Anatomia di un’ingiustizia il dibattito sulla Riforma della Giustizia

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“Anatomia di un’ingiustizia”: questo il titolo del libro che è stato presentato ieri, presso la sede romana del Partito Radicale, dall’autore Luca Maurelli e dal protagonista di questa storia, Mario Landolfi. Un libro che ricostruisce il lungo e controverso iter giudiziario dell’ex ministro delle Comunicazioni Landolfi, condannato a due anni per corruzione dopo un processo durato 16 anni. Landolfi, pur assolto dalle accuse di collusione mafiosa e favoreggiamento, subisce una condanna per la presunta corruzione di un consigliere comunale di Mondragone. Il caso viene definito “surreale”, segnato da accuse deboli, pentiti inaffidabili e un clima di scontro tra politica e magistratura. La vicenda di Landolfi, esponente della destra campana con una carriera culminata nel ruolo di ministro durante il berlusconismo, viene presentata come un esempio di giustizia lenta e distorta, capace di stroncare carriere politiche. Un volume che sì racconta una storia, ma che richiama a una riflessione sul sistema italiano della giustizia. “Politica e Magistratura sono due ambiti caratterizzati da forme e dinamiche asimmetriche. Tuttavia, è necessaria una riflessione per ricollocare correttamente quei tasselli che si sono spostati” a dirlo è l’ex leader dell’Udc Marco Follini, presente all’incontro insieme all’onorevole Amedeo Laboccetta. “La magistratura – continua Follini – ha meriti e doveri fondamentali, ma non può farsi interprete della storia politica di un Paese. È necessario ripensare il confine tra politica e giustizia”. Perché il conflitto tra le due parti “alimenta un clima di scetticismo e malumore che va oltre ciò che emerge nei tribunali, generando una sfiducia che finisce per indebolire il sistema Paese e getta ombre sulla democrazia. Fiducia – conclude – che è condizione essenziale affinché i cittadini si riconoscano nello Stato”. Dunque, è il momento di parlare di una riforma? A questa domanda risponde Laboccetta, che prendendo “spunto” dal libro di Maurelli, parla di intraprendere una “strada di coraggio”. Perché questo rappresenta uno sprone: “Riformare la magistratura è una priorità assoluta, sia perché risponde alle aspettative delle tante toghe che aspirano solo a servire lo Stato sia perché asseconda l’esigenza degli italiani di poter contare su una giustizia giusta, rapida ed efficace”.


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