“2,5 milioni di lavoratori in meno entro il 2035”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Gli ultimi studi condotti da Istat, Banca d’Italia, Ragioneria generale dello Stato e Cnel delineano un quadro allarmante per il futuro del mercato del lavoro italiano: nei prossimi dieci anni, il numero di occupati potrebbe ridursi di circa 2,5 milioni di unità, scendendo sotto i 21,5 milioni rispetto ai 24 milioni attuali. Alla base di questa tendenza ci sono la denatalità, l’emigrazione giovanile e un crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Giovani in fuga, Istat, Banca d’Italia, Cnel avvertono: “In Italia 2,5 milioni di lavoratori in meno entro il 2035”

Secondo gli ultimi dati Istat, negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso oltre 2,1 milioni di lavoratori nella fascia 15-34 anni, passati da 7,6 milioni nel 2004 a 5,4 milioni nel 2024. Anche la fascia intermedia (35-49 anni) ha subito un calo di un milione di unità, scendendo da 9,8 milioni a 8,8 milioni nello stesso periodo.

Il dato più significativo riguarda l’aumento degli occupati over 50: in vent’anni sono praticamente raddoppiati, passando da 4,5 milioni a 9 milioni. Secondo il Cnel, questa trasformazione sta rendendo il mercato del lavoro italiano meno dinamico e meno incline all’innovazione, in un momento storico in cui la rivoluzione digitale e la transizione ecologica richiedono nuove competenze e maggiore flessibilità.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Italia fanalino di coda in Europa per l’occupazione giovanile

Uno studio condotto da Eurostat e analizzato dal Cnel evidenzia come l’Italia sia il paese europeo dove il declino dell’occupazione giovanile è più marcato. La fascia 25-34 anni conta oggi poco più di 4 milioni di occupati, un milione in meno rispetto alla fascia 55-64 anni.

A titolo di confronto, in Francia la fascia 25-34 anni è più numerosa del 20% rispetto a quella 55-64, mentre in Germania il gap è del 10%. La Spagna, invece, mantiene un equilibrio tra le due fasce. Questo sbilanciamento, secondo gli esperti del Cnel, sta compromettendo la capacità dell’Italia di restare competitiva a livello internazionale.

Denatalità e fuga dei talenti: il doppio colpo all’economia

Il rapporto della Banca d’Italia sottolinea come il calo delle nascite sia un fattore determinante: nel 2004 sono nati 562.599 bambini, nel 2023 il numero è sceso a 379.890. Questo fenomeno si riflette già nel sistema scolastico, con un calo di circa 100.000 studenti all’anno. Secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato, nei prossimi 15-20 anni circa 10.000 edifici scolastici rischiano di restare inutilizzati.

Oltre alla crisi demografica, il mercato del lavoro italiano è penalizzato dalla fuga dei cervelli. Secondo un’analisi della Fondazione Nord Est, tra il 2011 e il 2023 circa 550.000 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato l’Italia per trasferirsi all’estero. Al netto dei rientri, la perdita netta è di 377.000 persone, per lo più laureati. La stessa ricerca stima che il valore economico del capitale umano perso ammonti a 134 miliardi di euro.

L’Italia, inoltre, risulta poco attrattiva per i giovani lavoratori stranieri: per ogni giovane italiano che parte, ne arrivano otto in meno rispetto a paesi come la Germania o la Francia. Secondo uno studio dell’OCSE, solo il 6% degli expat europei sceglie l’Italia come destinazione, contro il 34% della Svizzera e il 32% della Spagna.

Mismatch e difficoltà di reperimento del personale qualificato

Un’altra criticità evidenziata dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere è il crescente disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Oggi, quasi un’assunzione su due risulta problematica a causa della mancanza di candidati con le competenze richieste.

Secondo Adapt, il mercato del lavoro italiano fatica a tenere il passo con le nuove esigenze del settore digitale e della transizione green. Molte aziende sono costrette a rinunciare a investimenti e innovazioni per la difficoltà di trovare personale qualificato.

Le prospettive: una perdita strutturale di lavoratori

Secondo le previsioni elaborate da Istat e Banca d’Italia, se non verranno messe in atto politiche efficaci, la platea degli occupati in Italia rischia di ridursi drasticamente nei prossimi dieci anni. La stima più conservativa prevede una contrazione di 2,5 milioni di lavoratori entro il 2035, con un impatto significativo sulla crescita economica e sul sistema pensionistico.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Per invertire questa tendenza, gli esperti indicano tre aree prioritarie di intervento:Politiche per la natalità – Incentivi fiscali, sostegno alle famiglie e servizi per l’infanzia.Investimenti in formazione – Rafforzare il collegamento tra scuola, università e mondo del lavoro.Attrazione di talenti – Politiche di immigrazione per colmare il gap di competenze.

Il tempo per agire si sta riducendo. Le evidenze fornite dagli studi di Istat, Banca d’Italia e Cnel non lasciano dubbi: senza interventi concreti, il mercato del lavoro italiano rischia di entrare in una fase di declino irreversibile.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link