inchiesta sul business dell’immigrazione illegale. D’altronde anche Francesco Boccia (capogruppo Pd al Senato) nel 2022 da commissario Pd in Campania conferma Salvati come tesoriere. Nelle 310 pagine dell’ordinanza emerge uno scenario inquietante. Un giro di mazzette, con tagli da 1000 a 5000 euro per pagare tutti i componenti dell’organizzazione criminale. Il ruolo del commercialista Pd era finalizzato alla correzione della falsa documentazione per ottenere il via libera al permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Al posto di Salvati, ieri Schlein ha spedito il tesoriere nazionale Michele Fina che ora dovrà verificare se il partito sia stato o no lambito dagli strascichi dell’inchiesta. Il Pd non si scusa ma butta la palla nel campo del centrodestra: «Oltre ad averlo rimosso dall’incarico di tesoriere dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall’anagrafe degli iscritti del Pd. È giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto, dichiarandosi per altro disinteressata alle opinioni del proprio partito e anche della sua presidente del Consiglio, mentre l’intera maggioranza di governo, giustizialista a giorni alterni, è pronta a rinnovarle la fiducia. Prego di notare le differenze», – dice Michele Fina. La prima bordata però arriva dagli alleati grillini: «Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza» avverte il capogruppo alla Camera del M5s Riccardo Ricciardi ospite di Ping Pong su Rai Radio. La deputata Fdi Alessia Ambrosi su X si affida all’ironia: «Ecco perché per il Pd gli immigrati sono risorse». Non c’è solo il caso del tesoriere arrestato nell’inchiesta sul business dell’immigrazione illegale. Nel Pd spuntano altri due «macchie» che agitano il sonno di Schlein. Ieri è iniziato il processo con rito abbreviato nei confronti del presidente Pd della provincia Franco Alfieri, agli arresti dal mese di ottobre. Alfieri non si è dimesso dall’incarico di presidente della Provincia e tiene l’ente paralizzato. La Schlein tace. Ma anche in questo caso le accuse sono pesantissime: corruzione, tangenti e appalti pilotati. E infine è di due giorni fa la notizia dell’arresto dell’ex sindaco Pd di Giugliano (Napoli) Antonio Poziello nell’ambito di un’inchiesta per voto di scambio con la camorra. Tre vicende imbarazzanti per i dem campani.

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«Questa vicenda conferma una volta di più che il cambiamento della politica migratoria rappresenta una decisione giusta e necessaria da parte del governo di centrodestra. Sul Pd campano grava anche la sconcertante vicenda del presidente della Provincia, Alfieri…», incalza Maurizio Gasparri. Ma dal Pd in pochi hanno voglia di parlare.



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