Roma, i conti del Campidoglio sotto chiave: sos pignoramenti


Prosegue la nostra inchiesta sulle finanze del Campidoglio. Dopo la prima puntata, stavolta ci occupiamo dei nuovi rilievi della Corte dei Conti del Lazio ha mosso all’Amministrazione del sindaco dem, Roberto Gualtieri.

Incarichi esterni affidati senza criteri chiari, pignoramenti milionari e debiti fuori bilancio in crescita disegnano il quadro di una gestione finanziaria precaria. Mentre le casse comunali si svuotano, il rischio è un sistema fuori controllo, incapace di garantire servizi essenziali. Chi paga davvero il prezzo di questa cattiva amministrazione? La nostra indagine giornalistica proverà a spiegare che cosa non funziona e perché la Capitale rischia di sprofondare in un’emergenza economica senza precedenti.

Uso irregolare degli incarichi esterni: un «sistema opaco e fuori controllo»

La Corte dei Conti ha sollevato gravi criticità sulla gestione degli incarichi di collaborazione esterna da parte del Comune di Roma. Il ricorso a professionisti esterni, disciplinato dall’articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 165/2001, dovrebbe essere un’eccezione, limitata a casi di alta specializzazione e solo quando l’amministrazione non dispone di risorse interne adeguate. Tuttavia, il Comune ha spesso abusato di questa possibilità, omettendo di dimostrare l’indisponibilità di personale interno e non garantendo la trasparenza nelle procedure di selezione.  

A pesare è anche la mancata pubblicazione e trasmissione degli atti di spesa relativi agli incarichi superiori a 5.000 euro, elemento che la Corte ha evidenziato come una violazione della normativa vigente. La situazione è aggravata dall’assenza di un effettivo controllo preventivo e successivo sulla congruità degli affidamenti, creando il rischio di un utilizzo arbitrario delle risorse pubbliche.

Il Comune, in risposta alle contestazioni, ha dichiarato di aver introdotto un nuovo capitolo nel Documento Unico di Programmazione (DUP) 2025-2027 per garantire una maggiore regolamentazione del sistema, ma la Corte rimane scettica, sottolineando che il documento non è stato reso disponibile e che le misure annunciate dovranno essere verificate nei prossimi cicli di controllo.

Equilibri di bilancio non asseverati: un pericoloso vuoto di garanzie 

Un’altra anomalia rilevata dalla Corte riguarda la mancata asseverazione degli equilibri di bilancio per gli anni 2022 e 2023 da parte dell’Organo di Revisione Economico-Finanziaria (OREF). Questa certificazione è un passaggio essenziale per garantire la sostenibilità finanziaria dell’ente nel lungo periodo e il suo mancato rilascio solleva forti dubbi sulla solidità dei conti capitolini.  

Dalla documentazione analizzata, emerge che l’OREF, pur avendo espresso pareri generici sulla programmazione del fabbisogno di personale e sulla riduzione complessiva della spesa, non ha fornito un’asseverazione formale dell’equilibrio finanziario pluriennale, come richiesto dalla normativa. Tale omissione rappresenta un campanello d’allarme, poiché senza questa certificazione non è possibile determinare con certezza se il Comune sia in grado di far fronte agli impegni finanziari futuri senza generare ulteriori squilibri di bilancio.  

Pignoramenti e liquidità: le criticità finanziarie

La gestione della liquidità del Comune di Roma continua a presentare pesanti criticità. In particolare, l’amministrazione capitolina non è riuscita a ridurre significativamente il numero dei pignoramenti subiti né l’ammontare complessivo delle somme bloccate.  

Sebbene la Corte riconosca un calo numerico delle azioni esecutive, il loro valore complessivo resta preoccupante, incidendo negativamente sulla gestione delle risorse disponibili. Questo dato indica che, nonostante una minore frequenza delle esecuzioni forzate, gli importi pignorati rimangono elevati, limitando la capacità del Comune di sostenere le proprie spese correnti e di pianificare investimenti strutturali.  

Le cause di questa situazione risiedono, secondo la magistratura contabile, nella mancata razionalizzazione del processo di gestione dei titoli esecutivi. La Corte ha ribadito la necessità di individuare i settori amministrativi più colpiti dal fenomeno e di assegnare responsabilità chiare per la gestione delle controversie legali. Inoltre, ha suggerito una maggiore attenzione nella verifica e nella contestazione delle pretese creditorie, per evitare pagamenti indebiti o gonfiati.

Le anomalie nei pignoramenti postali e il silenzio di Poste Italiane

Un elemento particolarmente critico riguarda i pignoramenti eseguiti su conti correnti postali del Comune. La normativa vigente, stabilita dall’articolo 159 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), prevede che le procedure esecutive nei confronti degli enti locali possano essere effettuate solo presso il tesoriere ufficiale dell’ente e non presso soggetti terzi. Tuttavia, il Comune di Roma ha denunciato di aver subito esecuzioni forzate su conti postali, in aperta violazione della legge. 

