dove vederla e cosa diranno i ministri

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La diretta dell’informativa sarà disponibile sulla tv satellitare e sul sito web e youtube di Camera e Senato. E in diretta Rai. L’intervento dei due ministri è previsto a partire dalle 12.15 alla Camera, poi alle 15,30 al Senato



Come nel gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza. Saranno infatti i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi a riferire in Parlamento sul caso Almasri, il capo della Polizia giudiziaria tripolina arrestato a Torino sul mandato della Corte penale internazionale e rispedito in Libia su un volo di Stato.

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Ad accelerare l’informativa l’attacco delle opposizioni che hanno chiesto a gran voce che in Aula venisse la premier Giorgia Meloni a spiegare perché il capo del carcere degli orrori di Mitiga sia stato liberato e rimandato in Libia nonostante un mandato di cattura per crimini contro l’umanità.

Caso Almasri, oggi l’informativa dei ministri

La presidente del Consiglio tiene il punto e non cede agli affondi delle minoranze: in Aula non verrà, ci penseranno Nordio e Piantedosi a fare chiarezza. Il «governo non scappa, i ministri daranno risposte adeguate», assicura il ministro Luca Ciriani, mentre il centrosinistra punta il dito contro la «mancanza di coraggio» della premier ma incassa lo sprint a cui, di fatto, ha costretto il governo. Eppure attorno all’informativa a due voci – con pochi precedenti, a memoria una relazione a quattro mani sulla vicenda marò del governo Monti – nasce un caso che ben presto si trasforma in un piccolo giallo. In riunione dei capigruppo a Montecitorio salta infatti la diretta televisiva sull’informativa: manca l’unanimità richiesta dalle rigide regole parlamentari.

Tanto basta a far saltare i nervi alle opposizioni: «Meloni continua a fuggire e hanno negato anche la diretta tv, è scandaloso», tuonano in coro Pd, M5S, Avs e Iv. Ciriani corre ai ripari e assicura che non è stato il governo a chiedere che sulle Aule – dove domani interverranno i big, da Elly Schlein a Giuseppe Conte, passando per Matteo Renzi – non si accendessero i riflettori. «Del caso si parla da settimane, non è certo una diretta tv a spaventare…», mette in chiaro il ministro in quota Fdi. La “manina” che avrebbe fatto saltare il banco sarebbe stata quella dell’azzurro Paolo Barelli, che a domanda del presidente Lorenzo Fontana – «c’è unanimità?» – avrebbe agitato l’indice in segno di no. In transatlantico però tanti sostengono che il niet sia arrivato anche dalla Lega. Interpellato dal Messaggero, il capogruppo Riccardo Molinari replica netto: «Il no? Non era il mio o di Barelli ma del centrodestra. Fi, Lupi, Bignami… Non è che uno ha detto no, lo ha detto la maggioranza». Fatto sta, che due ore più avanti c’è un cambio di copione nella riunione al Senato chiamata a decidere il timing dei lavori. Arriva infatti il disco verde alla diretta tv, tanto che le opposizioni alla Camera scrivono a Fontana chiedendo parità di trattamento. E la ottengono. «L’ennesimo pasticcio sul nulla, davvero evitabile», osservano fonti di governo indispettite dall’accaduto.

L’INFORMATIVA

Intanto cresce l’attesa per l’informativa sulla vicenda che ha portato ad indagare Meloni e mezzo governo per peculato e favoreggiamento. Sono stati gli «errori» nel mandato di arresto della Cpi a causare il cortocircuito giudiziario del caso. E l’espulsione del libico, una volta scarcerato, era inevitabile per la sua pericolosità, ed è stata gestita secondo «l’interesse nazionale». Questi i punti su cui batteranno Nordio e Piantedosi, rimarcando una serie di «inghippi» della Corte, comprovati da una «sgrammaticatura giuridica» che emergerebbe anche dalle carte che il governo ha raccolto. «Perché la Cpi non chiese alla Germania di fermare Almasri?», è la domanda che dall’esecutivo rivolgono all’Aia, alla luce degli spostamenti del torturatore libico, che è stato «in almeno tre Paesi europei» prima di essere arrestato a Torino lo scorso 19 gennaio. Meloni ha già annunciato che il governo – oltre a fornire alla Corte penale internazionale tutti i chiarimenti del caso – ne chiederà a sua volta. Perché la Cpi ha tenuto un atteggiamento «singolare», secondo il vicepremier Antonio Tajani. Notificando inoltre – stando al governo – un testo «confuso» o perlomeno «non inattaccabile». Stesse ombre che si allungano sulle famose note di diffusione della Cpi, con l’upgrade da blu a rosso che ha fatto scattare il mandato di arresto per Almasri. «Effetto Chiquita», lo bolla l’azzurro Maurizio Gasparri, osservando che sì questa informativa serve a tutti, da un estremo all’altro dell’emiciclo.

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