L’accusa nei confronti del 35enne è di rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio, calunnia e diffamazione, in concorso «con ignoti». Già coinvolto in un caso di spionaggio, in passato aveva lavorato come investigatore privato
Messo sotto inchiesta dalla Procura di Torino, per una presunta banda di spionaggio illegale, avrebbe spedito – «attraverso quattro account» – «quattro mail ad autorità giudiziarie», politici e giornalisti, «in cui venivano incolpati, sapendoli innocenti e offendendo le loro reputazioni», il pubblico ministero Gianfranco Colace (che coordinava l’inchiesta), l’allora Procuratore generale Francesco Saluzzo (ora in pensione), il tenente colonnello Luigi Isacchini, responsabile della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri e un luogotenente dello stesso reparto: le accuse dell’anonimo, a magistrati e investigatori, erano di «aver compiuto numerosi reati nella direzione e nella esecuzione delle indagini», mosse «allegando alle mail stralci di atti di indagini preliminari (informative di pg, verbali di interrogatorio e di sommarie informazioni) coperti da segreto investigativo».
È la ricostruzione che fanno i pubblici ministeri di Milano Giovanni Polizzi e Cristian Barilli nell’avviso di fine indagini che avrebbe identificato il mittente di quegli anonimi: si tratta di un torinese, Giovanni C., 35 anni ieri, che, in passato, aveva collaborato con un’agenzia di investigazioni private, e tutt’ora indagato nell’inchiesta sul presunto spionaggio illegale di cui è in corso l’udienza preliminare.
Visto il coinvolgimento delle toghe torinesi (come parti lese), la vicenda è finita ai colleghi di Milano. L’uomo – difeso dagli avvocati Mauro Anetrini e Mariangela Melliti – è ora accusato di rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio, calunnia e diffamazione, in concorso «con ignoti». Complici sui quali, a proposito del secondo capo d’imputazione – una violazione di segreto nell’ambito di un’inchiesta sulla Società cooperativa Rear –, c’è una precisa idea: ovvero, si tratta di persone che «rivestono la funzione di pubblico ufficiale, o incaricate di pubblico servizio». Nel caso specifico della seconda contestazione, l’uomo avrebbe spedito un’annotazione di polizia giudiziaria ai dirigenti della cooperativa: atti di un’inchiesta co0rdinata sempre dal pm Colace.
L’avviso di chiusura delle indagini dei pm milanesi è un primo punto di una vicenda complessa e complicata che, da tempo, era oggetto di chiacchiere nei corridoi del palazzo di giustizia di Torino. Del resto, come scrivono i magistrati, l’attività di presunto dossieraggio si sarebbe protratta per quasi un anno, dal 5 novembre 2022 al 26 ottobre 2023. Altro particolare inquietante, riferito da chi aveva ricevuto quelle mail: se potevano sembrare palesemente false o contraffatte le lettere (e le conclusioni) di accompagnamento, informative e annotazioni allegate erano del tutto autentiche, tra carte già depositate, e quindi a disposizione degli avvocati, e altre ancora coperte da segreto investigativo.
Documenti autentici, il che non significa automaticamente fosse veritiero (cioè accertato) il loro contenuto. Ulteriore intreccio: il luogotenente, parte lesa nel procedimento milanese, è a processo per una vicenda su un presunto giro di favori e appalti nella sanità che ha, tra gli atti, una delle informative (della guardia di finanza) spedite dall’anonimo. Secondo la lettura difensiva, l’uomo non avrebbe la proprietà del device dal quale erano partite le mail diffamatorie e neppure le capacità e il piglio per pianificare un simile dossieraggio.
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