Di fronte a questa anomalia, l’amministrazione capitolina ha inviato formali diffide a Poste Italiane affinché cessasse l’esecuzione dei pignoramenti irregolari e ripristinasse la legittima disponibilità delle somme indebitamente bloccate. Tuttavia, secondo la Corte, Poste Italiane non ha fornito alcuna risposta alle richieste del Comune, lasciando inalterata una situazione che erode ulteriormente la liquidità dell’ente.  

La magistratura contabile ha esortato l’amministrazione ad adottare misure più incisive per far valere i propri diritti, suggerendo di avviare azioni giudiziarie immediate contro Poste Italiane per la tutela delle risorse pubbliche. La mancata risoluzione di questo problema potrebbe infatti consolidare una prassi illegittima, con il rischio di aggravare ulteriormente la fragilità finanziaria del Comune.  

Debiti fuori bilancio: una voragine da 68 milioni per Roma Capitale 

Roma Capitale continua a fare i conti con un problema strutturale nella gestione delle proprie finanze: il ricorso massiccio ai debiti fuori bilancio. Nel 2024, l’amministrazione riconoscerà ben 166 provvedimenti per un valore complessivo superiore ai 68 milioni di euro, evidenziando una pianificazione finanziaria inefficace e un sistema di spesa che non riesce a prevenire la formazione di passività extra-contabili.  

La Corte dei Conti, nel suo ultimo rapporto di controllo, sottolinea come il Comune dovrebbe limitare drasticamente il ricorso a questa pratica, che rappresenta un segnale di scarsa programmazione. I debiti fuori bilancio, infatti, dovrebbero essere un’eccezione riservata a situazioni impreviste e urgenti, mentre nel caso di Roma Capitale sembrano essere diventati la norma per gestire carenze e ritardi nella pianificazione della spesa.

Dall’analisi della documentazione emerge che, dei 166 provvedimenti previsti, 29 sono già stati approvati, per un valore complessivo di circa 29,2 milioni di euro, mentre altri 107 sono in attesa di approvazione e valgono oltre 28,7 milioni. Altri 30 debiti, infine, sono ancora in fase di predisposizione e ammonterebbero a più di 10 milioni di euro. A questa lista vanno aggiunti ulteriori 22 provvedimenti relativi a espropri per opere pubbliche, per un totale di oltre 52 milioni, anche se parte di questa somma ricade sulla gestione commissariale.

Le conseguenze sulla gestione finanziaria

L’abuso dei debiti fuori bilancio crea un circolo vizioso pericoloso: il Comune, non avendo stanziato risorse adeguate in fase di programmazione, si trova costretto a riconoscere a posteriori spese già sostenute, sottraendo fondi ad altre necessità. La Corte dei Conti ha ribadito la necessità di una maggiore disciplina nella gestione della spesa, invitando l’amministrazione a ridurre drasticamente questa pratica e a rafforzare i meccanismi di controllo.  

In particolare, la magistratura contabile ha sollecitato il Comune a intervenire sugli ambiti di spesa che più frequentemente generano passività extra-bilancio, come le espropriazioni per opere pubbliche, il contenzioso legale e gli appalti per servizi essenziali.  

Non è la prima volta che la Corte dei Conti richiama Roma Capitale su questo tema. Già nelle precedenti relazioni, la magistratura aveva evidenziato che il Comune deve adottare una programmazione finanziaria più rigorosa, per evitare che il debito fuori bilancio diventi un meccanismo sistematico di gestione delle spese

L’amministrazione, dal canto suo, ha promesso di migliorare la pianificazione, ma i numeri del 2024 dimostrano che il problema è tutt’altro che risolto. Se il trend non verrà invertito, Roma Capitale rischia di trovarsi in una spirale di indebitamento sempre più difficile da controllare, con ripercussioni sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini e sulla capacità dell’ente di mantenere l’equilibrio finanziario.  

La situazione richiede interventi strutturali e immediati. Il Comune di Roma deve attuare un piano di razionalizzazione della spesa, rafforzando la capacità di previsione e gestione dei fondi disponibili. Il continuo ricorso ai debiti fuori bilancio è il sintomo di una macchina amministrativa che non riesce a programmare con efficienza e rischia di compromettere la stabilità finanziaria della Capitale. La Corte dei Conti continuerà a monitorare la situazione, ma senza un cambio di rotta deciso, Roma rischia di trovarsi di nuovo a fare i conti con emergenze finanziarie difficili da gestire.

2-continua



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